Definizione 13.1
Sia n un numero naturale dispari maggiore o uguale a 3, e sia con p1 ,…, pt primi a due a due distinti e β1 ,…, βt numeri naturali maggiori o uguali a 1.
Se a è un qualunque numero intero, il simbolo di Jacobi è definito da
Proposizione 13.2
Sia n un numero naturale dispari maggiore o uguale a 3.
Allora qualunque siano i numeri interi a e b, .
Dimostrazione
Segue dalla Definizione 13.1 e dalla Proposizione 12.5.
Proposizione 13.3
Sia n un numero naturale dispari maggiore o uguale a 3.
Allora
Dimostrazione
Segue dalla Definizione 13.1 e dalla Proposizione 12.7.
Proposizione 13.4 (Legge di reciprocità quadratica) (senza dimostrazione)
Siano m ed n due numeri naturali dispari maggiori o uguali a 3.
Allora .
Proposizione 13.5 (senza dimostrazione)
Sia n un numero naturale dispari maggiore o uguale a 3.
Allora per ogni a appartenente all’insieme {0 ,…, n-1}, può essere calcolato con complessità O((log n)3) senza fattorizzare n.
Sebbene non sia stata presentata la dimostrazione della Proposizione 13.5, si daranno ora dei cenni sul procedimento di calcolo del simbolo di Jacobi.
Sia il simbolo di Jacobi da calcolare.
Sia r il resto della divisione euclidea di a per n; allora .
Si ragionerà su
Se r è pari, e r=2sb con b dispari, allora
Si ragionerà su , in cui b,n sono entrambi dispari e b<n
Per la Proposizione 13.2,
Si ragionerà su ripetendo tutti i passi fatti su
.
Proseguendo così, si arriva ad un simbolo di Jacobi in cui i termini sono sufficientemente piccoli da permettere un calcolo diretto.
Si calcolerà il simbolo di Jacobi
Il resto della divisione euclidea di 151 per 33 è 19, e quindi
Il resto della divisione euclidea di 33 per 19 è 14, e quindi
e quindi
Esempio 13.6
Il resto della divisione euclidea di 19 per 7 è 5, e quindi
Il resto della divisione euclidea di 7 per 5 è 2, e quindi
Quindi
Osservazione
Sia p un numero primo dispari. Se a è un numero intero tale che a2≡1 (mod p), allora a≡±1 (mod p).
Dimostrazione
L’asserto segue dal fatto che Zp* è ciclico di ordine pari, sicché [-1]p è il suo unico elemento di periodo 2.
Teorema 13.7
Sia p un numero primo dispari. Allora
(1) per ogni numero intero b tale che p non divide b, si ha che bp-1≡1 (mod p).
(2) per ogni numero intero b, si ha che .
(3) sia p-1=2s t con t dispari; per ogni numero intero b tale che p non divide b, si ha che bt ≡1 (mod p) oppure esiste r appartenente a {0 ,…, s-1} tale che ≡ -1 (mod p).
Dimostrazione
(1) Segue dal Teorema di Fermat-Eulero.
(2) Cfr. Proposizione 12.3.
(3) Si supponga che sia , e sia
⇒ 0єX e s∉X (perché .
Sia r=max X
⇒
⇒ (perché [-1]p è l’unico elemento di periodo 2 di Zp*)
⇒
Il Teorema 13.7 fornisce delle condizioni necessarie perché un numero dispari sia primo. Si enuncerà ora un teorema che fornisce una condizione necessaria e sufficiente.
Teorema 13.8 (Teorema di Wilson)
Sia n un numero naturale maggiore o uguale a 2.
Allora n è primo se e solo se (n-1)!+1 ≡0 (mod n).
Dimostrazione
Sia n un numero primo, e si supponga che sia n≥5; allora, l’insieme costituito dalle n-3 classi di congruenza [n-2]n ,[n-3]n ,…,[2]n contiene per ogni classe il suo inverso in Zn*
⇒ [n-2]n∙[n-3]n∙…∙[2]n =[1]n e quindi [(n-1)!]n =[n-1]n cioè (n-1)! ≡(n-1) (mod n)
⇒ (n-1)!+1 ≡0 (mod n).
Viceversa si supponga che (n-1)!+1 ≡0 (mod n)⇒ (n-1)!+1 è un multiplo di n.
Se n non fosse primo, avrebbe un divisore d tale che 1<d<n, e d dividerebbe sia (n-1)!+1 che (n-1)!, una contraddizione.
Si enuncerà ora un teorema che fornisce una condizione sufficiente, legata alla teoria della curve ellittiche, perché un numero dispari sia primo.
Teorema 13.9 (senza dimostrazione)
Sia n un numero naturale positivo dispari.
Si supponga che esistano numeri naturali a,b,m,q,u,v che verifichino le seguenti condizioni:
(1) (4a3+27b2,n)=1
(2) q è un numero primo che divide m e tale che
(3) Posto E={(σ,τ) є Zn2 | τ2=σ3+[a]nσ+[b]n}U{Ω}, dove Ω è un ente non appartenente a Zn2, si ha che P=([u]n,[v]n) è un elemento di E e, utilizzando le formule per il calcolo dei multipli nelle curve ellittiche, si ottiene mP=Ω e ben definito e diverso da Ω.
Allora n è primo.
Teorema 13.10
Sia n un numero naturale maggiore o uguale a 2, e sia a un numero coprimo con n.
Allora n è primo se e solo se in Zn[x] si ha (x+[a]n)n=xn+[a]n .
Dimostrazione
Se n è primo, allora, per il Piccolo Teorema di Fermat, an ≡a (mod n)
⇒ (x+[a]n)n = xn+([a]n)n = xn+[a]n
Viceversa si supponga che (x+[a]n )n=xn+[a]n .
Si tenga presente che
.
Si supponga per assurdo che n non sia primo, e sia q un primo che divide n
⇒ 1<q<n ⇒
⇒ n divide
⇒ n divide .
Sia qk la massima potenza di q che divide n⇒ qk+1 divide n(n-1)…(n-(q-1))
⇒ esiste i tale che 1≤i≤q-1 e q divide n-i: questa contraddizione prova l’asserto.
Teorema 13.10 (Agrawal, Kayal, Saxena, 2003) (senza dimostrazione)
Sia n un numero naturale maggiore o uguale a 3, e sia r un numero naturale coprimo con n tale che il periodo di [n]r in Zr* sia maggiore di (log2 n)2.
Allora n è primo se e solo se valgono le seguenti condizioni:
(1) n non è una “potenza perfetta”
(2) n non ha divisori primi minori o uguali ad r
(3) per ogni intero positivo a tale che , esistono polinomi g(x),h(x) appartenenti a Z[x] tali che (x+a)n-(xn+a)=(xr-1)h(x)+ng(x)
Definizione 13.11
Sia n un numero composto dispari, e sia b un numero intero coprimo con n. Allora
(1) Si dice che n è uno pseudoprimo rispetto (alla base) b se bn-1 ≡1 (mod n).
(2) Si dice che n è uno pseudoprimo di Eulero rispetto (alla base) b se (mod n).
(3) Si dice che n è uno pseudoprimo forte rispetto (alla base) b se, posto n-1=2s t con t dispari, si ha che bt ≡1 (mod n) oppure esiste r appartenente a {0 ,…, s-1} tale che ≡ -1 (mod n).
Si noti che è immediato verificare che sia la condizione di pseudoprimalità di Eulero che la condizione di pseudoprimalità forte implicano la condizione di pseudoprimalità.
Vale la seguente proposizione:
Proposizione 13.12 (senza dimostrazione)
Sia n un numero composto dispari, e sia b un numero intero coprimo con n. Se n è pseudoprimo forte rispetto alla base b, allora n è pseudoprimo di Eulero rispetto alla base b.
1. Espansione di un numero naturale in base b e complessità computazionale delle operazioni elementari
2. Complessità dell'algoritmo delle divisioni successive
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