In base alle caratteristiche dell’essudato, possiamo distinguere le angioflogosi in:
Più spesso, comunque, i quadri morfologici si sovrappongono dando luogo a forme miste (siero-fibrinose, fibrino-emorragiche, catarrali-purulente e così via).
È caratterizzata dalla formazione di un liquido limpido, citrino, in genere abbondante e relativamente povero di cellule e proteine, espressione di una moderata alterazione del microcircolo soprattutto in relazione alla sua permeabilità ai soluti plasmatici. Si osserva per esempio nella formazione di vescicole e bolle in corso di ustioni, congelamenti o irradiazioni, o come raccolta libera nelle cavità naturali, spesso in associazione ad essudazione fibrinosa.
L’infiammazione fibrinosa è caratterizzata dalla presenza nell’essudato di grandi quantità di fibrina. Ciò si osserva quando lo stimolo infiammatorio è tale da determinare un aumento della permeabilità capillare sufficiente a far passare dal plasma verso l’interstizio le grosse molecole di fibrinogeno. Nel tessuto, l’essudato fibrinoso acquista il caratteristico aspetto di “membranelle” bianco-grigiastre, di consistenza solida che al microscopio risultano costituite da un intreccio di filamenti di fibrina.
È tipica dei tessuti dotati di cellule o ghiandole mucipare. L’essudato catarrale è vischioso, filante, di colorito grigio-giallasro, e risulta costituito da muco, siero, leucociti e cellule epiteliali di sfaldamento. Quando il numero di granulociti è particolarmente rilevante da conferire al catarro un aspetto simile al pus, si parla di infiammazione catarrale-purulenta. L’essudato catarrale svolge una funzione difensiva, diluendo e imbrigliando gli agenti flogogeni ed impedendo il loro ulteriore contatto con le mucose. Possiede anche attività antivirale, grazie alla inibizione del contatto tra virus e substrato.
Il Pus è un essudato estremamente ricco in granulociti neutrofili in vario grado di degenerazione grassa (piociti), di prodotti del loro disfacimento e di enzimi. Nei mammiferi, ha in genere colorito giallo più o meno intenso, è cremoso e inodore.
Tali caratteristiche sono poco evidenti nei pesci.
La ricchezza in enzimi consente al pus di scavarsi dei tragitti che sfociano sulla superficie corporea (Fistole) oppure, grazie al disfacimento dei tessuti infiammati, delle nicchie in cui può raccogliersi (Ascesso). Quando il pus si raccoglie in cavità preformate, la lesione si definisce Empiema.
Quando l’insulto infiammatorio è tanto intenso da determinare fortissimo aumento della permeabilità vascolare e/o rottura dei vasi coinvolti nella lesione, si può avere stravaso ematico, che conferisce carattere emorragico all’essudato. Poiché in genere i fenomeni infiammatori che determinano l’essudazione emorragica sono in grado anche di determinare estesi fenomeni regressivi dei tessuti colpiti, la condizione emorragica e quella necrotica spesso coesistono, dando luogo a flogosi necrotico-emorragiche.
Negli invertebrati (crostacei, molluschi), le cellule immunitarie coinvolte nelle flogosi sono i cosiddetti Emociti (Granulociti e Ialinociti); le infiammazioni acute si esprimono essenzialmente con l’infiltrazione dei tessuti in forma diffusa, talvolta in aggregati (nosuli). Il significato funzionale di questi ultimi non è del tutto chiaro. Studi sulla funzionalità emocitaria e sulla suddivisione in più sottopopolazioni sono in corso per chiarire il ruolo di tali cellule e dei loro rapporti funzionali.
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Dianzani M.U., Dianzani I., Dianzani U.: Istituzioni di Patologia Generale-4a edizione. UTET.
Robbins: Le basi patologiche delle malattie-6a edizione. Editore - Piccin Nuova Libreria S.p.A.