La PSF, nel caso comune di un telescopio con primario di diametro D e con ostruzione ɛ (secondario in configurazione cassegrain), si può formalizzare genericamente come:
Ove J1 è la funzione di Bessel di ordine 1, mentre v è una variabile adimensionale che vale:
Ove dal raggio lineare r siamo passati al raggio angolare α (che rappresenta l’angolo dell’oggetto in cielo) e introdotto un angolo adimensionale ω. Se l’ostruzione non c’è si ottiene allora la PSF come:
Il primo minimo di questa funzione si ha per ω1=1.22 da cui:
Al diminuire della lunghezza d’onda e a parità di prestazioni (FOV e ostruzione), la PSF diviene più sensibile alle aberrazioni, che prevalgono sulla distribuzione di luminosità diffrattiva [confronto fra (1) e (3)]. Se si aumenta invece l’ostruzione, la PSF subisce una diminuzione dell’intensità luminosa [confronto fra (1) e (2)].
Già sappiamo cos’è una variazione di fronte d’onda λW, o variazione di cammino ottico OPD. Esiste un criterio qualitativo per stabilire il limite della massima tolleranza accettabile di OPD (criterio di Rayleigh): uno strumento ottico non si discosta molto dalle prestazioni ideali, se la variazione di cammino ottico di un fronte d’onda non supera ¼ della lunghezza d’onda. Nelle condizioni di Rayleigh, in condizioni di pura diffrazione senza aberrazioni e senza ostruzione, l’84% dell’energia cade dentro il primo minimo (disco di Airy). Effetto di diffrazione per una fenditura circolare di diametro 0.5μm a λ=0.6μm (red-light) a varie distanze dal centro del campo, [da 1mm a 10mm] in step di 1mm (Si noti il movimento dell’immagine, ossia la diffusione verso l’esterno della distribuzione di energia via via che ci si allontana dal centro del campo).
Quando le distorsioni del fronte d’onda sono locali (è il caso ad esempio di zone di M1 deformate a causa di gradienti termici/gravitazionali) si preferisce usare il valore R.M.S. (Root Mean Square) della variazione di cammino ottico (o di fronte d’onda):
ove il numeratore sotto radice rappresenta le differenze “locali” tra il fronte d’onda locale e quello ideale (detto il best fit). Un altro criterio per valutare il fronte d’onda si basa sul criterio di Marechal: Definiamo rapporto di Strehl S come il rapporto tra il picco della PSF reale o aberrata e quella al limite di diffrazione:
Il criterio prevede che S non debba essere inferiore all’80% dell’energia totale della PSF, che corrisponde alla condizione:
La distribuzione geometrica dei raggi sul piano immagine prende il nome di spot diagram. Una griglia di raggi uniforme passante per la pupilla d’entrata, si presenta sul piano immagine con diversa forma, dipendente dalle aberrazioni dominanti. Qui sono raffigurati 3 spot diagram relativi ad un telescopio Schmidt-cassegrain di pupilla 50cm, F/#=4 e per λ=550nm, rispettivamente pari ad un FOV di 0°, 0.7° e 1°, in cui fuori asse si notano coma ed astigmatismo. La dimensione RMS dello spot viene confrontata con la dimensione del disco di Airy per verificare che le aberrazioni non dominino sul disco di diffrazione. In pratica la dimensione dello spot nel diagramma fornisce informazioni sulla distribuzione dell’energia, mentre la sua forma indica quali sono le eventuali aberrazioni dominanti sul FOV.
Per quantificare l’energia raccolta sul piano immagine è utile l’Encircled Energy o EE. Essa è la frazione (percentuale) di energia totale contenuta in un cerchio di raggio r0 centrato intorno al chief ray. Ovviamente la max frazione di energia non può superare quella dovuta alla diffrazione
Una caratteristica fondamentale per gli OS è di poter “contrastare” efficientemente gli oggetti. Un oggetto possiamo immaginarlo scomposto in infiniti componenti di Fourier, cioè di chiaro-scuri a frequenza spaziale crescente. Basandosi su quest’approccio, nel 1946 il francese P.M. Duffieux ha introdotto una funzione complessa per descrivere la risposta in frequenze spaziali di un OS: la Optical Transfer function (OTF):
Ove x,y sono coordinate spaziali cui sono associate le frequenze u,v. Dunque la OTF è la trasformata normalizzata della PSF, dipendente dalla scelta del piano immagine. Il modulo della OTF è ciò che si chiama la Modulation Transfer Function (MTF), e rappresenta la degradazione del contrasto al variare delle frequenze. Nel caso unidimensionale si ha dunque:
Allo scopo di verificare la capacità di contrasto di un OS, (esempio semplice: la messa a fuoco degli obiettivi di una camera fotografica), si utilizza come oggetto un disegno detto test chart: in questo modo si riesce a capire qual è il potere risolutivo del sistema in termini di max frequenza spaziale distinguibile in righe o linee per mm [l/mm]. Oltre un certo valore le righe B/N si confonderanno in un’unica tonalità di grigio. In genere il contrasto si ritiene accettabile per valori della MTF > 5%.
Per conoscere il limite max della MTF (dovuto alla sola diffrazione) riprendiamo l’equazione del minimo della PSF già vista:
Il primo minimo di questa funzione si ha ω1=1.22 per da cui:
Sviluppando la MTF per questa PSF, si ottiene una funzione decrescente, il cui massimo si ottiene in corrispondenza della frequenza:
Nota la specifica di prestazione dell’OS (ad es. 80% EE in 2 pixel), si innesca un processo iterativo, partendo dalla scelta della funzione di merito (fra quelle già viste). Si tratta in sintesi di minimizzare la funzione di merito normalizzata, che possiamo quindi schematicamente definire come:
Ove con wi si indica il generico peso, ci è il valore calcolato della MF scelta, confrontato con il valore ai atteso (definito dalle specifiche).
PSF: distribuzione di irraggiamento (intensità luminosa) sul piano immagine che scaturisce da una sorgente;
SD: distribuzione geometrica dei raggi sul piano immagine ;
EE: frazione (percentuale) di energia totale contenuta in un cerchio di raggio r centrato intorno al chief ray;
MTF: degradazione del contrasto al variare delle frequenze (modulo della OTF, espansione infinita di chiaro-scuri dell’immagine nel dominio di Fourier).
Zemax è uno dei SW di ray tracing più comuni. Consiste in un ambiente integrato in cui è possibile modellare un OS sottoforma di lenti o specchi disposti lungo un cammino ottico, per analizzare la qualità dell’immagine proiettata da una sorgente e ottimizzarne quindi le caratteristiche costruttive. Si compone di una tabella in cui ogni riga è un elemento ottico e le cui colonne ne costituiscono i parametri progettuali e costruttivi. Si parte sempre da una sorgente (OBJ) per arrivare all’immagine (IMA), attraverso una sequenza di stop e breaks che si inseriscono nell’OS. E’ poi possibile graficare le varie funzioni di merito analizzate, per valutarne le prestazioni complessive. Consente quindi di eseguire il processo iterativo menzionato. Ci deve sempre essere almeno uno stop nel cammino ottico (pupilla o obiettivo dell’OS).
Partiamo dal caso più semplice: un OS composto da una singola lente. Vogliamo progettare ed ottimizzare una lente singola F/#4 composta dal materiale vetro N-BK7.
Le specifiche di progetto sono le seguenti:
Le principali colonne sono:
Una delle prime cose da fare è impostare la status bar con i dati da visualizzare: (Menu “File”, opzione “Preferences”) => qui si possono impostare anche altre opzioni generali.
La seguente cosa da fare è stabilire quale deve essere l’unità di misura da usare nel seguito (unità di lente). Inoltre il primo parametro da settare è sempre l’apertura dell’OS. Esso definisce la dimensione del beam (fascio) che Zemax traccerà attraverso l’OS, oltre a definire i coseni direttori iniziali dei raggi dalla sorgente (OBJ). L’apertura può essere definita in vari modi:
L’EPD si può facilmente ricavare dalle specifiche di progetto:
Definiamo ora il campo di vista FOV: si sceglie Angle (Deg) che è l’angolo che il chief ray forma con l’asse ottico Z. Date le specifiche, ci creiamo i due FOV minimi ed uno intermedio, in modo da valutare la qualità dell’immagine finale nelle zone d’interesse (dipende dal progetto).
Definiamo ora la banda di lunghezza d’onda di nostro interesse: nel nostro caso la lente è puramente monocromatica (una sola λ) riferentesi ad una sorgente laser di Elio-Neon (He-Ne) a 0.6328_m. In generale lo si può fare manualmente o selezionando un tipo pre-impostato nel programma: (vedi foto).
Ora dobbiamo inserire le superfici del nostro OS e dargli un nome (commento intuitivo).
Possiamo quindi iniziare a definire i parametri della lente, in base alle specifiche di progetto: Il tipo di vetro si può editare direttamente (Zemax lo riconosce) o cercare dal menu Tools. Circa lo spessore, dai vincoli progettuali, possiamo iniziare a sceglierne uno (sarà poi ottimizzato nel corso della procedura). Un valore di 4mm per una lente di apertura di 25mm. Il raggio di curvatura e lo spessore tra il vertice della lente e l’immagine non devono essere predeterminati, poiché saranno variabili dell’ottimizzazione. Per ora lasciamo il raggio dello STOP a infinito e cambiamo il thickness del retro-lente pari alla nostra focale (100mm). Notare come varia il raggio dell’immagine in base ai parametri inseriti.
Una volta definiti dei parametri, vi sono 2 possibili metodi di ottimizzarne i valori:
Tra i diversi metodi di risoluzione disponibili, uno importante è definire l’F/# per mantenere la desiderata lunghezza focale. Per implementare un metodo si clicca con il destro sulla casella di riferimento e si seleziona il tipo di metodo. Si aggiusta il raggio di curvatura automaticamente.
A questo punto siamo pronti per valutare la qualità dell’OS. In Zemax si possono usare diversi metodi: Layout: mostra la sezione in YZ attraverso la lente. Fornisce una visione d’insieme sempre utile dell’OS nei FOV scelti (3 nel nostro caso).
Spot Diagram: indica l’immagine. In assenza di aberrazioni si avrà sempre un oggetto perfetto, per ogni FOV e rispetto al chief ray.
OPD Fan: plot della differenza di cammino ottico come funzione delle coordinate della pupilla. In assenza di aberrazioni si avrà un fronte d’onda perfettamente sferico nella pupilla d’uscita.
Ray Fan: plot delle aberrazioni come funzione delle coordinate della pupilla. Un certo raggio del fronte d’onda ha un punto d’intersezione in un punto a distanza non nulla dal chief ray. Di nuovo, in assenza di aberrazioni qualunque raggio dovrebbe incrociare la pupilla nell’origine.
Dalla valutazione dei 4 plot visti, è ovvio che la lente ha un certo numero di aberrazioni, includenti sferica, coma, distorsione, defocus, curvatura di campo e astigmatismo. Un altro plot utile è in questo senso quello relativo alla curvatura di campo e distorsione (Menu “Analysis”, option “Miscellaneous”) Uno degli errori commessi finora è stata la scelta casuale del fuoco. Sicuramente molte delle aberrazioni sono in parte dovute al fatto che il piano immagine non è ancora al suo best focus!
Il metodo in Zemax per posizionare meglio il piano immagine è noto come quick focus tool. Esso consiste in un tool che permette di aggiustare lo spessore dell’OS prima del piano immagine, in modo da minimizzare le aberrazioni. La posizione di best focus che il tool sceglierà, dipende dal criterio selezionato. Nel nostro caso della lente selezioniamo la dimensione radiale dello spot.
Osserviamo già i miglioramenti in termini di defocus.
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