Régis Debray
Studioso che, come gli altri inseriti nel filone del determinismo tecnologico, si preoccupa di individuare il rapporto tra le tecnologie mediali e l’organizzazione collettiva, Debray affronta quelli che sono i campi di una nuova scienza, da lui battezzata con il nome di mediologia.
La mediologia è, come dice lo stesso autore nell’opera Course de médiologie générale [1991]:
«lo studio delle mediazioni attraverso le quali un’idea diviene forza materiale, mediazioni di cui i nostri media non sono che un prolungamento particolare, [...]».
La mediologia, che ha quindi come oggetto di studio la trasmissione, si pone l’obiettivo di ricollegare due ambiti di realtà solitamente scollegati, ovvero quello delle produzioni culturali e quello delle produzioni tecniche, superando però alcuni ostacoli che ne impedirebbero una adeguata comprensione.
Gli ostacoli da cui la mediologia intende liberarsi sono:
Come abbiamo visto già nel caso di gli altri studiosi deterministi, anche Debray propone una periodizzazione della storia umana, divisa in tre grandi mediasfere, dove con il termine mediasfera intende:
«l’applicazione, all’universo della trasmissione e dei trasporti, della nozione di “ambiente”» [Bifulco, Vitiello, 2004, p. 40].
Tali mediasfere non risultano essere mutuamente esclusive, ma interagiscono tra loro e si sovrappongono, esse sono caratterizzate dall’egemonia di alcune tecniche di trasmissione in diversi epoche.
Le tre mediasfere dunque sono:
È importante sottolineare come a ciascuna mediasfera corrispondano visioni particolari di altri ambiti della vita.
Le ere descritte da Debray, possono essere messe in relazione alla classificazione che Charles Peirce fece del segno, a seconda del tipo di rapporto esistente tra il segno e l’oggetto, in:
Debray a questo punto propone di considerare:
Nella sua opera, Vita e morte dell’immagine. Una storia dello sguardo in Occidente, Debray sottolinea come ciascuna mediasfera abbia prodotto i propri criteri attraverso cui stabilire ciò che è reale e di conseguenza ciò che non lo è, ed è evidente come accanto a tali criteri di legittimazione si possano individuare anche particolari tipologie di organizzazione statale.
In conclusione, dunque, la mediologia si pone come obiettivo di comprendere come i vari tipi di segni riescano ad influenzare la realtà, cercando di individuare le modalità con cui le mediazioni materiali permettono ai segni di manifestarsi e permanere all’interno di un determinato contesto storico e sociale.
A tal proposito parliamo di una sorta di materialismo, insito nella possibilità di studiare la storia delle istituzioni partendo dai mezzi di trasmissione che ne hanno determinato la struttura.
J. Meyrowitz: oltre il senso del luogo
1. L'approccio fenomenologico allo studio della realtà sociale
2. Esteriorizzazione e Oggettivazione
3. Interiorizzazione e Socializzazione
4. Il determinismo tecnologico
5. M. McLuhan e la teoria generale dei media
6. Régis Debray: immaginario e tecnologie
7. J. Meyrowitz: oltre il senso del luogo
8. Il determinismo sociale: Philippe Breton e l'utopia della comunicazione
11. La Morte
L. Bifulco, G. Vitiello, Sociologi della comunicazione. Un'antologia di studi sui media, Napoli, Ipermedium libri, 2004
Antonio Cavicchia Scalamonti - Gianfranco Pecchinenda, Sociologia della Comunicazione. Media e Processi Culturali