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Alberto Baldi » 22.Il cinema del nativo - La formazione e le modalità di diffusione


La formazione e le modalità di diffusione

(a cura di Flaviana Frascogna)

Introduzione

Carelli ed altri membri di Video nas Aldeias hanno rilevato una notevole differenziazione nel modo in cui ogni gruppo incorpora ed interpreta questi processi. Alcune contraddizioni sorgono in relazione alla struttura gerarchica, in particolare della società kayapò.

Vincent Carelli distingue tre gradi gerarchici che dipendono dagli ambiti di competenza in cui il potere è esercitato e espressi dalla seguente terminologia distintiva, leaders, in grado di parlare portoghese, il cui potere si estende al di fuori del villaggio in quanto intermediari nei negoziati con la società brasiliana; capi o bandjuro, decision makers al solo livello interno al villaggio; operatori, un gruppo composto da meccanici, operatori radio e piloti. La provenienza da quest’ultimo gruppo di coloro che realizzavano i filmati causò uno squilibrio nella scala di prestigio che tradizionalmente articolava fra loro le tre posizioni. L’operatore video trovandosi in città, viene ad essere ripetutamente fotografato dalla stampa brasiliana ed internazionale, appare come un individuo che parla a nome dell’intera comunità, un compito questo svolto da leaders e da capi (Carelli V. et al.).

La formazione

Occorre inoltre precisare che il ruolo del produttore di film è un ruolo di potere. Questo diventa chiaro nella domanda “perché solo gli uomini filmano?”. Le donne, per il ruolo subordinato ricoperto, nonostante il tentativo di coinvolgimento da parte dei formatori, non divennero operatrici, in nessuna delle comunità coinvolte nel progetto, anche se parteciparono alle riunioni organizzate per la visione dei video prodotti e indirizzarono i loro messaggi a parenti di altri villaggi di fronte alla videocamera operata da soggetti di sesso maschile (FROTA FEITOSA M. 1996).

D’altra parte, l’accettazione nel corso della documentazione delle insegnanti di sesso femminile in attività di tipo maschile è, secondo la ricercatrice Frota Feitosa da attribuirsi ad una percezione della videocamera quale sorta di interfaccia in grado di conferire al soggetto femminile che le è dietro un carattere androgino.

La formazione

Appare comune tra i vari gruppi il mutamento dell’atteggiamento, con l’aumentare del grado di familiarità con il video, verso alcuni aspetti della loro cultura che esprimono attraverso di esso. Un esempio può essere offerto dai flauti sacri, rito presente nel documentario Il Banchetto degli Spiriti , la cui visione, tassativamente negata alle donne nella vita reale, è concessa sotto forma di proiezione video: gli spiriti che vengono attratti dal suono dei flauti e che rappresentano un pericolo per le donne non saranno presenti in questa forma di “realtà mediata” (FROTA FEITOSA M. 1996).

La formazione

Altre problematiche rispetto la formazione derivano anche dalla difficoltà dei componenti della comunità di accettare il ruolo di videomakers come un’ attività realmente valida all’interno di essa. Spesso a coloro che usano il video vengono poste problematiche relative allo scarso impegno del lavoro nella comunità. Se il regista è occupato a riprendere la semina nei campi non può aiutare a farla. Inoltre le persone che vanno ai laboratori audiovisuali sono costrette ad assentarsi per due settimane. Questo è un problema per coloro che non possono lasciare il posto di lavoro, come anche per le donne che devono occuparsi dei figli e della casa.

Le modalità di diffusione

Le video produzioni sono mostrate prima di tutto all’interno della comunità. La prima forma di pubblico sono gli stessi soggetti che filmano. I nativi si riscoprono anche come “attori” e non solo come attori sociali.

Video nas aldeias

Le modalità di diffusione

Come già ho detto la negoziazione con i nativi non avviene per fini di ricerca ma per valori finali come il recupero e la riproposizione dell’identità etnica. Il materiale audiovisuale sulle tematiche indigene ha avuto una grande diffusione nelle scuole. Ha aiutato a far rispettare internazionalmente il riconoscimento dei diritti ad un’educazione differenziata ed è diventato parte del materiale di insegnamento. Per i bambini indigeni l’accesso a questi materiali è fondamentale per combattere l’invasione culturale.

Le modalità di diffusione

Nonostante ciò la diffusione e la circolazione dei video è uno degli argomenti più delicati, sebbene i video siano fatti per essere visti. Ma visti da chi? E come? Ci sono luoghi, per esempio in Bolivia, dove è stata prodotta una grande quantità di video ma non in vendita. Non c’è una rete di distribuzione né a livello locale, né internazionale. Ci sono dei progetti più di successo come il caso di Chiapas Media Project o Video nas aldeias che però hanno una sede a Chicago o Rio de Janeiro e tutti i video sono per tale motivo tradotti in inglese, o con sottotitoli in inglese. Tali film hanno una pagina web[, si possono comprare con carta di credito e ti arrivano direttamente a casa.

Le modalità di diffusione

Il video può produrre un’entrata economica e non solo una spesa per produrlo. In ogni caso ci sono delle spese per fare le copie dei video, inserire i sottotitoli, per inviarli ai Festival (esistono Festival in cui si paga una quota di iscrizione solo per proporre il video). Alle volte Festival che vorrebbero avere in programmazione video indigeni hanno i formulari da compilare solo in lingua francese, inglese e olandese che gli abitanti delle comunità native spesso non comprendono.

Considerazioni conclusive

La Latin America Video Archive (LAVA) e la Videoteca del Sur che vogliono curare la distribuzione dei video indigeni, non svolgono un lavoro prestando attenzione al loro contesto culturale, non fanno sì che queste opere siano realmente comprese dal loro pubblico. Non partecipano a Festival di cinema sudamericano, o di cinema sui diritti umani. Sono distributori passivi, alle volte chiedendo un prezzo di 200 dollari per un video. Le comunità indigene che realizzano il video vorrebbero che i nativi residenti negli Stati Uniti ed in Canada, i sindacati, le organizzazioni sociali, potessero comprare questi lavori e mostrarli negli eventi che organizzano. Ma se il prezzo è così elevato resta impossibile acquistarli.

Considerazioni conclusive

Si sta così pensando di creare un archivio, in formato digitale, in modo che non occupi molto spazio. Il problema è che la tecnologia per sviluppare questo sistema esiste soltanto in Europa e negli Stati Uniti. Alle volte quando un documentarista vuole una copia di un suo video per mostrarlo alla sua comunità perché ritorna lì per il fine settimana ha molti problemi tecnici. Soprattutto chi vive in luoghi decentralizzati ha anche problemi con la conservazione dei materiali causati dal clima. I luoghi sono molto secchi o troppo umidi e quindi non si sa bene come conservare il materiali, così come la diversità dei formati, per visionare i materiali, è differente da zona a zona e questo crea numerose problematiche logistiche che non incentivano tali produzioni.

Prossima lezione

Visualità e multimedialità

Il momento del terreno: l’uso concertato degli strumenti di ripresa audiovisivi.

L’analisi e l’elaborazione dei dati: verso forme di divulgazione ibride.

I materiali di supporto della lezione

Faeta Francesco, 1995, Strategie dell'occhio. Etnografia, antropologia, media, Franco Angeli, Milano.

Frota Feitosa Monica, 1996, The video technology of cultural resistance, in Renov Michael - Suderburg Erika, Resolutions: contemporary video practices, Minneapolis: University of Minnesota Press.

Gallois Dominique - Carelli Vincent, 1995, Diálogo entre povos indígenas: a experiência de dois encontros mediados pelo vídeo, in Revista de Antropologia, FFLCH/USP, vol. 38, n.1.

Videonasaldeias

Testo della lezione 22

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