INTRODUZIONE
a cura di Angela Verrastro
“È difficile studiare la cultura, perché le sue caratteristiche più significative sono indefinibili, date per scontate e messe in atto nelle pratiche della vita quotidiana.”
La nostra capacità di studiare molti aspetti della cultura è strettamente connessa con le idee teoriche a proposito di che cosa sia importante, così come la capacità tecnologica di catturare ciò che noi preferiremmo esaminare.” (Altheide D.L., L’analisi qualitativa dei media)
“È il rapporto tra ciò che l’indagine cerca di far venire alla luce e ciò che si intende osservare della realtà, che governa il tipo ed il modo di utilizzo degli strumenti di rilevazione, e non sempre quelli più sofisticati possono essere i migliori”. Secondulfo D., Un’immagine vale più di mille parole? Alcune notazioni in margine all’uso sociologico della fotografia in Cipolla C., Faccioli P., 1993:160.
Il taccuino
È da sempre la tecnica annotativa più diffusamente impiegata in appoggio all’osservazione, in particolar modo non partecipante. Consente di registrare, su supporti diversi, cartacei e video-fotografici, sia l’operato del ricercatore, che i contesti e le dinamiche oggetto dell’indagine.
Il registratore
Se oggi la tendenza corrente privilegia, nell’intervista, la telecamera, possono comunque sempre darsi casi nei quali sia preferibile impiegare un registratore audio. Può, infatti, un camcorder essere di eccessivo “ingombro”, può inibire i comportamenti e le reazioni dell’intervistato. Si possono anche dare casi in cui la registrazione visiva di un’intervista non apporti significative, ulteriori informazioni. Soprattutto in epoca digitale va pure detto che tale strumento, di ridotte dimensioni a lunga autonomia, si configura come mezzo particolarmente duttile e di più facile impiego rispetto alla telecamera.
La fotografia
Per comprendere gli ambiti di impiego della fotografia sul campo, conviene passare la parola a Diego Carpitella: “quale minuta descrizione letteraria (forse solo in alcuni scrittori, per es. Tolstoi) di una situazione e di una condizione contadina può supplire alla completezza e alla fedeltà d’informazione di una immagina fotografica? Quale fine illustrazione di una fisionomia, attraverso lo scritto o la parola, può eguagliare l’insieme di segni connotativi di una immagine registrata da un obiettivo fotografico?
La fotografia
Quale narrazione verbale o scritta, di una festa, di un pellegrinaggio, di un funerale, può penetrare nel tessuto dei partecipanti, “scoprendo” i loro atteggiamenti spontanei, distinguendo questi da quelli stereotipi e convenzionali,
La fotografia
sottolineando le modulazioni rituali attraverso il dettaglio di uno sguardo, di un braccio appoggiato al muro, di una mano dinnanzi alla bocca, di un sedersi sotto gli ulivi o i castagni, durante la pausa della vendemmia o l’attesa nel perimetro interno del santuario?”. Carpitella D., Franco Pinna e la fotografia etnografica in Italia in De Martino E., 1996: 150.
La videocamera
Un altro strumento che si può utilizzare sul terreno è la videocamera. Questa viene usata per fare delle video interviste o quando ci sono situazioni in cui il movimento ha una rilevanza antropologicamente significativa. La scelta di porsi sul terreno con un camcorder è dettata dal taglio di lettura che si vuole dare all’oggetto.
Quando l’antropologo è anche operatore
Quando l’antropologo è anche operatore significa che si pone di fronte all’intervistato facendo contemporaneamente domande e riprese video. Questo modo di realizzare l’intervista presenta delle difficoltà, in quanto l’antropologo assume contemporaneamente due ruoli.
L’antropologo attore
Fare l’intervista e contemporaneamente decidere di apparire nel video è una scelta che può essere presa a priori oppure sul campo. Possono darsi casi in cui l’intervistato si senta a disagio e smarrito rimanendo solo davanti all’occhio vitreo della videocamera. L’intervista rischia di assumere toni imbarazzanti di un interrogatorio.
L’antropologo attore
Ecco allora il caso in cui il ricercatore, sempre che vi sia chi riprende in sua vece, conviene che entri in campo, al fianco del proprio intervistato non più costretto a confrontarsi con una macchina ma con un interlocutore in carne ed ossa.
La videoregistrazione per l’auto-osservazione
“Vogliamo precisare che non limitiamo il nostro interesse all’effetto comportamentale della comunicazione sul ricevitore (come generalmente si fa), ma ci occupiamo anche dell’effetto che la reazione del ricevitore ha sul comportamento del trasmettitore poiché riteniamo che i due effetti siano inscindibili” . Watzalwick P., 1971: 16.
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18. Regimi e l'uso delle immagini
19. Il cinema del nativo - Un precedente, la foto di famiglia
20. Il cinema del nativo - L'uso del video da parte del nativo
Altheide L.D., (a cura di Spedicato L.), L'analisi qualitativa dei media, Catanzaro, Rubbettino, 2000.
Bateson G., Verso un'ecologia della mente, Milano, Adelphi, 1976.
Bianco C., Dall'evento al documento, Roma, CISU, 1988.
Cipolla C., Faccioli C., (a cura di), Introduzione alla sociologia visuale, Milano, FrancoAngeli, 1993.
Il momento del terreno: l'uso concertato degli strumenti di ripresa audiovisivi
La videoregistrazione per l'autoosservazione