a cura di Antonietta Zito
INTRODUZIONE
Si analizzano qui di seguito alcune delle distinte modalità attraverso le quali organizzare e diffondere i dati di una ricerca antropologica. In considerazione del fatto che oggigiorno già nella fase di terreno si impiegano strumenti di rilevazione audiovisiva, è possibile dunque che foto e riprese video, assieme ai testi siano implicati nella redazione del prodotto conclusivo.
Differenti sono le possibilità di combinare tra loro documenti di diversa natura e relativi veicoli di comunicazione (volumi, volumi fotografici, documentari, mostre, strumenti interattivi e multimediali).
Si tratta di un elaborato scritto in cui, dopo la fase di terreno, ed il successivo momento di spoglio, lettura e interpretazione dei dati raccolti, il ricercatore tira le somme del proprio lavoro. Articolata in parti e capitolila monografia presenta e descrive al lettore l’oggetto di indagine, unitamente alle modalità attraverso le quali è stato esso scandagliato in rapporto al taglio di lettura, alle ipotesi formulate dall’equipe di ricerca. Congruo spazio deve perciò essere riservato anche alla metodologia impiegata.
Deve poi la monografia dare sufficiente spazio alla verifica delle ipotesi. Seguono quindi le conclusioni, soprattutto quando si attende una ricaduta pratica, applicativa degli esiti dell’indagine, i ricercatori sono tenuti a formulare anche proposte di intervento.
Diverse sono le modalità di redazione di una monografia che, nell’esplicitazione degli assunti della ricerca e delle sue conclusioni, deve utilizzare ed fornire i riferimenti bibliografici specialistici a cui ha pure fatto ricorso durante la ricerca. (segue)
È altresi auspicabile che, generalmente in apposita appendice, si renda conto, in rapporto alla metodologia applicata, delle tecniche di rilevazione euristica utilizzate e del ruolo ad ognuna di esse affidata.
Può anche la monografia basarsi su fotografie o su più complesse sezioni fotografiche, come anche filmati acclusi mediante supporti quali cd o dvd. Va da sé che in tutti questi casi è però sempre il testo scritto ad essere in ogni modo il nesso principe a cui il ricercatore affida la comunicazione dei risultati dell’indagine; il “peso” della parola è ancora preminente.
Accanto alla monografia si può decidere di presentare una ricerca sotto forma di volume fotografico o nella veste di una mostra.
La fotografia fissa nel tempo in modo indelebile ed incorruttibile una scena, un soggetto, un’azione. Un’immagine, una fotografia, è l’espressione di una certa realtà tridimensionale registrata e compressa su una superficie piana bidimensionale.
Se il volume fotografico può, se corredato dagli approfondimenti opportuni, leggere in profondità un corpus di immagini su cui la ricerca si è prevalentemente incentrata, una mostra, invece, può presentare lo stesso materiale usando un tono più leggero, ammiccante e divulgativo. Una mostra offre una lettura più immediata delle immagini ed è in grado di raggiungere un target di maggiore ampiezza che va al di là degli addetti ai lavori.
Un altro modo di presentare i dati di una ricerca è rappresentata dal film etnografico.
È in linea di massima, auspicabile la presenza sul terreno di una cinepresa o di una telecamera quando l’oggetto da indagare, per sua intrinseca natura, è connotato da aspetti in dinamico evolversi.
Situazioni caratterizzate dal movimento, ove il movimento assume una rilevanza antropologicamente significativa, eventi al cui interno determinati soggetti compiono azioni, entrano in relazione con altri, determinano e modificano lo status quo, è conveniente documentare con la cinepresa. La complessità dinamica, ad esempio, di un rito, di una procedura lavorativa articolata, è meglio perciò affidare ad uno strumento di ripresa audiovisiva.
Sin qui abbiamo presentato le due diverse modalità di rappresentazione della conoscenza antropologica, definite da Kirsten Hastrup “written mode” e “visual mode”. Differenti sono le posizioni assunte dai teorici in merito ai pregi e ai difetti dell’uno o dell’altro approccio.
Il cd-rom multimediale è appunto un ipertesto che coniuga il “written mode” e il “visual mode”, superando, dunque, i limiti impliciti nelle singole modalità di divulgazione. Tale strumento ci permette di uscire dalla struttura lineare, che può caratterizzare sia le monografie che i documentari, per consentire ai lettori di attivare propri percorsi nel corpus dei dati.
Testi, fotografie, documentari, registrazioni audio, artefatti grafici, ricostruzioni virtuali o tridimensionali, mappe, diagrammi, usati come fonte primaria di ricerca e costruiti usando differenti tecnologie e metodologie, vengono ora presentati in un comune formato interpretativo che consente svariate letture e interpretazioni dell’oggetto d’analisi. (vedi testo completo nel link laterale)
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