Nella dinamica di formazione delle opinioni pubbliche, Sartori affida un ruolo di grande rilievo a quelle che – in termini sociologici – vengono chiamate agenzie di socializzazione. Esse svolgono la funzione di trasmissione dei saperi e dei valori, di fonte primaria di informazione, di scorciatoia informativa, di attribuzione di significato ed interpretazione degli eventi.
In alcuni casi il processo di trasmissione delle opinioni è così unilineare da determinare vere e proprie identificazioni.
Una seconda modalità di costruzione delle opinioni è quella che viene a determinarsi a seguito della esposizione ai flussi di informazione provenienti dai media (opinioni informate). In tal senso, diventa di fondamentale importanza l’analisi del rapporto fra modalità di gestione dell’informazione pubblica e tipo di regime politico.
Nella definizione empirica di democrazia, l’esistenza di un sistema informativo pluralistico e policentrico è condizione chiave. Vale a dire che ogni qualvolta si rileva un’anomalia nella produzione – diffusione dell’informazione pubblica (es. concentrazione della proprietà dei media, controllo dell’informazione da parte della classe politica, censura etc.) allora è possibile che si riscontri un deficit democratico o siano venute meno le garanzie di libertà politica e civile. Di conseguenza, i regimi a bassa strutturazione pluralistica o totalitari risulteranno caratterizzati da una struttura unicentrica dei media, da un utilizzo propagandistico degli strumenti di socializzazione, dal controllo pervasivo dell’informazione e della sfera privata, dalla eliminazione (anche fisica) dei leader d’opinione.
I leader d’opinione svolgono una funzione molto particolare nei processi di formazione dell’opinione pubblica. Questo spiega il motivo per cui – nei regimi autoritari – essi vengono fatti tacere se non eliminati. Il leader d’opinione costituisce per la gente comune una “autorità cognitiva”, gli viene cioè riconosciuto una spiccata competenza in un ambito specifico e – soprattutto – due caratteristiche peculiari: la capacità di esprimersi ed agire in funzione del bene comune e di principi universalistici e la capacità di interpretare le issues, aggiungendo complessità laddove esse risultino banalizzate dai media o dalla classe politica o – al contrario – semplificando l’argomentazione, laddove le issues risulterebbe di difficile comprensione. La funzione di leader d’opinione è dunque non tanto quella di inter-mediare la relazione fra corpo politico, media e cittadini, quanto quella di orientare i cittadini nel dibattito pubblico contribuendo ad arricchirne la competenza e la qualità dell’informazione recepita.
Per spiegare i processi di formazione dell’opinione pubblica, la letteratura scientifica fa riferimento solitamente a tre modelli, tutti a vario modo incentrati sulla figura del leader d’opinione: Il modello del bubble up, il modello del two step flow ed il cascade model.
Secondo il modello del bubble up, le opinioni si formerebbe dal ribollire del corpo sociale. In esso troverebbero origine gli stimoli iniziali, talvolta proprio dall’azione di leader locali di opinione che organizzano e strutturano il dibattito pubblico intorno ad issues emergenti e molto sentite dalla gente provvedendo a creare un nucleo molto coeso di opinioni. Queste possono essere anche manifestate in forma di protesta.
Secondo il modello Two step flow elaborato da Katz e Lazarsfeld, le informazioni elaborate dai media arrivano ai cittadini attraverso la mediazione degli opinion leaders. Essi, aggiungendo le proprie interpretazioni ai messaggi mediatici, contribuiscono a completare il processo informativo. Il concetto di personal influence fu coniato da katz per inquadrare la variabile interveniente (l’influenza personale della gente nei suoi rapporti con gli altri) nella relazione fra messaggio trasmesso dai media e reazione finale del pubblico che lo riceve. Gli opinion leaders sono risultati, nella ricerca empirica, così influenti da determinare cambiamenti nelle opinioni e nei comportamenti della gente, talvolta più dei media stessi.
Lo sviluppo di questa teoria ha consentito agli studiosi di comprendere meglio il grado di influenza dei media sui comportamenti degli elettori e predire il successo di una campagna.
Il Cascade Model di Deutsch assimila in sè gli altri due modelli anche se questi non gli sono irriducibili.
Deutsch vede l’opinione pubblica come una serie di processi dinamici che, trovando origine nelle élites economiche e sociali, si riversa poi – dopo alcuni passaggi – nel demos secondo lo schema a salti, generando una serie di bubble-up, interazioni verticali ed orizzontali e feedback.
Nei regimi totalitari il Cascade Model di Deutsch regge ancora. Con alcune differenze: al posto dei salti ci sono “volte di paura” ed al posto dei feedback ci sono azioni di rinforzo.
La “fede illuministica” nell’autonomia e nella razionalità dell’opinione pubblica è stata profondamente scossa all’inizio del secolo novecento da due fattori:
Rispetto a questi fatti occorre oggi chiedersi:
Le opinioni risultano inoltre organizzate da sistemi di credenze e da ideologie (Converse, in Sartori, Elementi di Teoria Politica). I sistemi di credenze caratterizzano una mente aperta, le ideologie una mente chiusa perchè strutturata in maniera sistematica dalla dottrina. La mente aperta è però poco coerente, quella chiusa è monocorde (assonanza e selezione delle informazioni in entrata). Questa conoscenza dei processi di formazione delle opinioni pubbliche può orientare oggi lo sviluppo della ricerca in materia di scelta elettorale e comprenderne meglio la crescente volatilità.
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