Dalla fine degli anni ‘90 si fa strada l’idea che il “conflitto” tra qualitativisti e quantitativisti sia prevalentemente di ordine ideologico e che, nella pratica della ricerca, il confine tra ricerca qualitativa e ricerca quantitativa sia tutt’altro che definito. La qual cosa si evidenzia passando in rassegna i criteri su cui si basa, generalmente, la differenza tra i due approcci a cominciare, ad esempio, dalle tecniche proprie di ciascun ambito di ricerca (vedi: esperimento – lez. 21 e osservazione partecipante – lez. 29). In pratica, da una parte si rinuncia a “misurare” anche quando sarebbe opportuno; dall’altra si pretende di “misurare” anche quando non sarebbe possibile farlo.
Una proposta interessante sulla riclassificazione dei metodi e delle tecniche, viene fornita da Alberto Marradi (1997) il quale piuttosto che concentrarsi sui criteri “classici” fornisce una prospettiva differente.
Egli, riprendendo alcune riflessioni di Ricolfi (1997), individua tre grandi insiemi, sintetizzabili nella dicotomia.
Standard – non standard
Si possono distinguere le attività di ricerca, e i relativi strumenti concettuali e operativi, in tre grandi insiemi.
Due di essi sono assai più strutturati (metodo sperimentale e dell’associazione) per questo Marradi li definisce “famiglia standard” (dati gli stretti legami esistenti fra le tecniche, i relativi concetti, e le relative conoscenze pratiche).
L’insieme non standard, invece, non è strutturato (mancata adozione degli assunti che sono fondamentali per l’una e/o l’altra delle due famiglie).
Il presupposto è che, sulla base di specifici assunti sulla natura della realtà e sui compiti della scienza (presenza/assenza di asserti impersonali – Lez.12), ciascun insieme utilizza determinati strumenti e adotta determinate procedure; tali assunti offrono grandissimi vantaggi analitici in quanto permettono di ottenere certi risultati e di interpretarli in certi modi.
La presenza o l’assenza degli assunti base non implica una minore o maggiore dignità scientifica.
Asserto = affermazione sottoponibile a controllo (verificabile/falsificabile) circa i referenti di un concetto, che viene costruita combinando concetti in modo semanticamente adeguato, cioè in modo che la proposizione abbia un significato. Es.: “gli studenti che partecipano all’e-learning conseguno risultati differenti rispetto agli studenti che non partecipano all’e-learning ” (asserto).
Impersonale = individuazione e controllo asserti senza ricorso alla conoscenza, non significa ‘oggettivo’ perché non fa riferimento all’atteggiamento del ricercatore (far si che i suoi valori influenzino i risultati della ricerca) ma esclusivamente al non ricorso alle conoscenze personali.
La possibilità (o meno) di formulare asserti impersonali, e di che tipo, non dipende solo dalle tecniche che si impiegano ma anche, in modo cruciale, da tre cose:
Comprende due insiemi che si differenziano nel grado di conoscenza personale del ricercatore che viene posta in essere:
Elementi comuni:
Il filone dell’approccio non standard, ad oggi, non ha sviluppato un patrimonio di tecniche, concetti e pratiche comuni di congruenza e compattezza tali da indurre a chiamarli una “famiglia” per questo motivo, Marradi battezza con il termine ‘non-standard’ l’insieme delle attività di ricerca che producono asserti privi di ragionevoli pretese di impersonalità.
L’espressione in veste negativa non ha in sé nessun giudizio di valore ma sta ad indicare semplicemente che queste forme di ricerca hanno solamente un punto in comune, quello di rifiutare gli assunti che sono alla base dell’approccio standard. Ma comiunque, per produrre risultati significativi, rispetto alle procedure standard, sono necessarie straordinarie qualità intellettuali, scientifiche e umane.
Gli asserti formulabili sulla base di tecniche come interviste non strutturate, storie di vita, test proiettivi, osservazione diretta o con strumenti riproduttori di immagini, sono basati sulla conoscenza personale del ricercatore: queste tecniche non mettono in moto alcun meccanismo che produca asserti impersonali valorizzando il ruolo della conoscenza tacita, dell’empatia, della “comprensione” (verstehen).
Questa rinuncia (o impossibilità) ad adottare asserti impersonali fa si che i filoni di ricerca appartenenti a questo non standard presentano caratteristiche peculiari, ciascuna delle quali è interviene in molte tecniche anche se non nella stessa misura.
L’approccio standard: raccoglie due insiemi, quello dell’esperimento e delle associazioni, il ricorso ad assunti di base è fondamentale ciò implica che i legami esistenti fra le tecniche, i relativi concetti, da un lato e le relative conoscenze pratiche, dall’altro sono stretti.
L’insieme non standard è meno strutturato perchè manca del tutto il ricorso agli assunti base.
La struttura “tipo” della ricerca quantitativa
1. Metodo, metodologia, tecnica, epistemologia, gnoseologia
2. Il problema del metodo nella scienza
3. Il problema del metodo nelle scienze sociali
4. Il concetto di paradigma nelle scienze sociali
5. I paradigmi fondativi I: Positivismo
6. Gli sviluppi successivi: Neopositivismo e Postpositivismo
7. I paradigmi fondativi II: Interpretativismo
8. Il metodo qualitativo e il metodo quantitativo a confronto
9. Approcci standard e approcci non standard alla scienza
10. La struttura “tipo” della ricerca quantitativa
11. Tipi di unità di analisi nella ricerca sociale
12. Gli strumenti elementari della conoscenza: concetti, asserti e ...
13. La trasformazione del concetto in indicatori
14. La trasformazione di un indicatore in variabile: la definizione...
15. Le variabili
16. Misurazione e scale: la proposta di Stevens
17. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
18. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
19. La ricomposizione degli indicatori e la costruzione degli indic...
22. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Likert
23. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Guttman
24. La tecnica delle scale di atteggiamento. Le scale auto-ancorant...
25. Le fonti statistiche ufficiali
27. Campionamento non probabilistico
28. L'approccio qualitativo. L'osservazione partecipante
L. Ricolfi, La ricerca qualitativa, Roma Carocci,1997.
A. Marradi “Esperimento, associazione, insieme non-standard ?” in G. Bettin (a cura di), Politica e società. Saggi in onore di Luciano Cavalli, Padova Cedam, 1996