Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 si assiste ad un attacco alle idee del positivismo originato da una controversia tra cultura scientifica e cultura umanistica; questo attacco sfociò in un acceso dibattito sul metodo (Methodenstreit) volto ad individuare l’ambito specifico delle scienze sociali.
Al monismo metodologico del Positivismo si contrapponeva l’idea di un dualismo metodologico ovvero l’esistenza di due metodi differenti, uno proprio delle scienze naturali ed un altro delle altre scienze.
Il Methodenstreit si sviluppò in Germania nella seconda metà dell’XIX secolo, alla base del dibattito c’è l’idea che i fenomeni della realtà umana appartengono al divenire storico e da esso devono trarre il loro significato.
L’interesse per la storia caratterizzò il XIX secolo al punto che esso viene spesso definito come il il secolo della maturazione della coscienza storica.
In questo contesto si sviluppa una nuova corrente di pensiero lo Storicismo Tedesco che si propone, appunto, di determinare la natura specifica dell’oggetto della conoscenza storica e parallelamente chiarire gli strumenti di essa.
Se la tendenza positivista era quella di fare del metodo della scienze naturali il metodo per eccellenza, e dunque di estendere e generalizzare l’ambito di applicazione di esso in ogni campo della cultura, garantendone oggettività e scientificità, lo Storicismo rivendica invece tutta la distanza che separa la conoscenza storico-sociale (le scienze dello Spirito) da quella matematico-naturalistica.
I maggiori fautori del dualismo metodologico che contribuiscono in modo determinante alla scissione tra le due scienze sono:
Dilthey non rifiuta il modello di spiegazione causale in toto quanto piuttosto la sua egemonia e, soprattutto, l’idea del Positivismo dell’unicità del metodo scientifico. Questo essenzialmente perché le scienze sociali hanno una loro specificità ovvero la storicità degli eventi, data dal carattere singolare e intenzionale dell’agire umano.
Scienze della natura e scienze dello spirito si differenziano innanzitutto per l’oggetto.
Sposta il problema dall’oggetto al metodo
La differenza tra le scienze della natura e le scienze dello spirito non dipende dalla specificità dell’oggetto di studio: uno stesso fenomeno può essere studiato sia cogliendone la similarità rispetto ad altri fenomeni (prospettiva nomotetica), sia sottolineandone l’individualità e l’irripetibilità (prospettiva idiografica).
Prospettiva nomotetica (sapere generalizzante)
La realtà diviene “natura” se la si considera in riferimento all’universale ovvero se la realtà viene osservata come il ripetersi di fenomeni nel tempo, individuando leggi generali che spiegano la connessione tra fenomeni.
Prospettiva idiografica (sapere individualizzante )
La realtà diviene “storia” se la si considera in riguardo al particolare e all’individuale ovvero se la realtà viene osservata nella sua singolarità ed irripetibilità e nel suo significato culturale.
Studio di un fenomeno biologico
NB: Windelband mantiene ferma l’idea secondo la quale l’indagine storica è, per sua natura, essenzialmente idiografica
La distinzione tra le scienze non dipende dall’oggetto ma dal metodo.
Ogni realtà, sia essa naturale o storica, implica una formazione di concetti che da significato alle cose o agli eventi (elemento di valutazione).
La distinzione tra tipi di conoscenza dipende dai tipi di concetti assunti come base:
Conoscere = esprimere un giudizio di valore
Il giudizio di valore, secondo Rickert, non è però soggettivo, ma piuttosto, una valutazione che approva/riprova in base ad un “riferimento oggettivo” ai valori quali essenze eterne.
Distinzione tra il lavoro dello storico e quello del biologo:
In questa atmosfera nasce l’Interpretativismo.
Esso ha origine all’inizio del XX secolo con la sociologia comprendente di Max Weber, e si sviluppa a partire dagli anni ‘60 con i nuovi approcci teorici della sociologia neo-comprendente, sorti soprattutto nell’ambito della sociologia americana (sociologia fenomenologica, interazionismo simbolico, etnometodologia), tutti volti all’analisi dell’interazione sociale individuale.
Differenza epistemologica fra scienze naturali e sociali dovuta al fatto che la realtà sociale non può essere semplicemente osservata ma necessita di interpretazione; il metodo per interpretarla è quello del Verstehen, della comprensione.
Comprendere significa cogliere l’intenzionalità dell’agire umano, attraverso il senso soggettivo attribuito dall’individuo al proprio comportamento.
Il maggior contributo in tal senso viene offerto Max Weber.
Weber prende posizione contro i presupposti della scuola storica e soprattutto l’idea che i fenomeni storici si colgano intuitivamente nella loro individualità mediante un procedimento di comprensione immediata.
Egli elabora le sue considerazione riguardo a questi problemi sempre da un punto di vista metodologico cioè individuando quel metodo che ha trovato la sua validità nella prassi piuttosto che dal punto di vista generale di una teoria della conoscenza o di una teoria filosofica della storia.
La metodologia è una auto riflessione sui mezzi che hanno trovato conferma nella prassi, perché è solo risolvendo problemi pratici che la scienza ha trovato il suo sviluppo e grazie a ciò ha potuto sviluppare ulteriormente i suoi metodi.
La soluzione di problemi pratici ne crea, inevitabilmente, dei nuovi ciò comporta l’impossibilità di accettare una epistemologia universale e permanente.
Per avvalorare questa tesi Weber si concentrerà, per tutto l’arco della sua esistenza, in indagini metodologiche atte a corroborare la validità di un metodo.
Tutte le scienze storico sociali sono scienze comprendenti ossia scienze che hanno per oggetto l’agire sociale. Queste scienze hanno il compito di comprendere (interpretare) e spiegare conformazioni storiche individuali e regolarità dell’agire sociale. L’interpretazione, tuttavia, è solo una condizione necessaria di un corretto procedimento conoscitivo, la condizione sufficiente è rappresentata dalla spiegazione.
Ne deriva che:
Azione dotata di senso = Azione prodotta contestualmente ad un’attribuzione di significato da parte di colui che compie l’azione (quando l’azione ha un motivazione individuale) ed è orientata verso un altro agente o gruppi di agenti
E’ sociale nella misura in cui tiene soggettivamente conto dell’agire soggettivo ed oggettivo altrui.
Obiettivo delle scienze sociali è comprendere il significato interno all’azione.
La comprensione:
Esiste una sola scienza perché unico è il criterio di scientificità delle diverse scienze, quello della spiegazione causale.
E’ una spiegazione di rapporti causali ma – a differenza di quanto sostenuto dal Positivismo – tra fenomeni individuali, singolari che avviene sulla base di regole generali basate sull’esperienza (storica).
In altre parole si suppone che ad un certo fenomeno “singolare” (causa) segue un altro fenomeno (effetto), secondo una regola di probabilità che è determinabile e, nel caso ideale, formulabile in termini quantitativi.
L’universo umano è un divenire continuo, un insieme di eventi privi di significato, per operare una selezione “tecnica” fra diversi campi d’indagine, fenomeni, “problemi”, il ricercatore ricorre ai valori culturali, storici e sociali (relatività dei criteri di scelta).
Ciò non implica però un giudizio di valore, la scelta è avalutativa.
Esempio: due soggetti possono esprimere diversi giudizi di valore sulla libertà politica, compito del ricercatore non è giudicare la validità dei valori (che non è l’oggetto di una scienza empirica) ma è di tener conto che tale “libertà” costituisce per quei soggetti un “valore”, che le loro interpretazioni sono diverse.
Esistono tante realtà quante relazioni di valore è possibile mettere in atto.
Cionostante l’oggettività delle scienze sociali è garantita da:
Lo strumento metodologico utile alla comprensione e alla spiegazione causale dei fenomeni sociali e che garantisce l’oggettività delle procedure è il tipo ideale o idealtipo.
«[Il tipo ideale] rappresenta un quadro concettuale, il quale non è la realtà storica, e neppure la realtà “vera e propria”, ma tuttavia serve [...] come schema in cui la realtà deve essere assunta come esempio; esso ha il significato di un puro concetto limite ideale, a cui la realtà deve essere misurata e comparata, al fine di illustrare determinati elementi significativi del suo contenuto empirico». (Weber 1958, p. 108)
In altre parole il tipo ideale è lo strumento conoscitivo per orientarsi nella complessità del reale e della storia: pur non avendo riscontri nella realtà, consente di comprendere e spiegare le specificità della realtà stessa.
Compito dello scienziato sociale costruire tipi ideali, mentre compete allo storico raccontare nei dettagli come queste categorie si trovino di volta in volta realizzate nella storia.
Sulla base delle riflessioni sul metodo, Weber arriva a individuare l’oggetto ed il metodo della sociologia:
“Se la sociologia deve aspirare ad essere scienza dell’agire, non può essere altro che “sociologia comprendente”, ossia un’indagine tesa a cogliere dell’azione innanzitutto il senso rimane l’indispensabilità della comprensione per la conoscenza del ‘mondo umano e culturale e la necessità di rispondere in maniera soddisfacente al bisogno di imputazione causale.”
“Una scienza la quale si propone di intendere in virtù di un procedimento interpretativo l’agire sociale, e quindi di spiegarlo causalmente nel suo corso e nei suoi effetti” . (Weber 1922, 4)
La sociologia comprendente:
(P. G. Corbetta 2003)
Il metodo di Weber, nel modo in cui integra l’individualità soggettiva con l’oggettività della scienza – secondo i principi della sociologia comprendente – è uno degli approcci più singolari e innovativi del XX secolo.
È un metodo:
Il metodo qualitativo e il metodo quantitativo a confronto
Le radici della distinzione tra approccio quantitativo e approccio qualitativo risalgono a paradigmi di riferimento radicalmente differenti, rispettivamente, al paradigma positivista (neo positivista) e a quello interpretativo.
Quattro aspetti della dicotomia tra ricerca quantitativa (RQN) e ricerca qualitativa (RQL)
1. Metodo, metodologia, tecnica, epistemologia, gnoseologia
2. Il problema del metodo nella scienza
3. Il problema del metodo nelle scienze sociali
4. Il concetto di paradigma nelle scienze sociali
5. I paradigmi fondativi I: Positivismo
6. Gli sviluppi successivi: Neopositivismo e Postpositivismo
7. I paradigmi fondativi II: Interpretativismo
8. Il metodo qualitativo e il metodo quantitativo a confronto
9. Approcci standard e approcci non standard alla scienza
10. La struttura “tipo” della ricerca quantitativa
11. Tipi di unità di analisi nella ricerca sociale
12. Gli strumenti elementari della conoscenza: concetti, asserti e ...
13. La trasformazione del concetto in indicatori
14. La trasformazione di un indicatore in variabile: la definizione...
15. Le variabili
16. Misurazione e scale: la proposta di Stevens
17. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
18. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
19. La ricomposizione degli indicatori e la costruzione degli indic...
22. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Likert
23. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Guttman
24. La tecnica delle scale di atteggiamento. Le scale auto-ancorant...
25. Le fonti statistiche ufficiali
27. Campionamento non probabilistico
28. L'approccio qualitativo. L'osservazione partecipante
M. Pancaldi, Dilthey, Windelband, Rickert, Weber: i metodi delle scienze storico-sociali nella riflessione storicistica, Signorelli Milano, 1987
W. Dilthey, Introduzione alle scienze dello spirito, a cura di G. Demarta, Milano, Bompiani, 2004
H. Rickert, I limiti dell'elaborazione concettuale scientifico-naturale: un'introduzione logica alle scienze storiche, a cura di Marcello Catarzi, Napoli Liguori, 2002
M. Weber, Il metodo delle scienze storico-sociali, Torino Einaudi, 2003
Il problema del realismo nella filosofia delle scienze umane di Wilhelm Dilthey