In questa lezione saranno accennati molti dei temi che saranno specificati durante l’intero corso. Obiettivo di questa lezione è, dunque, di fornire una sintesi del dibattito sul metodo che ha interessato la Sociologia sin dalla sua nascita.
Come si è visto, parlare del “metodo” di una disciplina significa affrontare delle questioni generali che attengono solo in parte alle specificità di una disciplina scientifica. Sono questioni che riguardano problemi ontologici ed epistemologici.
Ciò significa che il discorso sul metodo deve necessariamente considerare gli obiettivi che una scienza si pone, le forme di ragionamento che essa adotta per giungere alla conoscenza e sui fini della conoscenza.
In Sociologia, il dibattito sul metodo è sempre stato molto vivo; due i motivi principali:
E’ possibile, su queste basi, ricostruire la storia del dibattito sul metodo nelle scienze sociali, facendola risalire alla contrapposizione tra paradigma aristotelico e paradigma galileiano, un’antitesi che accompagna costantemente la storia della Sociologia e, in particolare, la riflessione su quale sia l’ambito di indagine di questa disciplina.
Due le correnti i pensiero che hanno caratterizzato le scienze sociali: il Positivismo e l’Interpretativismo.
Il fatto che il metodo ipotetico-deduttivo potesse essere l’unico metodo possibile per la scienza è stata un’idea molto diffusa anche nell’ambito delle scienze sociali. L’assunzione di questo metodo come “unico” metodo fu un’ovvia conseguenza dell’adozione, da parte della sociologia, del modello scientifico delle scienze fisiche (Poisitivismo).
“Si presume che una sequenza invariabile formulazione di ipotesi / controllo / conferma sia condivisa da tutti gli scienziati, che tutti concordino che è l’unica via alla conoscenza; insomma, che c’è un solo metodo scientifico” (Dalton, 1964, p. 59).
Un’altra corrente di pensiero – che ebbe origine dallo storicismo tedesco – sosteneva la profonda diversità tra le scienze che si occupano dell’uomo e quelle che si occupano della natura. Secondo questa impostazione, la diversità risiede nel particolare rapporto che si instaura tra soggetto e oggetto della conoscenza e nella specificità dei fenomeni sociali.
Per questi motivi i metodi delle scienze sociali devono necessariamente essere differenti da quelli delle scienze della natura (Interpretativismo).
Ma, “ci si può domandare se i metodologi, i guardiani istituzionali della metodologia, affrontino davvero l’intero arco delle questioni metodologiche rilevanti per la sociologia, oppure se si limitino a un sotto-insieme non casuale…. “Molti di noi accettano il ‘metodo scientifico’ perché sono convinti che sia stato sviluppato nelle scienze naturali… Ma nelle scienze naturali non si professa deferenza a quel modello come facciamo noi” (Becker 1970, 3-59).
“Le fondamenta di questo ‘metodo’ (ipotetico-deduttivo) sono fuori della sociologia, prive di contatti col pensiero sociologico. La ‘metodologia delle scienze sociali’ è divenuta una cinghia di trasmissione che distribuisce ai sociologi il ‘metodo scientifico’, cioè le idee di quegli autori che passano per esperti sul tema” (Mokrzycki 1983, 72).
Le differenti posizioni hanno conseguenze sui tipi i fenomeni da descrivere e da interpretare e sul ruolo della ricerca scientifica oltre che sul tipo di metodo da adottare. Esse attengono più strettamente alle finalità del procedimento di conoscenza.
“Se ci si chiede quale debba essere il fine di un procedimento di conoscenza, la risposta che più immediatamente viene alla mente è dire che tale fine vada cercato nella spiegazione, nella risposta ai ‘perché’. Perché ad A è seguito B? perché un dato evento si è prodotto in quel certo modo e non altrimenti? Perché una certa classe di fenomeni X si presenta congiuntamente con un’altra classe di fenomeni Y? Se però, poi ci interroga sulla natura di tali spiegazioni (di questi perché), sul come di debba pervenire ad esse, su quali criteri adottare per separare le spiegazioni valide dalle false spiegazioni, la questione si complica notevolmente.” (A. de Lillo 1980, 69).
Per chiarire ulteriormente le differenza che intercorrono tra i due approcci nel procedimento conoscitivo riportiamo una storia ideata dal sociologo Werner Sombart.
Il sig. Rossi, stanco dei rumori della città, si è trasferito in periferia. Il suo vicino di casa possiede un cane che abbaia continuamente durante la notte e non gli permette di dormire. Una sera il sig. Rossi esasperato prende la pistola e uccide il cane.
Qual è la causa della morte del cane?
Le cause (spiegazioni) rintracciabili sono due:
La prima “spiegazione”, nata nell’ambito delle scienze naturali, è esterna e meccanica; i singoli oggetti vengono isolati dalla totalità di cui fanno parte, il fine è l’individuazione di leggi di regolarità e di ripetibilità.
E’ la procedura di conoscenza propria del Paradigma Positivista.
“Ogni volta che un cane abbaia di notte è probabile che esso venga ucciso dal vicino di casa”
La seconda “spiegazione” si basa sulla comprensione dei motivi per cui un certo evento accade, il procedimento conoscitivo prevede di andare oltre ciò che si osserva scendendo in profondità per cogliere le cause prime e per cercare ciò che rende l’evento necessario e unico nel suo accadere.
E’ la procedura di conoscenza propria del Paradigma Interpretativista.
“Il cane del vicino è stato ucciso dal sig. Rossi perché non gli permetteva di dormire; quest’ultimo, esasperato, in un momento di rabbia ha sparato”
Il concetto di paradigma nelle scienze sociali
Le rivoluzioni scientifiche
1. Metodo, metodologia, tecnica, epistemologia, gnoseologia
2. Il problema del metodo nella scienza
3. Il problema del metodo nelle scienze sociali
4. Il concetto di paradigma nelle scienze sociali
5. I paradigmi fondativi I: Positivismo
6. Gli sviluppi successivi: Neopositivismo e Postpositivismo
7. I paradigmi fondativi II: Interpretativismo
8. Il metodo qualitativo e il metodo quantitativo a confronto
9. Approcci standard e approcci non standard alla scienza
10. La struttura “tipo” della ricerca quantitativa
11. Tipi di unità di analisi nella ricerca sociale
12. Gli strumenti elementari della conoscenza: concetti, asserti e ...
13. La trasformazione del concetto in indicatori
14. La trasformazione di un indicatore in variabile: la definizione...
15. Le variabili
16. Misurazione e scale: la proposta di Stevens
17. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
18. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
19. La ricomposizione degli indicatori e la costruzione degli indic...
22. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Likert
23. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Guttman
24. La tecnica delle scale di atteggiamento. Le scale auto-ancorant...
25. Le fonti statistiche ufficiali
27. Campionamento non probabilistico
28. L'approccio qualitativo. L'osservazione partecipante
H. S. Becker, Sociological Work: method and substance, Chicago Aldine, 1970.
M. E. Dalton, Preconceptions and methods in “man who Mange”, in P. E. Hammond (a cura di), Sociologist at Work: essays on the craft of social research, New York Basic Books, 1964
E. Mokrzycki, Comparative studies: context and narrative, Cambridge Mass. Harvard University Press, 1896 1983
A. de Lillo, Cenni metodologici e schemi interpretativi della sociologia, in M. Livolsi (ed.), La sociologia, problemi e metodi, Teti Milano,1980.