“Per indagine campionaria si intende un modo di rilevare informazioni ottenuto interrogando gli stessi individui oggetto della ricerca, e appartenenti ad un campione rappresentativo, mediante una procedura standardizzata di interrogazione allo scopo di studiare le relazioni fra le variabili osservate”.
Corbetta, 1999
I problemi che si pongono nella rilevazione tramite interrogazione si possono ricondurre ai due gruppi di posizioni contrapposte riconducibili a loro volta ai paradigmi fondativi della ricerca sociale.
La prima contrapposizione è tra gli oggettivisti e i costruttivisti, mentre la seconda contrapposizione è tra gli uniformasti e gli individualisti.
Oggettivisti vs. Costruttivisti
Uniformasti vs.Individualisti
Queste due diversità di vedute implicano due specifiche questioni:
Secondo l’approccio oggettivista, il rapporto tra intervistato e intervistatore deve essere il più possibile spersonalizzato per non alterare lo stato dell’oggetto studiato. Si riconosce comunque che non è possibile instaurare un rapporto neutro tra intervistato e intervistatore, esiste sempre un certo grado di interazione.
Per quanto riguarda invece la standardizzazione della rilevazione, l’approccio uniformista prevede l’uniformità dello strumento della rilevazione-interrogazione ovvero il questionario con domande e risposte prefissate. Il questionario ha però il limite di non tener conto della disuguaglianza sociale e uniforma l’individuo al livello dell’uomo medio.
L’obiettivo della posizione oggettivista-uniformista è di ottenere la neutralità dello strumento di rilevazione, in altre parole di ottenere l’invarianza dello stimolo.
Il problema è che nulla garantisce che all’invarianza dello stimolo corrisponda l’uniformità dei significati: una stessa domanda o parola possono avere diversi significati per lo stesso individuo, sia per motivi culturali che per le circostanze stesse in cui si svolge l’intervista.
Per questi motivi quando si fa ricerca sociale è necessario scegliere se adottare una tecnica che garantisce l’uniformità (questionario) oppure una che predilige l’individualità del soggetto studiato (intervista strutturata).
Sembra chiaro che se la scelta ricade sul questionario allora è necessario essere consapevoli che studiando solo le uniformità del comportamento delle persone (ciò che esse hanno in comune) si limita inevitabilmente la piena comprensione dei fatti sociali.
Le risposte alle domande standardizzate possono non essere attendibili per due motivi: la desiderabilità sociale delle risposte e la mancanza di opinioni.
La desiderabilità sociale è la valutazione, socialmente condivisa, che in una certa cultura viene data ad un certo atteggiamento o comportamento. Così può accadere che, indipendentemente dalla sua reale posizione, un individuo possa valutare un atteggiamento o un comportamento secondo quanto la cultura a cui esso appartiene valuta. In tal modo, l’intervistato fornisce risposte distorte, perché può essere riluttante a rivelare opinioni o comportamenti che ritiene indesiderabili e può essere tentato di dare di sé la migliore immagine possibile, anche se non veritiera.
La mancanza di opinioni concerne domande su tematiche complesse, sulle quali è possibile che l’intervistato non abbia mai riflettuto. La conseguenza è che l’intervistato possa o rispondere a caso o che formuli al momento un’opinione che può essere solo passeggera.
Un altro problema delle domande standardizzate è che esse misurano l’opinione, ma non la sua intesità né il suo radicamento.
Le domande di un questionario sono di tre tipi.
1. Domande relative alle proprietà socioanagrafiche di base riguardano le caratteristiche sociali dell’individuo (genere, età, luogo di nascita), le caratteristiche ereditate dalla famiglia (classe sociale di origine, titolo di studio), le caratteristiche temporanee (professione, stato civile, comune di residenza). Queste domande seguono delle formulazioni standard.
2. Domande relative agli atteggiamenti riguardano le opinioni, le motivazioni, i sentimenti, i giudizi e i valori. Come le altre, queste informazioni possono essere ottenute unicamente interrogando l’individuo ma in questo caso le informazioni richieste sono anche quelle più difficili da ottenere perché le risposte sono influenzate dal modo in cui sono poste le domande.
3. Domande relative ai comportamenti rilevano le azioni ovvero quello che il soggetto dice di fare o di aver fatto; questo è un aspetto più facile da indagare rispetto agli altri.
Domande aperte sono quelle in cui si lascia piena libertà all’intervistato nella formulazione della risposta ovvero non prevedono risposte precedentemente individuate dal ricercatore e si utilizzando, in genere quando il campione è ridotto. Il vantaggio della domanda aperta è quello di concedere una maggiore libertà di espressione e spontaneità, ma la risposta deve essere trascritta per intero. Lo svantaggio consiste nel fatto che la risposta è difficile da classificare successivamente in categorie predeterminate. Questo crea dei problemi di codifica, perché le risposte possono essere generiche o imprecise.
Domande chiuse, a differenza delle precedenti, prevedono risposte precedentemente individuate dal ricercatore e si utilizzando, in genere quando il campione è di grandi dimensioni. I vantaggi delle domande chiuse consistono nella maggiore facilità di codifica, nello stimolo dell’analisi e della riflessione e nella maggiore economicità (in un campione ampio). La domande sono poste a tutti con lo stesso schema di risposte e chiariscono all’intervistato qual è il piano di riferimento della ricerca, evitando così risposte vaghe.
Gli svantaggi sono il rischio di non considerare tutte le altre possibili alternative di risposta non previste e di influenzare la risposta con le alternative proposte. Le risposte, inoltre, non hanno significato uguale per tutti, e tutte le alternative possono essere troppe per essere ricordate.
Uno dei problemi dei questionari è proprio la formulazione delle domande perché a seconda di come essa è posta può influenzare, in modo determinate la risposta. In generale,. gli elementi a cui bisogna porre attenzione sono il linguaggio, la sintassi e il contenuto delle domande. Per una buona Uno dei problemi dei questionari è proprio la formulazione delle domande perché a seconda di come essa è posta può influenzare, in modo determinate la risposta. In generale,. gli elementi a cui bisogna porre attenzione sono il linguaggio, la sintassi e il contenuto delle domande. Per una buona costruzione di un questionario è necessario seguire alcune regole di base.
Semplicità di linguaggio: il linguaggio del questionario deve essere adatto alle caratteristiche del campione studiato, il questionario autocompilato deve essere più semplice rispetto a quello con intervistatore e in ogni caso non bisogna far conto sulle sue spiegazioni, perché di solito gli intervistati si vergognano di ammettere di non capire le domande.
Lunghezza delle domande: le domande devono essere brevi; solo se le tematiche sono complesse è preferibile ricorrere a domande lunghe perché facilitano il ricordo, danno più tempo per pensare e agevolano una risposta più articolata.
Numero delle alternative di risposta: non devono essere troppo numerose; se presentate a voce non devono superare il numero di cinque.
Espressioni in gergo: è preferibile non utilizzare espressioni gergali perché potrebbero irritare l’intervistato.
Definizioni ambigue: occorre fare molta attenzione a non utilizzare termini dal significato non ben definito.
Parole dal forte connotato negativo: è bene evitare anche i termini carichi di significato emotivo, soprattutto se questo è negativo.
Domande sintatticamente complesse: la domanda deve avere una sintassi chiara e semplice, evitando ad esempio la doppia negazione.
Domande con risposta non univoca: bisogna evitare le domande esplicitamente multiple (domande in cui ne sia inclusa un’altra) e quelle dalla problematica non sufficientemente articolata.
Domande non discriminanti: le domande devono esser costruite in modo tale da operare delle discriminazioni significative nel campione degli intervistati.
Domande tendenziose (viziate o a risposta pilotata): è necessario presentare le domande in modo equilibrato, senza orientare l’intervistato verso una possibile risposta.
Comportamenti presunti: è indispensabile evitare di dare per scontati comportamenti che non lo sono.
Focalizzazione nel tempo: occorre sempre definire con precisione l’arco temporale al quale si riferisce la domanda.
Concretezza – astrazione: la domanda astratta può dare facilmente luogo a risposte generiche o normative, mentre la domanda concreta facilita la riflessione e rende più difficile il fraintendimento.
Comportamenti e atteggiamenti: data la difficoltà di determinare gli atteggiamenti, è buona regola, quando possibile, limitarsi ai comportamenti piuttosto che restare nell’ambito dell’opinione.
Desiderabilità sociale delle risposte: per evitare risposte normative bisogna formulare domande il più possibile concrete.
Domande imbarazzanti: andrebbero studiate attraverso domande aperte e con interviste non-strutturate, con le quali si può conquistare la fiducia degli intervistati.
Mancanza di opinione e non so: bisogna far presente all’intervistato che “non so” è una risposta legittima come le altre; bisogna inoltre evitare di indirizzarlo, anche in maniera indiretta o inconsapevole.
Intensità degli atteggiamenti: è importante cogliere anche l’intensità degli atteggiamenti, perché è quest’ultima che determina i comportamenti. La rilevazione dell’intensità degli atteggiamenti necessita di solito di domante ulteriori.
Acquiescenza: si riferisce alla tendenza di scegliere risposte che esprimono accordo piuttosto che negative.
Uniformità delle risposte: quando si tende a scegliere la stessa risposta per una serie di domande che contemplano lo stesso tipo di alternativa.
Effetto memoria: per ovviare alla distorsione causata dalla memoria si possono stabilire limiti temporali al ricordo.
Sequenza delle domande: è meglio mettere all’inizio domande facili che abbiano lo scopo di rassicurare l’intervistato e di metterlo a proprio agio. Le domande imbarazzanti o impegnative si posizioneranno quindi a metà questionario, in modo che l’intervistatore abbia avuto un po’ di tempo per conquistare la fiducia dell’intervistato. Alla fine si potranno porre le domande più noiose ma che non richiedono riflessione come quelle sociometriche.
Effetto contaminazione: in certi casi la risposta ad una domanda può essere influenzata dalle domande che l’hanno preceduta.
Quando una serie di domande sono presentate con la stessa domanda introduttiva e con le stesse alternative di risposta (stessa formulazione) variando solo nell’oggetto al quale si riferiscono, è utile e conveniente presentarle all’intervistato sottoforma di batterie di domande ovvero in un unico blocco.
In questo modo, infatti, è possibile risparmiare spazio sul questionario e tempo dell’intervista ma anche facilitare la comprensione del meccanismo di risposta, migliorare la validità della risposta e permettere al ricercatore di costruire indici sintetici che riassumono in un unico punteggio le diverse domande della batteria. Gli svantaggi delle batterie di domande consistono nel pericolo che le riposte siano date a caso e che le risposte siano meccanicamente tutte uguali tra di loro.
Esistono quattro modi differenti di rilevare le informazioni (dati) mediante questionario.
NB: Sia nel caso dei questionari telefonici che di quelli autocompilati sono da escludere le domande aperte.
Quando si utilizza un questionario è necessario che l’effetto dell’intervistatore sia limitato. Vale a dire che è necessario che egli “standardizzi” il suo comportamento cioè che deve limitare qualsiasi comportamento che può influenzare l’intervistato.
Per questo motivo gli intervistatori devono presentare alcune specificità riconducibili alle loro caratteristiche, alle loro aspettative, alla loro preparazione e alla loro motivazione.
- Caratteristiche: è stato appurato che l’intervistatore ideale è donna, sposata, di mezza età, diplomata, casalinga, di ceto medio, con un abbigliamento neutrale.
- Aspettative: possono essere trasmesse inconsciamente agli intervistati, influenzandone le risposte soprattutto per quanto riguarda intervistati insicuri.
- Preparazione: l’intervistatore deve essere consapevole dell’influenza che ha nella formulazione delle risposte, e per questo deve essere istruito per limitare al massimo questi effetti.
- Motivazione: l’intervistatore deve essere convinto dell’importanza del proprio lavoro, perché un atteggiamento contrario potrebbe riverberarsi in modo negativo sull’intervistato.
Vantaggi: velocità di rilevazione, costi ridotti; presenta minori resistenze alla concessione dell’intervista e maggiore garanzia di anonimato; permettere di raggiungere a parità di costo anche gli intervistati della periferia del paese; facilita enormemente il lavoro di preparazione degli intervistatori e la loro supervisione; consente di utilizzare direttamente il computer in fase di rilevazione.
Svantaggi: minore coinvolgimento dell’intervistato che porta a una maggiore incidenza di risposte superficiali; il rapido logoramento del rapporto con l’intervistato; l’impossibilità sia di utilizzare materiale visivo e di raccogliere dati non verbale sia di raggiungere tutti gli strati sociali. Inoltre, l’assenza di contatto e la mancanza di tempo non rendono adatta l’intervista telefonica quando si vogliono analizzare tematiche complesse.
Sono autocompilati i questionari compilati dall’intervistato senza l’intervento dell’intervistatore.
Vantaggi: risparmio dei tempi di rilevazione.
Svantaggi: per venire incontro al maggior numero possibile di persone, il questionario deve essere breve, conciso e semplice.
Esistono due casi principali di autocompilazione:
1. Rilevazione di gruppo avviene in presenza di un operatore che distribuisce i questionari, assiste alla compilazione e ritira i questionari; in questo caso i rischi di questa ricerca vengono molto ridotti.
2. Rilevazione individuale si può dividere a sua volta in:
Sia le interviste telefoniche sia quelle faccia a faccia possono essere condotte con l’ausilio del PC. La differenza principale consiste nel fatto che le risposte vengono riportate direttamente su un PC con risparmio notevole di tempo.
Le interviste telefoniche condotte con il PC vengono chiamate CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) mentre quelle faccia a faccia CAPI (Computer Assisted Personal Interviewing).
Una altro impiego del computer è quello della teleintervista, in cui l’intervistato risponde direttamente con il suo PC al questionario trasmesso per via elettronica. I vantaggi di questa tecnica consistono non solo nell’assenza dell’intervistatore ma soprattutto nel fatto che si possono condurre inchieste longitudinali (rilevazioni ripetute nel tempo sugli stessi soggetti). Gli svantaggi risiedono nel fatto che non è possibile accertarsi di chi effettivamente compili il questionario e nel fatto che l’intervistato, consapevole di essere studiato, può alterare il suo comportamento.
Le fasi che precedono la rilevazione vera e propria sono cinque.
1. Studio esplorativo: consiste in interviste preliminari, che partono da una massima destrutturazione e da strumenti qualitativi fino a strumenti sempre più strutturati, che hanno lo scopo di analizzare perfettamente il problema di oggetto e di formulare con la massima precisione possibile le risposte alternative per le domande chiuse.
2. Pre-test: consiste in una sorta di “prova generale” del questionario, sottoposto a poche decine di soggetti, che ha lo scopo di evidenziare eventuali problemi o cattive formulazioni del questionario stesso.
3. Preparazione degli intervistatori: gli intervistatori devono essere informati su tutto ciò che riguarda la ricerca, “collaudati” sul campo con il pre-test e controllati durante la ricerca vera e propria da appositi supervisori.
4. Contatto iniziale con gli intervistati: il problema dei rifiuti. Il momento più delicato dell’intervista è quello iniziale, in cui i soggetti devono decidere se collaborare o meno. Per rendere massima la collaborazione è importante insistere sull’anonimità delle risposte, sul prestigio dell’istituzione committente e sulla figura dell’intervistatore. È anche opportuno inviare una lettera di presentazione che spieghi chiaramente chi è il committente della ricerca, quali ne sono gli obiettivi, perché ci si rivolge proprio a lui, sottolineare l’importanza delle sue risposte e rassicurarlo sull’anonimato.
5. Forma grafica del questionario: è opportuno distinguere chiaramente il testo che riguarda l’intervistato e quello che è di pertinenza dell’intervistatore, i passaggi tra le domande devono essere indicati chiaramente, il questionario deve essere graficamente compatto e non estendersi su troppe pagine. I questionari autocompilati devono inoltre essere autoesplicativi, le domande devono essere semplici e brevi (meglio se dello stesso formato), l’impostazione grafica deve esser compatta e chiara.
1. Metodo, metodologia, tecnica, epistemologia, gnoseologia
2. Il problema del metodo nella scienza
3. Il problema del metodo nelle scienze sociali
4. Il concetto di paradigma nelle scienze sociali
5. I paradigmi fondativi I: Positivismo
6. Gli sviluppi successivi: Neopositivismo e Postpositivismo
7. I paradigmi fondativi II: Interpretativismo
8. Il metodo qualitativo e il metodo quantitativo a confronto
9. Approcci standard e approcci non standard alla scienza
10. La struttura “tipo” della ricerca quantitativa
11. Tipi di unità di analisi nella ricerca sociale
12. Gli strumenti elementari della conoscenza: concetti, asserti e ...
13. La trasformazione del concetto in indicatori
14. La trasformazione di un indicatore in variabile: la definizione...
15. Le variabili
16. Misurazione e scale: la proposta di Stevens
17. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
18. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
19. La ricomposizione degli indicatori e la costruzione degli indic...
22. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Likert
23. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Guttman
24. La tecnica delle scale di atteggiamento. Le scale auto-ancorant...
25. Le fonti statistiche ufficiali
27. Campionamento non probabilistico
28. L'approccio qualitativo. L'osservazione partecipante