Obiettivo della ricerca scientifica è di sottoporre a corroborazione empirica le ipotesi derivate da una teoria di base. Come è stato sottolineato nelle lezioni precedenti, il primo – e più importante – passo da compiere è di individuare e di definire i concetti che costituiscono l’asserto da sottoporre a corroborazione. Esistono concetti riferiti ad oggetti (Lez. 11 – unità di analisi) e concetti riferiti alle proprietà degli oggetti.
In questa lezione e in quella successiva, si affronterà la traduzione empirica di quei concetti che si riferiscono alle proprietà degli oggetti in modo da renderli direttamente osservabili e, quindi, rilevabili empiricamente.
Dopo aver individuato le sue proprietà, il processo di traduzione empirica, in sintesi, consente di trasformare il concetto prima in indicatori e successivamente in variabili.
La “definizione” di un concetto, ovvero la sua scomposizione in proprietà riferite agli oggetti (indicatori), prende il nome di operativizzazione.
Quando si parla di proprietà degli oggetti, si fa riferimento alle caratteristiche delle unità.
Infatti, il rapporto tra le proprietà degli oggetti e le unità di analisi è molto stretto al punto che si possono identificare diversi tipi di proprietà a seconda del tipo unità di analisi considerata. Si avranno, così, proprietà individuali, proprietà aggregate, proprietà contestuali, proprietà comparative, proprietà relazionali e proprietà globali (P. F. Lazarsfeld 1967).
I concetti (le proprietà) di cui si occupa la ricerca sociale sono però molto generici, il che implica una impossibilità di rilevarli empiricamente in modo diretto. Ogni qualvolta i concetti (le proprietà) sono così generali che non è possibile rintracciare nella loro intensione proprietà direttamente osservabili ovvero quando non si può dare/non è opportuno dare una definizione diretta del concetto (la proprietà) è necessario ricorrere ad una semplificazione del concetto stesso (la proprietà). Ciò significa che se il concetto non ha stati empiricamente rilevabili, esso deve essere semanticamente rappresentato da un altro concetto i cui stati siano rilevabili. Quest’ultimo prende il nome di indicatore; esso è un concetto di proprietà (I) che fornisce informazioni su un altro concetto di proprietà (C) più generale.
Un indicatore è l’espressione di un legame di rappresentazione semantica fra il concetto generale e un concetto più specifico di cui possiamo dare una definizione.
Il ricorso agli indicatori non è specifico delle scienze sociali, nella vita quotidiana si fa ricorso agli indicatori ogni qualvolta si individua un “indizio”, un elemento direttamente osservabile, come segnale di qualcos’altro.
Ad esempio, se vediamo qualcuno ridere (elemento direttamente osservabile – indizio) possiamo dedurre che è felice.
Ci sono tre elementi comuni tra il concetto ordinario di indicatore e il concetto di indicatore in uso nell’approccio standard delle scienze sociali:
Il processo che lega l’indizio ad un fenomeno non direttamente osservabile prende il nome di operativizzazione; esso è definibile come:
“I diversi passaggi attraverso cui si attribuisce un contenuto empirico a concetti non immediatamente osservativi. (A. Bruschi, 1999)”
Il prodotto finale del processo di operativizzazione si concreta nella individuazione di un insieme di indicatori che definiscono ed individuano il concetto.
Gli indicatori devono essere oggetti e/o comportamenti reali ed osservabili in modo tali da consentire di determinare la presenza o l’assenza del concetto in ragione della loro presenza o assenza in sede di rilevazione.
Es.: Status socioeconomico
Sinonimi
Selezionare gli indicatori che definiscono il concetto significa istituire un rapporto di indicazione (di rappresentazione semantica) tra un concetto generale e un indicatore più specifico; ciò equivale ad utilizzare la proprietà-indicatore I in luogo della proprietà-concetto C.
Il rapporto tra il concetto C e l’indicatore I è un rapporto di rappresentazione semantica: I sarà, infatti, un indicatore del concetto C se il contento semantico in comune tra C ed I (la parte indicante) è sufficientemente esteso. La parte indicante è la parte d’estensione di I che ne fa un possibile indicatore di C. Più la parte indicante è estesa – e quindi la parte estranea è ridotta – più I sarà un valido indicatore di C.
Per individuare gli indicatori di C sarà allora necessario “scegliere” quelli la cui parte indicante è la più ampia.
Il rapporto tra concetto C ed indicatore I (rapporto di indicazione) è di natura stipulativa perché il contenuto semantico non è univoco. Infatti,
l’elasticità dei rapporti semantici fra concetti ed indicatori non dipende dallo stato di sviluppo di una disciplina ma da tre fattori:
Unità di analisi
Indicatore: % di anziani sul totale della popolazione
UA: Comune -> Concetto: marginalità socio- economica
UA: Provincia -> Concetto: qualità della vita
Contesti sociali
Indicatore: tasso di partecipazione elettorale
Ogni indicatore possiede un carattere specifico e non deve mai essere considerato completamente rappresentativo di un altro concetto. (Lazarsfeld, 1969, 49)
Memorandum
1. Deve essere una proprietà di un oggetto, né un oggetto né uno stato sulla proprietà dell’oggetto.
Esempio:
2. Deve riguardare la stessa unità di analisi della proprietà generale.
3. Tutti i casi devono avere almeno uno stato sulla proprietà.
Esempio:
Gli indicatori (e di rapporti di indicazione) sono parte dell’interazione sociale e vengono abitualmente utilizzati nella vita quotidiana. L’abbigliamento, i comportamenti, sono interpretati come segni, indizi che rinviano a qualcos’altro. Ad esempio, il modo di vestire può essere interpretato come indicatore delle disponibilità finanziarie o dello status sociale di individuo o, ancora, dell’appartenenza territoriale, politica o religiosa.
Nelle scienze sociali il problema della scelta degli indicatori si pone, nello specifico, in relazione all’utilizzo di particolari concetti ritenuti troppo generali per essere osservati direttamente.
Il percorso seguito in via teorica dal ricercatore per passare dai concetti agli indici è stato descritto da Lazarsfeld (Lazarsfeld 1958). Egli individua quattro fasi:
In questo passaggio il ricercatore utilizza sia le sue conoscenze precedenti (le sua conoscenze di senso comune e quelle derivate dalle elaborazioni concettuali e dalle ricerche empiriche della comunità scientifica), sia le analisi esplorative delle informazioni raccolte. La sua creatività si esplica fin dalla prima fase “nel momento in cui, dopo aver percepito fenomeni diversi, cerca di scoprirvi un aspetto caratteristico fondamentale, e tenta quindi di spiegare le eventuali regolarità che osserva” (1958, tr. it. p. 42). Il concetto emerge “come un’entità concepita in termini vaghi, che dà un senso alle relazioni osservate fra i fenomeni” (ibid.). Il lavoro del ricercatore resta importante in tutte le successive operazioni, fino all’ultima fase (la costruzione degli indici), perché talvolta “due indici, basati sullo stesso materiale ma facenti uso di formule diverse, presuppongono idee differenti sull’oggetto di studio” (Lazarsfeld e Barton 1951, tr. it. p. 286). Nella sequenza delle operazioni possono essere più volte ripensate e riviste le opzioni relative alla concettualizzazione del fenomeno, alla scelta degli indicatori e alle modalità di costruzione degli indici.
La trasformazione di un indicatore in variabile: la definizione operativa
1. Metodo, metodologia, tecnica, epistemologia, gnoseologia
2. Il problema del metodo nella scienza
3. Il problema del metodo nelle scienze sociali
4. Il concetto di paradigma nelle scienze sociali
5. I paradigmi fondativi I: Positivismo
6. Gli sviluppi successivi: Neopositivismo e Postpositivismo
7. I paradigmi fondativi II: Interpretativismo
8. Il metodo qualitativo e il metodo quantitativo a confronto
9. Approcci standard e approcci non standard alla scienza
10. La struttura “tipo” della ricerca quantitativa
11. Tipi di unità di analisi nella ricerca sociale
12. Gli strumenti elementari della conoscenza: concetti, asserti e ...
13. La trasformazione del concetto in indicatori
14. La trasformazione di un indicatore in variabile: la definizione...
15. Le variabili
16. Misurazione e scale: la proposta di Stevens
17. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
18. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
19. La ricomposizione degli indicatori e la costruzione degli indic...
22. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Likert
23. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Guttman
24. La tecnica delle scale di atteggiamento. Le scale auto-ancorant...
25. Le fonti statistiche ufficiali
27. Campionamento non probabilistico
28. L'approccio qualitativo. L'osservazione partecipante
P.F. Lazarsfeld, 1958, Evidence and Inference in Social Research», Daedalus, LXXXVII, 3, 1958, pp.99-130. tr. it. Dai concetti agli indici empirici, in Boudon e Lazarsfeld (curr.), L'analisi empirica nelle scienze sociali Vol. 1. Bologna: Il Mulino, 1969
P.F. Lazarsfeld, H.A. Barton, Qualitative Measurement in the Social Sciences: Classifications, Typologies, and Indices, in Lerner e Lasswell (eds.), The Policy Sciences. Stanford University Press. 1951; tr. it. Classificazioni, tipologie e indici, in P.F. Lazarsfeld, Metodologia e ricerca sociologica. Bologna: Il Mulino, 1967
A. Marradi, Concetti e metodo per la ricerca sociale, Firenze La Giuntina,1985
A. Marradi, 1994, «Referenti, pensiero e linguaggio: una questione rilevante per gli indicatori», in Sociologia e ricerca sociale XV, 43, pp.137-207
A. Bruschi, Metodologia delle Scienze Sociali, Milano Bruno Mondadori, 1999