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Enrica Amaturo » 13.La trasformazione del concetto in indicatori


Introduzione

Obiettivo della ricerca scientifica è di sottoporre a corroborazione empirica le ipotesi derivate da una teoria di base. Come è stato sottolineato nelle lezioni precedenti, il primo – e più importante – passo da compiere è di individuare e di definire i concetti che costituiscono l’asserto da sottoporre a corroborazione. Esistono concetti riferiti ad oggetti (Lez. 11 – unità di analisi) e concetti riferiti alle proprietà degli oggetti.

In questa lezione e in quella successiva, si affronterà la traduzione empirica di quei concetti che si riferiscono alle proprietà degli oggetti in modo da renderli direttamente osservabili e, quindi, rilevabili empiricamente.

Dopo aver individuato le sue proprietà, il processo di traduzione empirica, in sintesi, consente di trasformare il concetto prima in indicatori e successivamente in variabili.

La “definizione” di un concetto, ovvero la sua scomposizione in proprietà riferite agli oggetti (indicatori), prende il nome di operativizzazione.

Dal concetto alla variabile

Dal concetto alla variabile


Le proprietà degli oggetti

Quando si parla di proprietà degli oggetti, si fa riferimento alle caratteristiche delle unità.

Infatti, il rapporto tra le proprietà degli oggetti e le unità di analisi è molto stretto al punto che si possono identificare diversi tipi di proprietà a seconda del tipo unità di analisi considerata. Si avranno, così, proprietà individuali, proprietà aggregate, proprietà contestuali, proprietà comparative, proprietà relazionali e proprietà globali (P. F. Lazarsfeld 1967).

Tipi di proprietà

  1. Proprietà individuali: si ottengono quando l’unità è l’individuo e le informazioni raccolte (le proprietà) si riferiscono direttamente all’individuo
  2. Proprietà aggregate: si ottengono aggregando informazioni (le proprietà) raccolte su un’unità di tipo diverso da quelle a cui vengono riferite. La caratteristica è di essere rilevate sulle parti e riferite all’intero
  3. Proprietà contestuali individuali: si ottengono quando le informazioni riguardano l’individuo ma si riferiscono al “contesto” in cui è inserito e direttamente riferito al soggetto. Rientrano in questa categoria anche le proprietà del contesto dell’individuo non direttamente collegabili ad esso
  4. Proprietà comparative: si ottengono quando la proprietà dei ciascun caso viene rilevata comparandola con quella posseduta da un altro caso
  5. Proprietà relazionali: si ottengono quando la proprietà dei ciascun caso viene rilevata rapportandola con quella posseduta da un altro caso
  6. Proprietà globali: si ottengono quando l’unità è il collettivo e le proprietà relative allo stesso caso sul quale sono rilevate ovvero quando le caratteristiche esclusive del gruppo non derivano da proprietà dei membri che lo compongono; esse sono attribuite a organizzazioni, comunità e istituzioni

Esempi di tipi di proprietà

  1. Proprietà individuali dei soggetti: genere, età, titolo di studio, residenza
  2. Proprietà aggregate del comune: reddito medio degli abitanti, % dei voti ottenuti dal partito X alle elezioni A
  3. Proprietà del contesto del soggetto: (I tipo) n° membri della sua famiglia, dimensioni del suo comune di residenza, prestigio della sua occupazione. (II tipo): occupazione del padre, partito preferito dalla madre, titolo di studio della moglie
  4. Proprietà comparative: posizione nel profitto dell’alunno A rispetto alla posizione del profitto dell’alunno B
  5. Proprietà relazionali: posizione del caso A nella rete amicale del suo gruppo
  6. Proprietà globali delle industrie: tipo di società, sede legale, settore industriale

La traduzione empirica dei concetti riferiti alle proprietà degli oggetti: schema

Dal concetto all’indice: schema

Dal concetto all'indice: schema


L’indicatore

I concetti (le proprietà) di cui si occupa la ricerca sociale sono però molto generici, il che implica una impossibilità di rilevarli empiricamente in modo diretto. Ogni qualvolta i concetti (le proprietà) sono così generali che non è possibile rintracciare nella loro intensione proprietà direttamente osservabili ovvero quando non si può dare/non è opportuno dare una definizione diretta del concetto (la proprietà) è necessario ricorrere ad una semplificazione del concetto stesso (la proprietà). Ciò significa che se il concetto non ha stati empiricamente rilevabili, esso deve essere semanticamente rappresentato da un altro concetto i cui stati siano rilevabili. Quest’ultimo prende il nome di indicatore; esso è un concetto di proprietà (I) che fornisce informazioni su un altro concetto di proprietà (C) più generale.

Un indicatore è l’espressione di un legame di rappresentazione semantica fra il concetto generale e un concetto più specifico di cui possiamo dare una definizione.

Per comprendere meglio …

Il ricorso agli indicatori non è specifico delle scienze sociali, nella vita quotidiana si fa ricorso agli indicatori ogni qualvolta si individua un “indizio”, un elemento direttamente osservabile, come segnale di qualcos’altro.

Ad esempio, se vediamo qualcuno ridere (elemento direttamente osservabile – indizio) possiamo dedurre che è felice.

Ci sono tre elementi comuni tra il concetto ordinario di indicatore e il concetto di indicatore in uso nell’approccio standard delle scienze sociali:

  1. é sempre un elemento manifesto che da informazioni su qualcosa di non manifesto
  2. l’elemento manifesto può interessare in sé o semplicemente come espressione di qualcosa che non è manifesto (la risata della donna può essere interessante anche senza che sia necessariamente legata alla felicità)
  3. l’elemento manifesto può essere considerato da osservatori differenti come indizio di fenomeni diversi (ridere potrebbe esprimere felicità o, al contrario, potrebbe essere una reazione nervosa allo stress)

L’operativizzazione

Il processo che lega l’indizio ad un fenomeno non direttamente osservabile prende il nome di operativizzazione; esso è definibile come:

“I diversi passaggi attraverso cui si attribuisce un contenuto empirico a concetti non immediatamente osservativi. (A. Bruschi, 1999)”

Il prodotto finale del processo di operativizzazione si concreta nella individuazione di un insieme di indicatori che definiscono ed individuano il concetto.

Gli indicatori devono essere oggetti e/o comportamenti reali ed osservabili in modo tali da consentire di determinare la presenza o l’assenza del concetto in ragione della loro presenza o assenza in sede di rilevazione.

Es.: Status socioeconomico

  • Istruzione
  • Professione

Sinonimi

  • Operativizzare/zazione
  • Operazionalizzare/zazione

Il rapporto di indicazione

Selezionare gli indicatori che definiscono il concetto significa istituire un rapporto di indicazione (di rappresentazione semantica) tra un concetto generale e un indicatore più specifico; ciò equivale ad utilizzare la proprietà-indicatore I in luogo della proprietà-concetto C.

Rapporto tra concetto ed indicatore: esempio

Rapporto tra concetto ed indicatore: esempio


Il rapporto semantico tra C ed I

Il rapporto tra il concetto C e l’indicatore I è un rapporto di rappresentazione semantica: I sarà, infatti, un indicatore del concetto C se il contento semantico in comune tra C ed I (la parte indicante) è sufficientemente esteso. La parte indicante è la parte d’estensione di I che ne fa un possibile indicatore di C. Più la parte indicante è estesa – e quindi la parte estranea è ridotta – più I sarà un valido indicatore di C.

Per individuare gli indicatori di C sarà allora necessario “scegliere” quelli la cui parte indicante è la più ampia.

Parte indicante; parte estranea

Parte indicante; parte estranea


Natura del rapporto di indicazione

Il rapporto tra concetto C ed indicatore I (rapporto di indicazione) è di natura stipulativa perché il contenuto semantico non è univoco. Infatti,

l’elasticità dei rapporti semantici fra concetti ed indicatori non dipende dallo stato di sviluppo di una disciplina ma da tre fattori:

  1. unità di analisi: A seconda del livello dell’unità di analisi un indicatore può riferirsi a concetti con un contenuto semantico differente
  2. contesti sociali: Il legame dell’indicatore con concetti più generali cambia a seconda del contesto sociale di riferimento
  3. ricercatore: L’esperienza del ricercatore può influenzare la scelta del set di indicatori che si riferiscono ad un determinato concetto

Dipendenza dall’unità d’analisi e dal contesto sociale: esempi

Unità di analisi

Indicatore: % di anziani sul totale della popolazione

UA: Comune -> Concetto: marginalità socio- economica

UA: Provincia -> Concetto: qualità della vita

Contesti sociali

Indicatore: tasso di partecipazione elettorale

  • Ambito: paesi con elezioni competitive -> Concetto: vivacità della vita democratica
  • Ambito: paesi a partito unico -> Concetto: efficacia del controllo politico

Pluralità degli indicatori

  • Si possono individuare molteplici indicatori di uno stesso concetto perché la copertura semantica dell’indicatore non coincide con l’estensione semantica del concetto, essa è meno generale. Ciò implica che ogni concetto che non suggerisce direttamente una definizione operativa (vedi lez. 14) necessita, per essere “rilevato” di più indicatori.
  • Uno stesso indicatore può essere messo in rapporto di rappresentazione semantica con più concetti generali anche differenti tra loro. Ciò implica che se un concetto suggerisce direttamente una definizione operativa può essere scelto come indicatore di una pluralità di altri concetti.

Ogni indicatore possiede un carattere specifico e non deve mai essere considerato completamente rappresentativo di un altro concetto. (Lazarsfeld, 1969, 49)

Come si scelgono gli indicatori?

Memorandum

1. Deve essere una proprietà di un oggetto, né un oggetto né uno stato sulla proprietà dell’oggetto.

Esempio:

  • politica (oggetto) -> ERRORE
  • reazione negativa per la politica (stato sulla proprietà) -> ERRORE
  • grado di favore per la politica (proprietà dell’oggetto) -> CORRETTO

2. Deve riguardare la stessa unità di analisi della proprietà generale.

  • UA della proprietà generale = individui -> UA dell’indicatore = individui

3. Tutti i casi devono avere almeno uno stato sulla proprietà.

Esempio:

  • domanda rivolta solo alle donne quando la popolazione non è composta da sole donne

Considerazioni conclusive

Gli indicatori (e di rapporti di indicazione) sono parte dell’interazione sociale e vengono abitualmente utilizzati nella vita quotidiana. L’abbigliamento, i comportamenti, sono interpretati come segni, indizi che rinviano a qualcos’altro. Ad esempio, il modo di vestire può essere interpretato come indicatore delle disponibilità finanziarie o dello status sociale di individuo o, ancora, dell’appartenenza territoriale, politica o religiosa.

Nelle scienze sociali il problema della scelta degli indicatori si pone, nello specifico, in relazione all’utilizzo di particolari concetti ritenuti troppo generali per essere osservati direttamente.

Il percorso seguito in via teorica dal ricercatore per passare dai concetti agli indici è stato descritto da Lazarsfeld (Lazarsfeld 1958). Egli individua quattro fasi:

  1. la rappresentazione figurata del concetto
  2. la specificazione dello stesso concetto, articolato secondo diversi aspetti e dimensioni
  3. la scelta degli indicatori empirici per le dimensioni considerate
  4. la sintesi delle informazioni raccolte in un indice che trova posto nella matrice dei dati

Considerazioni conclusive

In questo passaggio il ricercatore utilizza sia le sue conoscenze precedenti (le sua conoscenze di senso comune e quelle derivate dalle elaborazioni concettuali e dalle ricerche empiriche della comunità scientifica), sia le analisi esplorative delle informazioni raccolte. La sua creatività si esplica fin dalla prima fase “nel momento in cui, dopo aver percepito fenomeni diversi, cerca di scoprirvi un aspetto caratteristico fondamentale, e tenta quindi di spiegare le eventuali regolarità che osserva” (1958, tr. it. p. 42). Il concetto emerge “come un’entità concepita in termini vaghi, che dà un senso alle relazioni osservate fra i fenomeni” (ibid.). Il lavoro del ricercatore resta importante in tutte le successive operazioni, fino all’ultima fase (la costruzione degli indici), perché talvolta “due indici, basati sullo stesso materiale ma facenti uso di formule diverse, presuppongono idee differenti sull’oggetto di studio” (Lazarsfeld e Barton 1951, tr. it. p. 286). Nella sequenza delle operazioni possono essere più volte ripensate e riviste le opzioni relative alla concettualizzazione del fenomeno, alla scelta degli indicatori e alle modalità di costruzione degli indici.

Prossima lezione

La trasformazione di un indicatore in variabile: la definizione operativa

  • Gli stati sulla proprietà
  • La definizione operativa
  • Introduzione alla variabile

Le lezioni del Corso

I materiali di supporto della lezione

P.F. Lazarsfeld, 1958, Evidence and Inference in Social Research», Daedalus, LXXXVII, 3, 1958, pp.99-130. tr. it. Dai concetti agli indici empirici, in Boudon e Lazarsfeld (curr.), L'analisi empirica nelle scienze sociali Vol. 1. Bologna: Il Mulino, 1969

P.F. Lazarsfeld, H.A. Barton, Qualitative Measurement in the Social Sciences: Classifications, Typologies, and Indices, in Lerner e Lasswell (eds.), The Policy Sciences. Stanford University Press. 1951; tr. it. Classificazioni, tipologie e indici, in P.F. Lazarsfeld, Metodologia e ricerca sociologica. Bologna: Il Mulino, 1967

A. Marradi, Concetti e metodo per la ricerca sociale, Firenze La Giuntina,1985

A. Marradi, 1994, «Referenti, pensiero e linguaggio: una questione rilevante per gli indicatori», in Sociologia e ricerca sociale XV, 43, pp.137-207

A. Bruschi, Metodologia delle Scienze Sociali, Milano Bruno Mondadori, 1999

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