L’intervista qualitativa è
“una conversazione provocata dall’intervistatore, rivolta a soggetti scelti sulla base di un piano di rilevazione e in numero consistente, avente finalità di tipo conoscitivo, guidata dall’intervistatore, sulla base di uno schema flessibile e non standardizzato di interrogazione”.
(Corbetta,1999, p. 405)
Le interviste qualitative sono, dunque, conversazioni “estese” tra il ricercatore e l’intervistato, durante le quali il ricercatore cerca di ottenere informazioni quanto più dettagliate e approfondite possibili sul tema della ricerca. Al pari delle altre tecniche qualitative, l’obiettivo primario dell’intervista è accedere alla prospettiva del soggetto studiato, cogliendo le sue categorie concettuali, le sue interpretazioni della realtà e i motivi delle sue azioni.
L’intervista, rivolta a soggetti selezionati secondo un piano di rilevazione, è guidata dall’intervistatore sulla base di uno schema di interrogazione flessibile e non standardizzato. Infatti, anche se l’intervista non è standardizzata, essa non è lasciata al caso: ‘intervistato viene scelto sulla base di determinate caratteristiche che attengono al suo vissuto personale o all’appartenenza ad un determinato gruppo sociale. Lo scopo non è giungere alla generalizzazione dei risultati, cionostante il numero degli intervistati deve essere comunque consistente (alcune decine), in questo modo è possibile rilevare ogni informazione possibile sul fenomeno oggetto di ricerca.
La conversazione tra le parti non è confrontabile con una normale conversazione perché in questo caso i ruoli degli interlocutori non sono equilibrati: l’intervistatore guida e controlla l’intervista rispettando sempre la libertà dell’intervistato di esprimere le proprie opinioni.
Infine, le domande che l’intervistatore pone sono finalizzate a spingere l’intervistato verso l’osservazione critica di sé e del proprio agire e a esplicitare gli esiti di questa riflessione.
Per questi motivi ogni fase dell’intervista non è occasionale, non lo è l’evento, l’intervistato, il tema dell’intervista.
Il termine “intervista”, viene utilizzato per indicare sia l’interrogazione mediante questionario (intervista quantitativa – questionario, scale) sia l’interrogazione qualitativa. In realtà, come è stato più volte sottolineato, derivando da approcci di ricerca molto dissimili, tra i due tipi di intervista esistono molte differenze.
Intervista con questionario = il fenomeno studiato è già ampiamente conosciuto; si è consapevoli delle dimensioni che lo caratterizzano; ci si propone di verificare come tali dimensioni si distribuiscono sulla popolazione di riferimento; si vuole mettere alla prova empirica ipotesi già ben strutturate.
Intervista qualitativa = si conosce poco del fenomeno studiato; si cerca di capire quali sono le dimensioni che lo caratterizzano; si è alla ricerca di nuove ipotesi per interpretarlo.
NOTA: Per evitare confusioni terminologiche, si utilizzerà il termine intervista per indicare l’interrogazione nell’approccio qualitativo e questionario per indicare l’interrogazione nell’approccio quantitativo.
L’intervista qualitativa è flessibile. Ciò significa che è uno strumento aperto, modellabile nel corso dell’interazione, adattabile ai diversi contesti empirici e alle diverse personalità degli intervistati.
L’intervistato, sotto la direzione di chi lo interroga e utilizzando le proprie categorie mentali ed il proprio linguaggio, è lasciato libero di esprimere le proprie opinioni e i propri atteggiamenti.
A seconda del diverso grado di flessibilità, è possibile distinguere tra:
I tre tipi di intervista possono essere pensati come distribuiti lungo un continuum che ha come estremi.
La scelta del tipo di intervista dipende dagli obiettivi della ricerca; in generale, si ricorre ad un’intervista strutturata quando il disegno della ricerca prevede un numero considerevole di interviste mentre, a mano a mano che il numero di interviste diminuisce, si ricorrerà ad una semi-strutturata o ad una non strutturata.
L’intervista strutturata prevede un insieme fisso e ordinato di domande aperte che vengono sottoposte a tutti gli intervistati nella stessa formulazione e nella stessa sequenza, l’intervistato è lasciato libero di rispondere come crede.
L’intervista strutturata è la più rigida dei tre tipi: anche se la domanda non vincola l’intervistato, il fatto che le domande vengono poste a tutti nello stesso ordine rende l’intervista poco flessibile e adattabile alla specifica situazione. Da questo punto di vista essa rappresenta una sorta di mediazione tra l’approccio quantitativo e l’approccio qualitativo, una tecnica “ibrida” che raccoglie informazioni, da un lato, in modo standardizzato (le domande) e, dall’altro, in modo aperto e destrutturato (le risposte).
Inoltre, spesso, il materiale raccolto viene trattato in modo da poter essere incluso in una matrice dati.
Questa sua ambivalenza fa sì che l’intervista strutturata possa essere utilizzata quando si vuol procedere in modo standardizzato ma nello stesso tempo la conoscenza limitata del fenomeno non consente l’utilizzo di un questionario a risposte chiuse.
L’intervista semi strutturata prevede una traccia che riporta gli argomenti che necessariamente devono essere affrontati durante l’intervista; essa può essere costituita da un elenco di argomenti o da una serie di domande a carattere generale.
Nonostante sia presente una traccia fissa e comune per tutti, la conduzione dell’intervista può variare sulla base delle risposte date dall’intervistato e sulla base della singola situazione. L’intervistatore, infatti, non può affrontare tematiche non previste dalla traccia ma, a differenza di quanto accade nell’intervista strutturata, può sviluppare alcuni argomenti che nascono spontaneamente nel corso dell’intervista qualora ritenga che tali argomenti siano utili alla comprensione del soggetto intervistato. Può accadere, ad esempio, che l’intervistato anticipi alcune risposte e quindi l’intervistatore può dover modificare l’ordine delle domande. In pratica, la traccia stabilisce una sorta di perimetro entro il quale l’intervistato e l’intervistatore hanno libertà di movimento consentendo a quest’ultimo di trattare tutti gli argomenti necessari ai fini conoscitivi.
La specificità dell’intervista non strutturata, detta anche in profondità, libera o ermeneutica, è costituita dall’individualità degli argomenti e dall’itinerario dell’intervista. In questo tipo di intervista, infatti, il contenuto delle domande non è prestabilito ma varia da soggetto a soggetto; l’unico elemento stabilito è il tema generale, gli altri argomenti – correlati a quello generale – emergono spontaneamente nel corso dell’intervista.
L’intervistatore ha il compito di proporre, inizialmente, i temi del colloquio lasciando che l’intervistato, mantenendo l’iniziativa della conversazione, esponga liberamente il suo punto di vista. L’intervistatore deve, inoltre, far sì che la conversazione non si orienti su argomenti irrilevanti e, qualora l’intervistato accenni ad argomenti ritenuti interessanti per la ricerca, egli può incoraggiarlo ad approfondire ulteriormente.
In questo modo, dato un tema generale, ogni intervista diventa unica sia nei contenuti, sia nei tempi di durata che nel tipo di rapporto che si istaura tra intervistato ed intervistatore.
Intervista non direttiva: la finalità di questo tipo di intervista è terapeutica. L’argomento della conversazione (tema) non è prestabilito, è l’intervistato che conduce la conversazione portandola su un tema a sua scelta. Il fatto che l’intervistato scelga un tema piuttosto che un altro viene assunto come elemento diagnostico.
Intervista clinica: non molto differente dall’intervista semi strutturata, ha anch’essa una finalità terapeutica. Guidata interamente dall’intervistatore, che in genere è uno psicologo o un assistente sociale, ha lo scopo di rileggere la storia personale del soggetto ricostruendo l’itinerario che lo ha condotto verso un certo esito come, ad esempio, verso un comportamento deviante (droga, delinquenza ecc.)
Intervista ad osservatori privilegiati: Si ricorre a questo tipo di intervista quando si intende interrogare soggetti che non necessariamente fanno parte del fenomeno da studiare ma ne sono conoscitori esperti perché hanno una visione diretta e profonda in quanto ricoprono una posizione privilegiata di osservazione. Esempio: ricerca sulla devianza minorile, il testimone privilegiato potrebbe essere il direttore del carcere minorile.
Intervista di gruppo o focus group: è “una tecnica di rilevazione per la ricerca sociale basata sulla discussione tra un piccolo gruppo di persone, alla presenza di uno o più moderatori, focalizzata su un argomento che si vuole indagare in profondità” (Corrao 2000: 25). Si svolge come un’intervista guidata da un moderatore che, seguendo una traccia (griglia) più o meno strutturata, propone degli “stimoli” ai partecipanti. Gli stimoli possono essere di tipo di sia verbale (domande dirette, frasi, definizioni, associazioni) sia visivo (fotografie, disegni, vignette, filmati). Dalle risposte a questi stimoli scaturisce (o dovrebbe scaturire) la discussione tra i partecipanti. La caratteristica principale risiede proprio nell’interazione che si crea tra i partecipanti, che produce idee in misura più consistente rispetto all’intervista singola sia a livello di quantità sia a livello di qualità.
Da quanto esposto sin qui sembra chiaro che l’intervista qualitativa non può essere definita una semplice tecnica per la raccolta delle informazioni, essa è piuttosto un processo di interazione fra due individui. Per questo motivo condurre un’intervista non è affatto cosa semplice: la flessibilità che la caratterizza rende complessa l’individuazione di regole generali per una corretta conduzione.
Esistono, comunque, delle linee guida riassumibili in 10 punti (Corbetta, 1999, 423):
In genere – e qualora l’intervistato dia l’autorizzazione – l’intervista viene registrata. Successivamente, l’intervistatore provvede a trascriverla integralmente, parola per parola (verbatim) mantenendo inalterato l’intero svolgimento dell’intervista perché ogni intervento sul testo trascritto è di per sé una traduzione del testo.
Esistono criteri di trascrizione (segni grafici) condivisi per registrare anche la dimensione non verbale della conversazione:
Tra i turni di parola dei due soggetti va lasciata una riga di spazio dell’intervistatore.
Il materiale empirico prodotto da un’intervista è costituito dal contenuto dell’intervista stessa, ovvero dalle motivazioni, dalle opinioni, dagli atteggiamenti, dalle credenze, dai comportamenti e da tutte le informazioni fornite dall’intervistato tramite l’espressione verbale e non verbale.
La comunicazione non verbale fornisce indicazioni sugli stati emotivi ed affettivi dell’intervistato e sul loro significato.
La comunicazione verbale fornisce indicazioni circa la sfera
cognitiva e comportamentale dell’intervistato.
L’analisi di questo materiale, a differenza di quanto accade con altre tecniche di ricerca, non è un compito che si svolge in un unico momento, ma è un processo continuo. Le interviste vengono analizzate, infatti, sistematicamente, subito dopo essere state condotte, in questo modo è possibile individuare eventuali altri temi da indagare e altre domande da sottoporre ad ulteriori soggetti.
Una volta terminate tutte le interviste queste vengono riesaminate come un gruppo unico: se emergono delle aree incomplete, il ricercatore può tornare sul campo per somministrare altre interviste. Analisi e interviste, dunque, si alternano durante lo studio: con il procedere dell’analisi il quadro teorico di fondo si arricchisce e talvolta si corregge.
Dal momento che l’obiettivo finale è la comprensione delle persone, l’analisi in senso stretto è centrata sui soggetti – case based – e l’approccio di studio è di tipo olistico. Ciò significa che ogni individuo viene osservato e studiato nella sua interezza perché, secondo questa prospettiva, ogni individuo non è la semplice somma di tante sue parti.
Di recente l’analisi del materiale empirico viene supportato da software creati ad hoc, come NVIVO, Atlas.ti e HyperRESEARCH.
La presentazione dei risultati avviene sottoforma di narrazione ovvero attraverso i racconti di episodi o la descrizione dei casi, utilizzando, spesso, le stesse parole degli intervistati. L’obiettivo è quello di non alterare il materiale raccolto trasmettendo al lettore l’immediatezza delle situazioni presentate.
Inizialmente si sviluppa un tema, successivamente per esplicarlo al meglio viene riportato un brano tratto dalle interviste.
Il risultato è quindi un intreccio tra analisi del ricercatore – che guida la lettura – illustrazioni, esemplificazioni, sostegni empirici rappresentati dai brani delle interviste.
L’uso dei documenti
1. Metodo, metodologia, tecnica, epistemologia, gnoseologia
2. Il problema del metodo nella scienza
3. Il problema del metodo nelle scienze sociali
4. Il concetto di paradigma nelle scienze sociali
5. I paradigmi fondativi I: Positivismo
6. Gli sviluppi successivi: Neopositivismo e Postpositivismo
7. I paradigmi fondativi II: Interpretativismo
8. Il metodo qualitativo e il metodo quantitativo a confronto
9. Approcci standard e approcci non standard alla scienza
10. La struttura “tipo” della ricerca quantitativa
11. Tipi di unità di analisi nella ricerca sociale
12. Gli strumenti elementari della conoscenza: concetti, asserti e ...
13. La trasformazione del concetto in indicatori
14. La trasformazione di un indicatore in variabile: la definizione...
15. Le variabili
16. Misurazione e scale: la proposta di Stevens
17. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
18. Classificazione, misurazione, conteggio, scaling: la proposta d...
19. La ricomposizione degli indicatori e la costruzione degli indic...
22. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Likert
23. La tecnica delle scale di atteggiamento. La scala Guttman
24. La tecnica delle scale di atteggiamento. Le scale auto-ancorant...
25. Le fonti statistiche ufficiali
27. Campionamento non probabilistico
28. L'approccio qualitativo. L'osservazione partecipante
C. Cipolla, A. de Lillo (a cura di), Il sociologo e le sirene, Milano Franco Angeli, 1996.
M. Cardano, Tecniche di ricerca qualitativa: Percorsi di ricerca nelle scienze sociali, Roma Carocci, 2003.
G. Gianturco, L'intervista qualitativa: dal discorso al testo scritto, Milano Guerini, 2004.
H. Rubin, I. Rubin, Qualitative Interviewing: the Art of Hearing Data, Thousand Oaks Sage, 2005.
S. Corrao, Il focus group, Milano Franco Angeli, 2000.
A. Marradi R. Fideli, Intervista, in Enciclopedia delle Scienze Sociali, V, Roma Treccani, 1996.