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Pietro Maturi » 20.I pronomi allocutivi


L’allocuzione

  • Si definiscono pronomi allocutivi quei pronomi che utilizziamo, nelle diverse lingue, per riferirci al nostro o ai nostri interlocutori
  • Sono allocutivi, in italiano, i pronomi tu, usato per riferirsi a un singolo interlocutore, e voi, usato per rivolgersi a due o più persone
  • Tuttavia, in italiano, in determinate circostanze, non usiamo il tu bensì il lei oppure il voi per alcune categorie di interlocutori
  • Meccanismi analoghi esistono anche in molte altre lingue
  • L’inglese, invece, ha un unico allocutivo, you, indipendentemente dal numero delle persone e da ogni altra circostanza

Forme T e V

  • Se oggi in italiano ci rivolgiamo a una sola persona, abbiamo la possibilità di “dare del tu” o “del lei”. In altre lingue abbiamo una analoga alternativa: in francese tra “tu” e “vous”, in spagnolo tra “tú” e “Usted”, in tedesco tra “du” e “Sie”, ecc.
  • Per semplificare il discorso, si dice che la scelta è tra una forma T (cioè tu e i suoi equivalenti) e una forma V (cioè lei, vous, Usted, Sie, ecc.), dal latino Tu e Vos
  • Ma come si spiega l’uso di forme plurali come “vos” per parlare con una sola persona? Nel latino classico questo non accadeva. Si usava sempre e solo il “tu”. “Vos” serviva solo al plurale
  • Secondo Brown e Gilman, quando l’Impero Romano si scisse in Impero d’Occidente e d’Oriente e al posto di un solo imperatore se ne ebbero due, nacque l’uso di parlare a ciascun imperatore con il “vos”, in quanto egli rappresentava contemporaneamente non solo se stesso ma anche l’altro imperatore

La semantica del potere

  • Qualunque sia la spiegazione che si può dare per l’origine dell’uso del plurale “vos” nel rivolgersi a una persona singola, questo uso andò diffondendosi sempre più nel Medio Evo ogni volta che ci si rivolgeva a qualcuno che occupava un posto superiore nella rigida gerarchia sociale di quel tempo
  • Questa persona di rango superiore, che riceveva quindi un pronome V, si rivolgeva però all’inferiore con il T
  • L’uso degli allocutivi era perciò asimmetrico, cioè non reciproco
  • Se avessimo potuto osservare una conversazione tra due persone, immediatamente l’uso dei pronomi T e V ci avrebbe detto chi era il superiore e chi l’inferiore
  • Per questo motivo si può dire che questi pronomi erano “segni del potere” e quindi costituivano una “semantica del potere”

Il caso dell’inglese

  • Questa modalità di uso degli allocutivi, nata nell’alto Medio Evo, continuò ad agire per più di un millennio nelle diverse lingue europee
  • L’inglese, come tutte le altre lingue, aveva una forma per il “tu”, cioè thou (pronunciato [ðau]) e una per il “voi”, cioè you o ye
  • Quindi anche in inglese, almeno fino al XVII secolo, si poteva “dare del tu”, cioè usare thou, o “dare del voi”, cioè usare you, e sempre in un modo non reciproco, fondato sulla gerarchia sociale
  • A partire dal XVII-XVIII secolo, però, il thou iniziò ad acquisire in Inghilterra sempre più un valore spregiativo e venne sentito e usato quasi come un insulto
  • Per questa ragione gradualmente il thou uscì dall’uso e oggi l’inglese ha soltanto il voi, cioè you, come unico allocutivo

La semantica della solidarietà

  • Dal XVIII secolo si diffondono in Europa nuove ideologie liberali, democratiche ed egualitarie e dall’Ottocento le società dei Paesi avanzati si trasformano creando modelli di organizzazione sociale sempre meno rigidamente gerarchizzati
  • Il sistema della semantica del potere non reggeva più di fronte a così grandi trasformazioni e cedette via via il posto a un nuovo sistema nell’uso dei pronomi allocutivi che riflette le nuove situazioni culturali e sociali
  • L’uso asimmetrico dei pronomi T e V basato sul rango venne sostituito gradualmente da un uso simmetrico, per cui due persone oggi possono darsi reciprocamente del V oppure darsi, sempre reciprocamente, del T
  • La scelta tra il T e il V è basata, nel nuovo sistema, sull’esistenza o meno di un rapporto di “solidarietà”, cioè sul riconoscimento reciproco tra i due interlocutori di un’appartenenza comune: se i due si riconoscono come familiari, come amici, come coetanei, come colleghi, come compagni di fede politica, religiosa, ecc., si instaura un T reciproco. In assenza di questa condizione invece si userà un V reciproco
  • L’uso del T o del V quindi ci informa sull’esistenza o meno di un vincolo di solidarietà tra i due interlocutori

Il caso italiano

  • In italiano standard, oggi, il sistema degli allocutivi è formato da “tu” come forma T e da “lei” come forma V
  • Il “lei” dell’italiano si spiega a partire da formule di rispetto come “Vostra eccellenza”, “Vostra signoria”, ecc., che, essendo sostantivi femminili singolari, sono stati col tempo sostituiti dal pronome femminile singolare “ella”, e più recentemente “lei”
  • Nell’italiano regionale di alcune regioni dell’Italia meridionale, tuttavia, è ancora molto diffuso l’uso del “voi”
  • Alcuni parlanti campani utilizzano, a seconda dei casi, tre diversi allocutivi, cioè “tu”, “voi” e “lei”, altri usano solo “tu” e “voi”, altri ancora “tu” e “lei”

Lo studio empirico di Brown e Gilman

  • Brown e Gilman negli anni ‘50-’60 svolsero uno studio su un campione di studenti italiani, francesi e tedeschi che frequentavano i loro corsi universitari negli U.S.A.
  • Lo studio si basava su di un questionario formato da una batteria di domande, ciascuna delle quali era strutturata come “Quale pronome usa lei quando parla con …?” o come “Quale pronome usa … per rivolgersi a lei?” e prevedeva cinque possibili risposte lungo una scala che andava da “sempre T” a “sempre V” (scalogramma)
  • I risultati consentirono non solo di comprendere il criterio con cui venivano usati T e V dal campione di soggetti, ma anche di individuare significative differenze tra l’uso in Italia, in Germania e in Francia
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