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Giuseppe Di Costanzo » 4.Arthur Schopenhauer


Cenni biografici

Arthur Schopenhauer nacque il 22 febbraio 1788 a Danzica, città polacca che a quel tempo apparteneva alla Prussia, da un ricco mercante, Heinrich Floris, e una scrittrice, Johanna Henriette Trosiener.

Nel 1813 si laureò a Jena con una tesi Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente.

Dopo una breve esperienza come docente universitario a Berlino, nel 1833 si stabilì Francoforte sul Meno dove morì il 21 settembre 1860.

Arthur Schopenhauer. Fonte: Wikipedia

Arthur Schopenhauer. Fonte: Wikipedia


Opere principali

Tra le sue opere principali si ricordano:

  • Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente, 1813;
  • Sulla vista e i colori, 1816;
  • Il mondo come volontà e rappresentazione, 1818/1819, secondo volume, 1844;
  • Sul volere nella natura, 1836;
  • Sulla libertà del volere umano, 1839;
  • Sul fondamento della morale, 1840;
  • Parerga e Paralipomena, 1851.

Link utili:

Il rapporto con Kant

Schopenhauer riprende la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno (cosa in sé). Per Kant, il fenomeno è l’unica realtà accessibile alla mente umana, mentre il noumeno è un concetto limite, che permette di definire che cosa sia la conoscenza. Per Schopenhauer, invece, il fenomeno è qualcosa di illusorio, paragonabile al “velo di Maya”, che copre la vera essenza delle cose, mentre il noumeno è una realtà che si nasconde dietro l’ingannevole manifestazione del fenomeno e che il filosofo ha il compito di scoprire.

Kant

  • Fenomeno → l’unica realtà accessibile alla mente
  • Noumeno → (cosa in sé) concetto limite che permette di definire che cosa sia la conoscenza

Schopenhauer

  • Fenomeno → Illusione
  • Noumeno → la realtà che si nasconde dietro l’ingannevole manifestazione del fenomeno

Il mondo come rappresentazione

La rappresentazione, nella filosofia di Schopenhauer, si riferisce alla realtà in quanto oggetto di conoscenza da parte di un soggetto. In tal senso la realtà è il risultato di una concatenazione di cause ed effetti, la cui struttura è espressione del rapporto tra il soggetto (l’individuo) e l’oggetto (la realtà). La rappresentazione è dunque tutto ciò che può essere considerato come oggetto di conoscenza da parte di un soggetto.


Il concetto di volontà

La volontà è la realtà che si nasconde dietro l’ingannevole manifestazione dei fenomeni. La realtà, per Schopenhauer, è infatti qualcosa di conoscibile, poiché se l’uomo fosse soltanto conoscenza e rappresentazione non potrebbe mai uscire dal mondo fenomenico, ossia da una rappresentazione puramente esteriore (e illusoria) di se stesso e delle cose. Siccome l’uomo è anche materialità, poiché è corpo, non si limita a vedersi solo dal di fuori, ma si vede anche e soprattutto dal di dentro.

La volontà di vivere

La consapevolezza di essere anche corpo permette all’essere umano di squarciare il velo illusorio del fenomeno e di rendersi conto che la radice noumenica (cioè relativa alla cosa in sé) dell’io umano è nient’altro che una volontà di vivere.

La volontà di vivere è un impulso irrazionale che spinge l’uomo, anche contro le sue intenzioni, a vivere e ad agire.

La volontà di vivere non è qualcosa che riguarda solo l’essere umano, ma ogni essere vivente. L’uomo, però, a differenza delle altre specie, è consapevole della sua condizione.

Un pendolo che oscilla tra dolore e noia

La volontà di vivere è dunque un principio unitario e irrazionale che si oggettiva in ogni essere vivente. Sostenere che l’essere è volontà significa affermare che l’essere è costitutivamente dolore. Ogni essere infatti desidera sempre qualcosa e desiderare vuol dire trovarsi in uno stato di tensione e di mancanza che nessun appagamento può realmente colmare, poiché per ogni desiderio appagato ne rimangono molti altri insoddisfatti. Inoltre, la stessa gratificazione provata per aver raggiunto un obiettivo si trasforma gradualmente in un’altra condizione esistenziale negativa, che è quella della noia. La vita dunque oscilla tra il dolore della mancanza e la noia, passando per l’attimo dell’effimero piacere.


Il pessimismo

I due poli tra i quali si muove la vita sono dunque dolore e noia. Allo stesso modo nella storia si ripete lo stesso meccanismo basato su bisogno e mancanza, con l’aggravante che la natura si cura della specie e non del singolo.

Dalla constatazione che l’essere è dolore in quanto l’universo è solo una volontà inappagata, la sofferenza rappresenta la legge immanente di questo mondo.

Le vie di liberazione

Schopenhauer individua tre vie di liberazione dal dolore. Tali percorsi sono tappe, attraverso cui l’uomo cerca di liberarsi dalla volontà di vivere, e si identificano con l’arte, la morale e l’ascesi.


Il suicidio

Tra le vie possibili per liberare l’uomo dal giogo della volontà di vivere, Schopenhauer respinge la possibilità del suicidio, riconoscendo in esso un’erronea forma di attaccamento alla vita: il suicida infatti «vuole la vita ed è solo scontento delle condizioni che gli sono toccate». Inoltre chi si procura la morte sopprime soltanto una manifestazione fenomenica della volontà di vivere ma non la volontà di vivere in se stessa.

L’arte

L’arte, per Schopenhauer, è la contemplazione della conoscenza, intesa in senso puro e disinteressato, degli aspetti universali e immutabili della realtà. Nell’arte infatti l’uomo si sottrae in parte alla condizione di disperazione prodotta dalla consapevolezza di essere sottoposti alla volontà di vivere. Tuttavia la liberazione realizzata dalla varie arti, al culmine delle quali Schopenhauer colloca la musica, ha un carattere parziale e temporaneo, che coincide con i momenti fugaci in cui ha luogo: l’arte non ha, in tale prospettiva, la capacità di redimere l’uomo per sempre dalla vita, ma riesce solamente a porlo oltre essa per brevi istanti.

Diego Velázquez, Las Meninas, 1656

Diego Velázquez, Las Meninas, 1656


La morale

La morale rappresenta il sentimento di pietà e compassione nei confronti del prossimo. Proprio questo darsi agli altri permette di annullare, anche in questo caso solo per brevi istanti, la sottomissione alla volontà di vivere. Ciò è dato proprio dalla partecipazione, immediata e incondizionata, ai dolori altrui. La morale si concretizza in due virtù cardinali: la giustizia e la carità. La giustizia consiste nel non fare del male agli altri e pertanto costituisce soltanto l’aspetto negativo della morale. La carità coincide invece con l’intenzione di fare del bene al prossimo, ossia con l’aspetto positivo della morale.
La morale tuttavia, come già detto, è solo una forma di liberazione parziale dalla volontà di vivere, poiché anch’essa, come l’arte, è legata ai pochi istanti in cui si compiono le azioni morali.


L’ascesi

L’ascesi è l’esperienza attraverso la quale l’individuo, cessando di volere la vita e il volere stesso, si propone di estirpare il proprio desiderio di esistere, di godere e di volere, mediante una serie di accorgimenti (come ad esempio la castità, l’umiltà e cosi via), al culmine dei quali si trova il nirvana. Con il sacrificio della volontà sono soppressi anche i tutti i suoi fenomeni: senza non c’è più volontà, non c’è più rappresentazione, non c’è più mondo. Tuttavia è importante sottolineare che, per Schopenhauer, il raggiungimento del nirvana è comunque un privilegio che solo pochi riescono a ottenere.

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