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Giuseppe Di Costanzo » 7.Friedrich Nietzsche


Cenni biografici

Friedrich Nietzsche nacque a Röcken, un villaggio della Prussia meridionale nei pressi di Lipsia, il 15 ottobre 1844. Studiò filologia classica a Bonn e a Lipsia sotto la guida di Friedrich Ritschl. I lavori del giovane filologo Nietzsche attirarono l’attenzione degli ambienti scientifici al punto che ottenne, nel 1869, a soli ventiquattro anni, la cattedra presso l’università svizzera di Basilea. In questo periodo Nietzsche conobbe e divenne amico di Richard Wagner, di cui fu subito anche un fervente ammiratore. Nel 1872 pubblicò il suo primo libro, La nascita della tragedia dallo spirito della musica, che, però, incontrò l’ostilità di gran parte del mondo accademico che, fino a quel momento, aveva apprezzato e tenuto in grande considerazione lo studioso. Intanto l’amicizia con Wagner si andava incrinando e si ruppe definitivamente con la pubblicazione, nel 1878, di Umano troppo umano. Nel 1879 Nietzsche lasciò definitivamente il mondo accademico e visse con una modesta pensione assegnatagli dall’università, soggiornando tra l’Alta Engadina, l’Italia e la Francia. Nel 1889 a Torino fu colto da un grave attacco di pazzia che lo lasciò per i dieci anni successivi in uno stato in cui i periodi di lucidità si alternavano frequentemente a quelli della malattia. Morì il 25 agosto 1900.

Friedrich Nietzsche. Fonte: Wikimedia Commons

Friedrich Nietzsche. Fonte: Wikimedia Commons


Opere principali

  • La nascita della tragedia dallo spirito della musica, 1872;
  • Considerazioni inattuali, 1873-1876;
  • Umano, troppo umano, 1878;
  • La Gaia scienza, 1882;
  • Così parlo Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, 1883;
  • Al di là del bene e del male, 1886;
  • La genealogia della morale, 1887;
  • Crepuscolo degli idoli, 1888;
  • Anticristo. La maledizione del cristianesimo, 1888.

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Il caso Nietzsche

Prima di analizzare in modo sistematico l’opera di questo pensatore è doveroso affrontare il tema dell’interpretazione nazista della sua filosofia. In realtà questa interpretazione fu condizionata dalla pubblicazione postuma, nel 1906, della Volontà di potenza, avvenuta sotto la supervisione della sorella di Nietzsche, Elisabeth, che raccolse e ordinò l’imponente mole di appunti scritti dal fratello, operando però una serie di tagli, ricuciture e manipolazioni, al fine di dare non solo alla Volontà di potenza, ma a tutto il pensiero di Nietzsche una connotazione razzista e nazionalista. Soltanto nel secondo dopo guerra, Per merito di due studiosi italiani, Giorgio Colli e Mazzino Montinari, soltanto negli anni Settanta del secolo scorso fu avviata una ripubblicazione, filologicamente rigorosa, di tutte le opere di Nietzsche, che furono finalmente depurate dalle manipolazioni operate dalla sorella dello studioso. L’edizione critica delle opere nietzschiane diede avvio ad una profonda revisione degli studi su questo filosofo e, in particolare, mise in discussione molte interpretazioni, che, proprio partendo dalla lettura “falsata” della Volontà di Potenza, del 1906, sostenevano la vicinanza di questo autore a quelle correnti di “destra” sfociate successivamente nella tragica esperienza del nazismo.

F. Nietzsche, Frammenti postumi, frm. 7[67] Contro l’antisemitismo

La nascita della tragedia dallo spirito della musica

La prima grande opera di Nietzsche fu La nascita della tragedia dallo spirito della musica, nella quale il filosofo propone una nuova interpretazione della classicità. L’immagine della classicità che aveva dominato fino ad allora in Europa si basava sulla convinzione che essa fosse l’espressione di una cultura composta e armoniosa. Nietzsche si oppone a questa prospettiva, sostenendo che, in realtà, il mondo classico si è connotato per caratteristiche esattamente contrarie, ossia per esser stato il prodotto dello scontro tra forze spirituali diverse che si sono a lungo contrastate. In particolare le coordinate di fondo che hanno contraddistinto la classicità, secondo Nietzsche, possono essere individuate nella celebre distinzione tra apollineo e dionisiaco.

Apollineo e dionisiaco

Il dionisiaco è quell’impulso che scaturisce dalla forza e dal senso caotico del divenire, e si esprime, sul piano artistico, nella musica. Il dionisiaco si contraddistingue per la sua accettazione totale della vita in ogni sua forma.
L’apollineo è invece quell’impulso che scaturisce da un atteggiamento di fuga dal mondo di fronte all’imprevedibilità degli eventi al quale l’essere umano reagisce producendo un mondo di forme limpide e definite, e si esprime, sul piano artistico, nella scultura. L’apollineo rappresenta del resto quella capacità di razionalizzare e organizzare il caos.


La trasvalutazione dei valori

Il tema dell’accettazione della vita porta Nietzsche a polemizzare contro la morale e il cristianesimo, considerati come le tipiche forme di coscienza e di azione attraverso cui l’uomo è giunto a porsi contro la vita. Egli ritiene infatti che la morale non sia nient’altro che una proiezione di determinate tendenze umane che si insediano nel singolo. In altre parole la cosiddetta voce della coscienza, su cui si basa la morale, è la manifestazione della presenza all’interno dell’individuo di quelle autorità sociali da cui ogni uomo è di fatto educato. Per tale ragione Nietzsche sostiene da un lato un superamento di quei valori antivitali tipici della morale tradizionale e dall’altro l’affermazione di una nuova “tavola dei valori” a misura dell’uomo e del suo carattere mondano (ossia relativo al mondo).

La «morte di Dio»

La critica della morale tradizionale e del cristianesimo trova il suo apice nel tema della morte di Dio. Il concetto di Dio ha avuto, e continua ad avere, secondo il filosofo tedesco un duplice significato per l’umanità:

  • Dio è il simbolo di ogni prospettiva oltre-mondana ed antivitale che pone il senso dell’essere umano “fuori” e al di là di se stesso, in modo da contrapporre il mondo imperfetto nel quale vive ad un altro mondo ritenuto vero e perfetto.
  • Dio rappresenta la personificazione di tutte le certezze ultime dell’umanità, ossia di tutte le credenze metafisiche e religiose elaborate nel corso i millenni per dare un senso ed un ordine rassicurante alla vita degli uomini.

Per tale ragione il concetto di Dio deve essere superato poiché rappresenta, secondo Nietzsche, la più antica delle bugie vitali, ossia la quintessenza di tutte le credenze escogitate dagli uomini attraverso i tempi per poter fronteggiare la dimensione caotica e irrazionale dell’esistenza.


Il nichilismo

Lo smarrimento esistenziale prodotto dal tramonto dell’idea di Dio e dalla messa in discussione della morale provoca nell’uomo contemporaneo un pericoloso trauma. L’uomo contemporaneo, infatti, privato dell’idea di Dio e della morale tradizionale, perde ogni punto di riferimento e sviluppa una pericolosa incapacità ad agire che lo può rendere facilmente manipolabile dalle élites di potere.
Questa incapacità ad agire è definita da Nietzsche con il concetto di nichilismo.

Nichilismo attivo e nichilismo passivo

Nietzsche individua due forme di nichilismo, il nichilismo attivo e il nichilismo passivo.
Il nichilismo passivo è quell’atteggiamento di disorientamento nei confronti della realtà che rende l’uomo totalmente incapace ad agire in modo creativo e responsabile.

Il nichilismo attivo è quell’atteggiamento di consapevolezza innanzi allo smarrimento del vuoto e alla conseguente incapacità di essere creativo.


L’oltre uomo e volontà di potenza

L’oltre uomo è quella tipologia di essere umano capace di accettare la vita, rifiutare la morale tradizionale, operare una trasvalutazione dei valori, reggere alla morte di Dio, superare il nichilismo, porsi come volontà di potenza e collocarsi nella prospettiva dell’eterno ritorno.
La volontà di potenza è quella capacità di compiere azioni creative e responsabili nelle quali chi le compie si riconosce completamente. Il concetto di volontà di potenza si identifica del resto con il modo d’essere dell’oltre uomo. L’individuo che si pone in una prospettiva di volontà di potenza accetta la vita intesa come caos attraverso sia l’affermazione di valori nei quali si riconosce completamente sia di una sua specifica interpretazione del mondo.

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