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Giuseppe Di Costanzo » 2.Lo storicismo critico


Aspetti generali

Lo storicismo critico tedesco è una corrente filosofica che nacque in Germania nella seconda metà dell’Ottocento. I suoi principali interpreti furono Wilhelm Dilthey, Ernst Troeltsch, Friedrich Meinecke e Max Weber. Tuttavia alcuni storici come Johann Gustav Droysen e Leopold von Ranke o filosofi come Friedrich Nietzsche possono essere in qualche modo considerati vicini all’impostazione culturale di questa corrente di pensiero, dal cui alveo nasce, per l’appunto, la teoria sociologica generale di Max Weber. In senso stretto lo storicismo tedesco si conclude con il libro di Meinecke del 1936, Le origini dello storicismo. Tuttavia i contenuti teorici dello storicismo influenzano gran parte della filosofia storicistico critica del Novecento.


Il campo di indagine

Lo storicismo ha come suo campo di indagine da un lato le condizioni di validità che fondano l’oggetto della conoscenza storica e dall’altro gli strumenti che contraddistinguono tale conoscenza. In altre parole lo storicismo suppone che gli oggetti della conoscenza storica abbiano un carattere specifico che li distingue da quelli delle cosiddette scienze naturali.

Nelle riflessioni proposte dai teorici di questa corrente assumono un ruolo centrale il concetto di individualità-specificità, che si contrappone al carattere generico, uniforme e ripetibile degli oggetti della conoscenza naturale, e quello di soggettività, in opposizione ad ogni forma di oggettività o di assoluto.

Per tali ragioni l’idealismo e il positivismo costituiscono i principali bersagli critici dello storicismo.

F. Tessitore,Il mondo della libertà in grado di comprendere il caos, in Corriere del Mezzogiorno 07 aprile 2005.

Wilhelm Dilthey: cenni biografici

Wilhelm Dilthey nacque a Bierbrich, piccolo centro tedesco dell’Assia, il 19 novembre 1833, ma compì i suoi studi a Berlino. Insegnò prima a Basilea, poi a Kiel, Breslavia e infine a Berlino. Fu autore di una vastissima produzione scientifica, che comprende opere riguardanti il problema della conoscenza storica, saggi di psicologia, etica, pedagogia, filosofia politica e critica letteraria. Morì il 1 ottobre 1911 a Siusi allo Sciliar, una piccola località in provincia di Bolzano.

Wilhelm Dilthey. Fonte: Wikimedia Commons

Wilhelm Dilthey. Fonte: Wikimedia Commons


Scienze della natura e scienze dello spirito

Il problema centrale del pensiero filosofico di Dilthey verte sulla distinzione tra scienze della natura e scienze dello spirito. Tale dicotomia si fonda sul diverso rapporto che si instaura tra il soggetto che studia e l’oggetto studiato: mentre nelle scienze dello spirito il soggetto è uguale all’oggetto studiato, nelle scienze della natura soggetto e oggetto sono differenti. Inoltre, nelle scienze naturali l’uomo muove da una pluralità di elementi separati per costituire una totalità. Nelle scienze dello spirito, invece, l’uomo parte dal rapporto immediato che ha con l’oggetto. Perciò l’ideale delle scienze della natura è la spiegazione, mentre quello delle scienze dello spirito è la comprensione.


Ernst Troeltsch (1865-1923)

Ernst Troeltsch si interroga sulla questione che contrappone storicismo e nichilismo, proponendo una relazione circolare tra storia ed etica. La storia, essendo espressione dei concetti di individualità e di sviluppo, uno sviluppo inteso come processo non lineare e privo di un fine precostituito, richiede all’individuo di operare una sintesi culturale del presente, ossia una “teologia della volontà che nel momento-presente plasma e trasfigura il proprio passato in futuro”.

Ernst Troeltsch. Fonte: Wikimedia Commons

Ernst Troeltsch. Fonte: Wikimedia Commons


Friedrich Meinecke (1862-1954)

Friedrich Meinecke in La nascita dello storicismo (1936), indica i due caratteri distintivi dello storicismo critico: il metodo idiografico (vale a dire il metodo volto alla conoscenza di ciò che è “singolare” e “individuale” in opposizione a ciò che è “generale” e “tipico”) e il concetto di sviluppo. In tale prospettiva comprendere un evento storicamente significa considerarlo, per un verso, come la manifestazione di un fenomeno singolare e irripetibile e, per l’altro, come un momento di un processo temporale continuo, indirizzato verso un fine non prestabilito. Pertanto tutto ciò che riguarda l’essere umano è implicitamente qualcosa di storico e dunque vive e muta nel tempo.

Friedrich Meinecke

Friedrich Meinecke


Max Weber: cenni biografici

Max Weber nacque ad Erfurt, città tedesca della Turingia, il 21 aprile 1864. Compì studi giuridici, economici e storici in varie università e divenne professore di economia nel 1894 presso l’università di Friburgo e nel 1896 presso l’università di Heidelberg. Nel 1918 fu tra i delegati inviati dalla Germania a Versailles per la firma del trattato di pace e successivamente diventò consulente dei redattori della Costituzione della Repubblica di Weimar. Morì nel 1920 a Monaco di Baviera il 14 giugno 1920.

Max Weber. Fonte: Wikipedia

Max Weber. Fonte: Wikipedia


Opere principali di Max Weber

Tra le sue opere principali si ricordano:

  • L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, 1904-1905;
  • L’«oggettività» conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale, 1904;
  • Su alcune categorie della sociologia comprendente, 1913;
  • Scienza come professione, 1919;
  • Politica come professione, 1919;
  • Economia e società, 1922.

Link utili:

Max Weber e la sociologia

Weber individua l’oggetto di indagine della sociologia nelle uniformità dell’agire umano, quali si riscontrano nei comportamenti dotati di senso e orientati verso l’atteggiamento di altri individui. Per tale ragione Weber parla di sociologia comprendente, ossia di un sapere preposto all’individuazione dell’intenzione soggettiva di senso che caratterizza l’agire umano. Weber propone una tipologia dell’agire sociale in base all’orientamento di senso. L’agire sociale può essere determinato secondo quattro modalità: (1) in modo razionale rispetto allo scopo, (2) in modo razionale rispetto al valore, (3) in modo irrazionale affettivo e (4) in modo tradizionale.


I quattro modi dell’agire sociale

L’agire razionale rispetto allo scopo rappresenta tutte quelle azioni compiute al fine di realizzare un certo scopo. L’agire razionale conforme ad un valore rappresenta tutte quelle azioni espressione di quel quadro di valori ai quali un individuo, quando agisce, resta fedele senza tenere in considerazione eventuali conseguenze negative. L’agire irrazionale affettivo si contraddistingue invece per quelle azioni non dettate da un determinato fine o da un particolare valore, ma dalle emozioni e dall’espressione di un bisogno interno. Infine l’agire irrazionale tradizionale si riferisce a quelle azioni che obbediscono a riflessi radicati da una lunga pratica senza chiedersi se esistano altre strade per raggiungere lo stesso scopo.


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