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Amalia Caputo » 31.Esercitazione: analisi monovariata


Analisi monovariata: schema


Istruzioni esercitazione

Scopo di questa esercitazione è testare le conoscenze acquisite a livello pratico ovvero testare la capacità di individuare le specifiche tecniche di analisi monovariata a partire dalle domande (variabili) inserite in un questionario standard.
Per ciascuna variabile, indicare:

  • i valori posizionali;
  • i valori sintetici;
  • le rappresentazioni grafiche.

Esercitazione analisi bivariata

Questionario.

Questionario.


Istruzioni esercitazione (segue)

Scopo di questa esercitazione è di testare le conoscenze acquisite a livello teorico.
Di seguito sono riportate una serie di domande divise secondo l’ordine dettato dal libro di testo.
Il testo di riferimento è: “A. Marradi, L’analisi monovariata, Milano, Franco Angeli, 1998″.

L’analisi monovariata

L'analisi monovariata


Premessa, Capitolo 1 e 2

  1. Quali rapporti ci sono tra popolazione e campione?
  2. Quali rapporti ci sono tra unità e caso?
  3. Quali rapporti ci sono ambito, unità e popolazione?
  4. Che cos’è una variabile?
  5. Che differenza passa tra stato e modalità?
  6. A cosa serve la definizione operativa?
  7. Nella matrice dei dati che cosa troviamo sulle righe? E cosa sulle colonne?
  8. Quali caratteristiche deve avere una proprietà categoriale per poter essere definita categoriale ordinata?
  9. Che differenza c’è fra una proprietà a stati enumerabili ed una proprietà continua?
  10. Che cosa sono le proprietà continue non misurabili? A quali tipi di variabili possono dar luogo?
  11. Dare una definizione di distribuzione di frequenza
  12. Quali sono le funzioni dell’analisi monovariata?
  13. Che cosa si intende per controllo di congruenza?
  14. In quali casi ed a quali condizioni è opportuno procedere alla aggregazione delle modalità di una variabile

Capitolo 3

  1. Che cosa si intende per autonomia semantica di un termine che designa una modalità?
  2. Come si definisce la sensibilità di una classificazione? (vedi Nota 1)
  3. Una classificazione più sensibile è sempre da preferire ad una meno sensibile?
  4. Perché non è opportuno che le frequenze delle modalità di una variabile siano piccole?
  5. Quando è bene che tali frequenze siano piuttosto consistenti? (vedi Nota 2)
  6. In quali casi è preferibile usare il termine “categoria” ed in quali è preferibile il termine “modalità”?
  7. In che senso possiamo dire che le categorie ordinate hanno autonomia semantica minore delle categorie non ordinate?
  8. Esiste un numero ideale di casi calcolabile per una categoria non ordinata?
  9. Perché è utile il calcolo delle percentuali? Quando è, invece, da evitare? (vedi Nota 3)
  10. Nella presentazione di una distribuzione percentuale, quante cifre è opportuno mettere dopo la virgola? Esistono dei criteri al riguardo?
  11. Che cos’è la moda? È sufficiente a caratterizzare una distribuzione?
  12. In che consiste la misura di dispersione proposta da Galtung? Quali ne sono i limiti?
  13. Nella formula dell’indice di squilibrio Sq che cosa rappresentano le pj? (Vedi Nota 4)

Capitolo 3 (segue)

  1. Quali sono i valori massimi e minimi dell’indice Sq?
  2. Che cosa si intende per gradi di libertà di una distribuzione monovariata? Quanti gradi di libertà ha una dicotomia? E quanti una variabile a tre modalità?
  3. In che cosa consiste la procedura di normalizzazione di un indice? E, in particolare, comesi procede per normalizzare l’indice SQ?
  4. Qual è la formula per calcolare un indice di dispersione basato sull’entropia?
  5. Quali sono i valori minimi e massimi che può assumere l’indice di entropia?
  6. Tra le varie misure di squilibrio della distribuzione di una variabile a categorie nonordinate quale è preferibile? Per quali motivi?
  7. Quali sono i principali tipi di rappresentazione grafica della distribuzione di una variabile a categorie non ordinate?

Capitolo 4

  1. Che differenza c’è fra numeri cardinali e numeri ordinali?
  2. Che cosa si intende per relazione monotonica? A quali condizioni si può parlare di
  3. relazione monotonica fra due serie di elementi? E fra due variabili?
  4. Perché le categorie ordinate hanno autonomia semantica minore di quelle non ordinate?
  5. Quali conseguenze sulla loro interpretazione?
  6. Qual è la differenza tra percentuali cumulate e retro-cumulate? A cosa servono?
  7. Che cosa si intende per distribuzione bimodale?
  8. Come si definisce la mediana?
  9. In una serie di cifre composta da un numero pari di elementi, dove si colloca la mediana?
  10. Che cosa si intende per robustezza di un valore caratteristico?
  11. La mediana è più o meno robusta della media?
  12. Che cosa sono i quartili?
  13. Quali fenomeni sono meglio rappresentati, rispettivamente, da un diagramma a bandiera, da un istogramma di composizione e da una spezzata a gradini?
  14. Perché è scorretto rappresentare con una linea continua le frequenze di una variabile a categorie ordinate?

Capitolo 5

  1. Perché le variabili prodotte dalle scale auto-ancoranti e simili vengono chiamate quasi-cardinali?
  2. Qual è l’autonomia semantica delle categorie di una variabile cardinale?
  3. Cosa sono e a che servono i decili e i percentili?
  4. Come si calcola la media?
  5. Che cosa si intende per scarto?
  6. Come si calcola la devianza e che cosa esprime?
  7. Illustrare, anche attraverso le formule, il significato dei termini varianza, scartoquadratico medio e coefficiente di variazione.
  8. Come viene anche chiamato, nella letteratura statistica, lo scarto quadratico medio?
  9. Quando è utile l’uso del coefficiente di variazione?
  10. Che cos’è la asimmetria (o skewness). Quando assume valori positivi e quando valori
  11. negativi?
  12. Che cos’è la curtosi? Quando è negativa e quando è positiva?
  13. Quali sono le caratteristiche principali della distribuzione normale (o gaussiana)? Che cosa esprime tale distribuzione?
  14. A cosa serve e quando si usa la standardizzazione di una variabile? Come si calcola?
  15. Quali sono le proprietà di una variabile standardizzata?
  16. Quando è utile la trasformazione logaritmica di una variabile?
  17. Che cos’è il poligono di frequenza.

I materiali di supporto della lezione

Marradi Alberto, L' analisi monovariata, Franco Angeli, Milano, 1998.

Corbetta Piergiorgio - La ricerca sociale: metodologia e tecniche. Vol. 4: L'analisi dei dati, Il Mulino, Milano, 2003.

Esercitazione - Analisi bivariata

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