Gli indicatori sono dei concetti più “semplici”, traducibili i termini osservativi, che sono legati ai concetti “generali” da quello che viene definito un rapporto di indicazione (Corbetta, 2003, p.47).
Per ciascun indicatore è necessario individuare più indicatori: infatti la scelta di più indicatori comporta una riduzione della parte estranea e un aumento della parte indicante che l’indicatore ha in comune con il concetto generale.
La parte indicante di un indicatore è quella parte di contenuto semantico che esso ha in comune con il concetto del quale è assunto come indicatore. La parte estranea è invece la parte che gli è estranea (Corbetta, 2003, p. 48).
Esempio: se volessimo tradurre empiricamente il concetto di diseguaglianza sociale potremmo scegliere all’interno della dimensione del “genere” il numero di donne candidate nelle liste elettorali. Questo indicatore è solo uno dei possibili indicatori che possono essere scelti all’interno della dimensione di genere. Esso ha inoltre una parte estranea: è per tale motivo che esso potrebbe essere scelto anche per tradurre empiricamente la dimensione di genere del concetto di partecipazione politica, sempre all’interno della dimensione di genere.
La costruzione degli indici è pertanto solo la fase ultima di un processo che include:
Dalla sintesi delle variabili ottenute attraverso l’operativizzazione di un concetto complesso si ottiene l’indice. Quest’ultimo altro non è che una nuova variabile che raggruppa in sè tutte le informazioni raccolte da ciascuna variabile sulle unità individuali o aggregate.
Esistono due tipi di indici: quelli tipologici e quelli sommatori.
La copertura semantica dell’indicatore non coincide con l’estensione semantica del concetto di proprietà indicato.
Il concetto indicato ha più “sfaccettature”, secondo Lazarsfeld (1952), l’ideale sarebbe:
La ricomposizione dell’unità dal molteplice è una necessità perché altrimenti non sarebbe possibile rilevare quel concetto di proprietà generale, ma si otterrebbero solo indicatori e quindi la copertura semantica del concetto sarebbe parziale e frammentata.
Il ricorso agli indici comporta tre vantaggi principali:
La combinazione logico-matematica deve consentire di trasformare la proprietà generale in un indice (variabile) ovvero in un vettore matrice.
Per questo è necessario tener conto del tipo di variabili che concorreranno alla costruzione dell’indice.
Si possono distinguere due condizioni:
Non attribuzione di proprietà cardinali ai valori delle categorie delle variabili
↓
Aggregazione delle categorie
Attribuzione di proprietà cardinali
↓
Costruzione dell’indice
2. Metodo scientifico e ricerca sociale
3. Le fasi della ricerca sociale
4. Tipi di proprietà e tipi di variabili
5. Le variabili
7. Esercitazione: le variabili
8. L'autonomia semantica delle categorie di risposta
9. Introduzione all'analisi delle variabili
10. L'analisi dei dati con variabili categoriali non ordinate
11. Introduzione all'analisi delle distribuzioni di dati con variab...
12. L'analisi dei dati con variabili categoriali ordinate
13. Introduzione all'analisi dei dati con variabili cardinali
14. L'analisi dei dati con variabili cardinali
15. Lo studio della concentrazione di una variabile cardinale trasf...
16. La curva normale
17. Trasformazioni delle variabili: standardizzazione e deflazione
18. La trasformazione delle variabili
19. Rapporti statistici, serie storiche e territoriali
22. La relazione tra due variabili dicotomiche
23. La relazione tra due variabili con categorie non ordinate - pri...
24. La relazione tra due variabili con categorie non ordinate - sec...
25. Relazione tra una variabile categoriale e una cardinale
26. Il diagramma di dispersione
27. Introduzione all'analisi della relazione tra due variabili card...
28. La relazione tra due variabili cardinali
29. Introduzione all'analisi trivariata
30. Esercitazione: tipi di variabili
Corbetta P., Gasperoni G., Pisati M., Statistica per la ricerca sociale, Collana "Manuali", Il Mulino, 2001, Bologna.
Di Franco G., Marradi A., Analisi dei fattori e analisi in componenti principali, Acireale-Roma, 2003, Bonanno.
Marradi A., Metodologia delle scienze sociali, Il Mulino, 2007,Bologna.