Scienza e etica
“Il problema non è cosa possiamo fare noi con la tecnica, ma cosa la tecnica può fare di noi”. (Günther Anders)
Umberto Galimberti ripercorre i passi dell’evoluzione scientifica e tecnica per capire come le nostre vite sono state modificate e quali problemi etici possono insorgere.
Federica offre una sintesi dell’incontro, svoltosi nell’ambito di Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza.
Non affronteremo mai correttamente il rapporto tra scienza ed etica se continuiamo a pensare la scienza come un orizzonte di ricerca puro che ha nella tecnica la sua applicazione “buona” o “cattiva”. E questo perché la scienza non guarda il mondo per “contemplarlo”, ma per “manipolarlo”, per cui la tecnica non è, come si crede, l’applicazione delle scoperte scientifiche, ma ciò che promuove la qualità dello sguardo scientifico. Ora non c’è alcun dubbio che a caratterizzare il nostro tempo è la tecnica, di cui godiamo i benefici in termini di beni e spazi di libertà. Siamo più liberi degli uomini primitivi perché abbiamo più campi di gioco in cui inserirci. Ogni rimpianto, ogni disaffezione dal nostro tempo ha del patetico.
Umberto Galimberti
Professore di Storia della Filosofia
Università Ca’ Foscari di Venezia
Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte
Se la tecnoscienza è la condizione universale per arrivare a realizzare qualsiasi scopo, allora la tecnoscienza non è più un mezzo ma è il primo scopo, per ottenere il quale si vedrà di subordinare tutti gli altri scopi a questo.
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La tecnica rappresenta la forma più alta di razionalità mai raggiunta dall’uomo, una razionalità molto elementare: ottenere massimo scopo con l’impiego minimo di mezzi, su questa forma di razionalità si organizza il mondo.
Se la razionalità scientifica diventa la forma del mondo dobbiamo chiederci cosa diventano gli uomini all’interno di essa.
Che succede se la mentalità tecnico scientifica diventa la forma con cui procede il nostro tempo e la nostra storia?
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Etica della scienza significa sapere tutto quello che si può sapere.
Ma come si giudicano le azioni dell’uomo? Dalle intenzioni? Dalle azioni? Chi controlla la tecnoscienza?
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Come dice Heidegger, la razionalità tecnica ci governa e ciò di cui disponiamo è solo un pensiero calcolante.
La tecnica ci abitua solo a calcolare, oggi non capiamo più cosa è giusto, cosa è vero, capiamo solo cosa è utile, perchè qui funziona immediatamente la razionalità tecnica: impiego minimo di mezzi per il massimo raggiungimento di scopi.
Quali sono le conseguenze?
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Galimberti è professore ordinario di Filosofia della storia e di psicologia dinamica all’Università di Venezia, membro ordinario dell’International Association of Analytical Psychology. Tra le sue pubblicazioni più significative ricordiamo: Il tramonto dell’Occidente nella lettura di Heidegger e Jaspers (1975-1984), Il corpo (1983), Gli equivoci dell’anima (1987), Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica (1999), Le cose dell’amore (2004), La casa di psiche. Dalla psicoanalisi alla pratica filosofica (2005). L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani (2007), I miti del nostro tempo (2009). È inoltre autore unico del Dizionario di psicologia (Utet, 1992), e in forma ampliata e aggiornata (Garzanti 1999). È in corso di ripubblicazione nell’Universale Economica Feltrinelli l’intera sua opera, di cui alcuni volumi sono tradotti in francese, tedesco, spagnolo, portoghese, greco e giapponese.
Emilia D'Antuono
La scienza e il male
Guglielmo Tamburrini
Conoscenza delle tecnologie ed etica
Francesco Donadio
Quale etica per la scienza?
Enrico di Salvo
Interazione tra scienza ed etica
Luciano De Menna
Ciò che si può fare e ciò che non si deve fare
Accostare i termini scienza-male è produrre un ossimoro: almeno sul piano concettuale l’incompatibilità tra scienza e pratica del male è stata per secoli convinzione in larga parte condivisa. L’esercizio della ratio conoscitiva, impegnata sugli ardui sentieri della costruzione della scienza, comporta certo sofferenza – compagna di viaggio dell’avventura della ragione nel tempo, secondo una tradizione che allea il Qohelet biblico (qui addit scientiam addit et laborem) con l’Agamennone eschileo (páthei máthos, conoscenza attraverso il dolore) – ma non complicità nella generazione di quel «male», che (ha ragione E. Lévinas) non è un principio metafisico ma è «fare il male».
C’è una sorta di consanguineità concettuale tra scienza ed etica per la comune «matrice operativa»: mettere al mondo una ragione che per un verso, con la conoscenza, libera la vita umana dalla continuità con l’infelicissima vita animale (contrassegnata dall’”operare senza sapere” nel Prometeo di Eschilo), e per l’altro verso, con la norma, la libera dall’orrore del «bellum omnium contra omnes».
Emilia D’Antuono
Professoressa di Filosofia morale
Università degli Studi di Napoli Federico II
Quale fiducia si può riporre nella nostra capacità di prevedere e controllare il comportamento di un dispositivo tecnologico complesso? Questa domanda nasce spesso dall’esigenza di decidere se e come si debba utilizzare un dispositivo tecnologico. Si tratta, naturalmente, di decisioni che possono essere molto impegnative anche sul piano morale. La recente cronaca cittadina ci offre un valido spunto per illustrare questo collegamento tra riflessione etica e conoscenza delle tecnologie avanzate.
Poche settimane fa, alla Città della Scienza di Napoli, un nutrito gruppo di spettatori ha assistito alle esibizioni del robot umanoide ASIMO, che sale e scende le scale, porge con destrezza un bicchiere d’acqua e saluta tutti con ampi gesti della mano. La ditta costruttrice dichiara che una versione più avanzata di questo robot riuscirà a svolgere il ruolo di badante nella casa di un anziano.
Guglielmo Tamburrini
Professore di Logica e filosofia della scienza
Università degli Studi di Napoli Federico II
Scienza ed etica. Un tema centrale del vivere moderno quello trattato da Umberto Galimberti. Ciascuno di noi percepisce immediatamente l’interesse vitale di questo campo tematico per la nostra attuale condizione spirituale. Lo sviluppo della scienza, ma soprattutto quello della tecnica hanno trasformato profondamente il nostro rapporto con il mondo e con gli altri. Ne risulta profondamente mutata la stessa organizzazione del nostro mondo sociale dominato da una crescente e totale tecnicizzazione della vita. Naturalmente i vantaggi di questa svolta sono evidenti a tutti e qui non mette conto stare a enumerarli, ma sono altrettanto evidenti alcuni svantaggi, non del tutto trascurabili se in rapporto ad essi si è risvegliata la coscienza collettiva che siamo arrivati a un punto di non ritorno e quindi alla necessità di una assunzione di responsabilità non più rinviabile. Si pensi alle sfide dell’energia nucleare, delle mutazioni climatiche, della saturazione etnica, alle minacce che incombono sul nostro ecosistema e sulla stessa «vita» nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, etc.
Francesco Donadio
Professore di Storia della filosofia
Università degli Studi di Napoli Federico II
L’interazione tra scienza ed etica costituisce una necessità assoluta del genere umano: come potrebbe l’etica prescindere da quanto di nuovo la ricerca fornisce e quale imbarbarimento potrebbe esservi se la disponibilità del prodotto della ricerca cadesse in quello che Jean Guitton definisce “un contenitore scientifico vuoto e, al contempo, senza pareti di riferimento”?
Scienza ed etica non hanno un punto solo di contatto ma, pur conservando la propria identità, sono invece in qualche misura intimamente connesse; la ricerca di un equilibrato rapporto tra di esse è oggi uno dei grandi temi del millennio ed appare necessario superare le dismetrie dei secoli passati, che hanno visto prevalere l’una sull’altra o addirittura assoggettarsi reciprocamente, come avvenne in una direzione nel medioevo e nell’altra nel secolo dei lumi.
Enrico di Salvo
Professore di Chirurgia generale
Università degli Studi di Napoli Federico II
Le incredibili scoperte dei nostri giorni della genetica ed i risultati ottenuti dalle biotecnologie hanno posto ancora una volta con urgenza il problema del rapporto tra Scienza, Tecnica ed Etica. Confesso che sono fondamentalmente pessimista riguardo alla possibilità che Scienza e Tecnica possano trovare al loro interno un meccanismo di autoregolamentazione. Perché se è vero, come dice Galimberti, che la tecnica “…fa tutto quello che si può fare” – ed io aggiungerei “se si ha motivo di credere che qualcuno possa un giorno comprarlo” – non è men vero che la scienza tendenzialmente “studia tutto quello che si può studiare” sempre che ci sia qualcuno disposto a finanziarla. Del resto, sempre più, Scienza e Tecnica vanno oggi a braccetto e si può dire che non ci sia praticamente speculazione scientifica più astratta che non possa in breve tempo vedere una sua applicazione e, dall’altra parte, non c’è ricerca tecnologica e applicativa avanzata che possa proseguire efficacemente senza solide basi scientifiche.
Luciano De Menna
Professore di Elettrotecnica
Università degli Studi di Napoli Federico II
Scarica il dossier a cura della redazione di Come alla Corte – Edizione 2009-2010
Leonardo da Vinci. Autoritratto. Torino, Biblioteca Reale. Fonte: Wikipedia
Come alla Corte di Federico II, dossier: Scienza e etica
Emilia D'Antuono: La scienza e il male
Enrico di Salvo: Interazione tra scienza ed etica
Francesco Donadio: Quale etica per la scienza?
Guglielmo Tamburrini: Conoscenza delle tecnologie ed etica
Luciano De Menna: Ciò che si può fare e ciò che non si deve fare
Emilia D'Antuono, Università degli Studi di Napoli Federico II
Enrico di Salvo, Università degli Studi di Napoli Federico II
Francesco Donadio, Università degli Studi di Napoli Federico II
Guglielmo Tamburrini, Università degli Studi di Napoli Federico II
Luciano De Menna, Università degli Studi di Napoli Federico II