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Guido Barone » Presentazione: L'Umanità è ad un Bivio


L’Umanità è ad un Bivio

Presentazione del corso

Presentazione del corso


Aspetti scientifici, tecnologici e economici e sociali

Vi sono due difficoltà da superare nell’affrontare lo studio dell’ambiente. La prima riguarda la comprensione delle basi scientifiche reali del discorso ambientale: si è infatti passati da una assenza di attenzione ad un eccesso di informazione che si può tradurre anche in disinformazione. Vengono proposti, fianco a fianco discorsi profondamente educativi e, indiscriminatamente, punti di vista improvvisati e orecchiati e anche affermazioni del tutto erronee. È quindi indispensabile sradicare una serie di luoghi comuni e di grossolane semplificazioni che sono entrate nel bagaglio culturale di moltissime persone e dei giovani in particolare (i media con i loro messaggi in pillole sopraffanno qualsiasi insegnamento pur approfondito che la scuola tenta di trasmettere).

Le 4 culture

L’altra difficoltà è intrinseca alla problematica ambientale. Si tratta di organizzare una costruzione mentale unitaria, in grado di conciliare le conoscenze scientifiche con la cultura umanistica, la visione naturalistica ed ecologica con la conoscenza delle tecnologie, la comprensione dell’unicità della biosfera, di “Gaia”, cioè dell’ecosistema complessivo abitato dall’uomo, con la necessità di agire e informare efficacemente sul piano locale.

Tempi storici e tempi biologici

L’uomo, nello sforzo di dominare la natura per rendere migliori le sue condizioni di vita e per sfuggire alla morsa delle necessità e aspirare ad una vita più piena, ha sviluppato un immenso apparato tecnologico che sta degradando sempre più violentemente e velocemente la natura e che si sta ritorcendo contro l’uomo stesso, peggiorandone la salute fisica e mentale a dispetto dell’allungamento della vita media.
La Natura per ricostituire le sue riserve fossili ha bisogno di milioni di anni e per riprodurre la ricchezza della vegetazione, del patrimonio animale e in generale della biodiversità ha bisogni di molti anni, tempi che sono sempre meno compatibili con la velocità di sfruttamento delle risorse operata dall’uomo.
Tornare indietro però non è più possibile. Anche solo limitare il consumismo dei paesi ricchi è una impresa ardua e che contrasta spesso con il tornaconto economico delle imprese. Impedire lo sviluppo, in qualsiasi direzione, dei paesi emergenti o poveri può solo portare a tragedie immani, come stiamo cominciando a vedere.

Energia, Ambiente e Sviluppo sostenibile

Le necessità energetiche del mondo globalizzato stanno pervenendo ad un momento di crisi, tanto più che oggi si affacciano sulla scena mondiale nuovi paesi densamente popolati e in rapido sviluppo economico (che significa sviluppo industriale e stili di vita “occidentali”). Finora si è fatto ricorso prevalentemente ai combustibili fossili perché a basso costo. Bisogna però distinguere due aspetti: l’inquinamento atmosferico e i pericoli per la salute, dall’accumulo di gas serra con le probabili variazioni climatiche e i danni alla biosfera e all’umanità intera. Sono quindi molteplici e differenziate le strategie da mettere in atto per il futuro: dall’applicazione del protocollo di Kyoto allo sviluppo di nuove tecnologie a minor impatto ambientale. Ma occorrono investimenti finanziari e investimenti di intelligenza da parte di nuove generazioni di ricercatori.

Che fare?

Non si può d’altra parte continuare a preparare esclusivamente tecnocrati, tecnologi e scienziati chiusi nelle loro specializzazioni, tesi ad approfondire le loro discipline o a definire nuovi territori di ricerca o a migliorare l’efficienza tecnica ed economica delle scoperte e delle loro applicazioni, senza che possiedano la cultura e la sensibilità necessarie a valutarne le conseguenze ed i rischi ultimi della loro attività sulla biosfera e sulla specie umana in particolare.
Tutto ciò nel quadro di un mondo globalizzato in cui non è quasi più dato fare ricerca di base o applicata e persino didattica efficace e divulgazione scientifica e tecnica senza risorse economiche spesso ingenti. La globalizzazione tende di fatto a centralizzare le fonti di finanziamento su obiettivi condizionati dal dettato economico immediato e che richiedono solo la capacità di sviluppare tecniche atte a risolvere i problemi uno alla volta, senza approccio sistemico e senza riguardo a ritorni benefici a lunga scadenza. Si finisce così per essere di fatto obbedienti soltanto alla committenza economica, spesso dettata da interessi “forti”, raramente illuminati dalle esigenze collettive e individuali dell’umanità ed essere strumenti passivi delle regole cieche ed estrinseche, nella loro rigida logica, del motore economico.

Che fare?

Dicono i cultori del pensiero forte: l’umanità sarà sempre in grado di risolvere ogni problema con lo sviluppo di nuove tecnologie innovative. Questa è un punto di vista che può valere nell’immediato e solo per una parte limitata dell’umanità, e gli altri? E comunque se non si riescisse più a risolvere l’intrico dei problemi?
In futuro non basteranno più le sole motivazioni etiche e le conoscenze naturalistiche “deboli” che quasi mai riescono a prevedere o a governare l’irrompere improvviso di nuove tecnologie che, sorrette da forti iniziative economiche, possono stravolgere o schiacciare qualsiasi scala di valori.
Bisognerà quindi ristabilire il primato di “Psiche”, cioè scienza ed etica, su “Techne”, cioè sviluppo economico e tecnologico incontrollato, indifferente alle conseguenze per l’uomo e la Natura.
Non è una impresa facile e scontata e neppure indolore: le contraddizioni economiche innanzitutto, ma anche culturali, religiose e di costume non garantiranno mai uno sviluppo che non sia aperto a scontri e a sopraffazioni anche estese fra gli uomini. Nelle nostre società “avanzate” l’omologazione dei comportamenti, l’adeguamento alle mode e ai consumi stimolati dalle necessità di mercato sta conducendo sempre più ad un atteggiamento passivo ed indifferente agli sviluppi futuri del nostro mondo. Eppure i media ci mettono sotto gli occhi continuamente tragedie ed orrori che non riescono a scuoterci. Ma questi non potranno che aumentare se l’umanità si continuerà a porre contro la natura, rapinandone indiscriminatamente le ricchezze fino a darvi quasi fondo. Sfiorare i limiti della natura infatti non può che aumentare le lotte fra gli uomini per il possesso di ciò che rimane.

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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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