Caratteri della polis ateniese
Attraverso un lungo processo, che dura dal 503 a.C. fino alla conquista da parte macedone dell’Attica nel 321 a.C., abbiamo per più di due secoli l’attivazione e la piena sperimentazione di quella forma di governo, la democrazia, che costituisce una novità assoluta per la civilizzazione occidentale
Cenni sulla democrazia ateniese
Tucidide – Il discorso di Pericle agli Ateniesi
H.M. Hansen – Politeia
Cenni sulla democrazia in Aristotele e Platone
La politica come attività pratica
Aristotele dà una definizione di democrazia secondo caratteristiche proprie:
La polis vive di innovazioni
Aristotele argomenta in due modi il migliore governo politico, la forma perfetta di politia.
Il primo modello è quello che troviamo esposto nei manuali e nelle opere dedicate alla ricostruzione complessiva della riflessione aristotelica. Esso afferma che:
la città è il composto di una pluralità di soggetti liberi e uguali (koinonia ton homoion) che producono uno spazio finalizzato alla libertà nella città.
Il loro operato è finalizzato alla felicità che si realizza attraverso la virtù; da qui sorgono tre forme di governo: monarchia, aristocrazia, politia; la loro degenerazione porta alle corrispettive forme di tirannide, oligarchia, democrazia.
Il migliore governo politico
La seconda argomentazione della politia segue il criterio empirico e pragmatico dell’analisi delle forme di governo maggiormente praticate; viene dunque abbandonato il criterio che pone come obiettivo principale della politeia la virtù.
Aristotele ha studiato circa 160 costituzioni operando un’analisi approfondita dei modelli diversi esistenti.
Da questo studio trae l’opinione che la migliore forma di governo deve contribuire a mediare l’opposizione ricorrente di democrazia e oligarchia; essa deve fare perno sulle parti medie della città: mese politeia è la costituzione mista che vede i ceti di mezzo svolgere questa funzione decisiva.
La mikte politeia
Aristotele offre un discorso sulla democrazia come forma di governo misto nel senso specificamente binario, per cui la funzione dell’espressione politica dei poteri media le parti diverse della città, che pure sono in conflitto tra di loro.
La mese o mikte politeia diventerà per la teoria politica – fino ai giorni nostri – il modello della governo democratico che ha l’obiettivo determinato di mediare i differenti interessi sociali e di portare pure a mediazione i rapporti conflittuali tra le parti della città.
Il cittadino aristotelico
Tratti del cittadino aristotelico
Volendo in modo sintetico descrivere la figura del soggetto cittadino (polites) secondo il punto di vista aristotelico, si possono tenere fermi i seguenti punti:
a. Il cittadino si contraddistingue per la funzione che viene a svolgere, quella di partecipare al potere deliberativo o a quello giudiziario:
per svolgere questa funzione risulta necessario che egli sia libero da importanti carichi di lavoro, e comunque la partecipazione alle assemblee viene ricompensata ordinariamente.
Tratti del cittadino aristotelico
b. Il cittadino pratica l’arete politike, la virtù politica come misura propria dell’agire in comunità; tale virtù non coincide con la specifica virtù etica, che è impegno troppo alto, perseguito solo da chi riesce a tenere insieme bios politikos e bios teoretikos vita civile e vita contemplativa:
in effetti, tale coincidenza vale unicamente per i governanti, che operano secondo fronesis: questa è la saggezza come virtù principale dianoetica, che si appoggia appunto all’esercizio della ragione e che consente la buona deliberazione (alle donne non viene riconosciuta tale attitudine deliberativa).
Tratti del cittadino aristotelico
c. L’identità del cittadino resta legata ad una visione ontologica della realtà:
le parti della città (ta mere tes poleos) debbono costituire il criterio della individuazione di quanti possano essere inclusi nel numero dei cittadini, in quanto soggetti liberi dalla costrizione del lavoro, che possono dedicarsi a tempo pieno all’attività politica;
restano quindi esclusi i nullatenenti (phauloi) ed i salariati (banausoi) che, per quanto necessari alla vita materiale della città, sono privi dei requisiti indispensabili per l’esercizio dell’arete politike, poiché non educati alla capacità decisionale e politica.
Tratti del cittadino aristotelico
d. Cittadino è dunque per eccellenza il soggetto abbiente, in condizione di accedere ad una corretta educazione, necessaria per l’acquisizione e l’esercizio della virtù politica:
costui opererà costantemente per la stabilità della costituzione vigente, attento a sostenere il percorso virtuoso del bios politikos, che costituisce la disponibilità permanente a rendersi solidale e partecipe rispetto alla comunità.
L’aristotelismo nei secoli successivi
Polibio e le forme di governo
Il discorso di Aristotele viene recepito, con ricche articolazioni nei secoli succesivi, da Polibio e Tommaso D’Aquino.
Polibio: vissuto in età romana ed apologeta della storia di Roma, nel secondo secolo a. C., vuole dimostrare quali siano stati gli strumenti politici con cui i Romani hanno realizzato una pratica di conquista che li ha resi “padroni del mondo”.
Il perno del discorso è proprio quello della migliore costituzione, con diretto riferimento al pensiero aristotelico.
Polibio e le forme di governo
Per Polibio esistono sei forme di governo possibili, tre buone e tre cattive; le forme buone sono inevitabilmente sottoposte ad un processo degenerativo:
Monarchia, ereditaria ma che diventa elettiva per l’incapacità dei successori.
Tirannide (degenerazione della monarchia).
Aristocrazia: governo dei virtuosi.
Oligarchia (degenerazione dell’aristocrazia).
Democrazia, governo dei molti.
Oclocrazia (ochlos significa folla; è termine proprio di Polibio; degenerazione della democrazia).
L’aristotelismo cristiano di Tommaso d’Aquino
Nella seconda metà del tredicesimo secolo, Tommaso utilizza la lezione aristotelica, adattandola ai contenuti della fede cristiana.
L’individuo credente vive ora in modo diverso la realtà civile. Nel mondo dominano sofferenze ed ingiustizie, mentre il vero regno della giustizia, il “regno di Dio”, è innalzato ad una trascendenza religiosa incondizionata: questa epoca di pace e di gioia viene attesa come dono della grazia divina, evento futuro che proietta i soggetti in una condizione radicalmente diversa da quella del mondo terreno, in un tempo successivo alla morte.
L’aristotelismo cristiano di Tommaso d’Aquino
L’uomo vive storicamente la corruzione della sua natura dopo il peccato originale: da quel punto non esiste diritto naturale terreno che possa redimere i soggetti.
Viene quindi organizzandosi la comunità terrena di quanti esercitano devozione religiosa; costoro pongono la possibilità della salvezza nelle mani di Dio, rendendosi completamente obbedienti all’esercizio della funzione pastorale da parte dell’istituzione ecclesiastica.
L’aristotelismo cristiano di Tommaso d’Aquino
La Chiesa è autentica comunità pubblica, incondizionatamente totalitaria in quanto “extra ecclesia nulla salus” (Cipriano). Essa diventa organizzazione universale e confessionale, che riconosce le istituzioni civili: tuttavia, agisce in una sfera autonoma propria, distante volutamente dalla dimensione dell’esercizio del potere politico.
Il principio primo dei credenti è la pratica dell’illimitato singolo amore per il prossimo (caritas), che viene esercitato in una dimensione esclusivamente privata.
Prossima lezione
I tempi della politica in Machiavelli
Da Machiavelli alla ragion di Stato
Repubblica e principato: il problema della forma di governo in Machiavelli.
Innovazione e conservazione: i tempi della politica. Le finalità della politica secondo Machiavelli: singolarità e libertà.
Alle origini della razionalizzazione politica moderna: le teorie della ragion di stato.
Scarica il testo della prima lezione
1. Aristotele e la democrazia nella Grecia antica
2. Antropologia e politica in Niccolò Machiavelli e negli autori della Ragion di Stato
3. Sovranità e diritto di natura in Thomas Hobbes
4. Contratto sociale e rappresentanza politica secondo Rousseau, Toqueville e Sieyès
5. Lavoro produttivo e critica dell'economia politica secondo Karl Marx
6. Produzione dei poteri ed ermeneutica del soggetto secondo Michel Foucault
B. Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo, Torino, Einaudi, 1963
M.I. Finley, Il mondo di Odisseo, Roma- Bari, Laterza, 1978
C. Meier, La nascita della categoria del politico in Grecia, Bologna, Il Mulino, 1988
M. Vegetti, L'etica degli antichi, Roma-Bari, Laterza, 1989
M. Vegetti, Il coltello e lo stilo, Milano, Feltrinelli, 1996
K. Rosen, Il pensiero politico dell'antichità, Bologna, Il Mulino, 1999
S. Gastaldi, Storia del pensiero politico antico, Roma-Bari, Laterza, 1999
M.H. Hansen, La democrazia ateniese nel IV secolo a.C., Milano, LED, 2003
Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche, Tommaso D'Aquino
I Sei Libri sullo Stato di Jean Bodin
Recensione al testo di Domenico Taranto, La miktè politéia
The Internet Encyclopedia of Philosophy
Mendel Friedman, Nutritional Value of Proteins from Different Food Sources
Erodoto, L'isonomía democratica
Polibio, "Quella romana, una costituzione mista e quindi perfetta".
1. Aristotele e la democrazia nella Grecia antica
2. Antropologia e politica in Niccolò Machiavelli e negli autori della Ragion di Stato
3. Sovranità e diritto di natura in Thomas Hobbes
4. Contratto sociale e rappresentanza politica secondo Rousseau, Toqueville e Sieyès
5. Lavoro produttivo e critica dell'economia politica secondo Karl Marx
6. Produzione dei poteri ed ermeneutica del soggetto secondo Michel Foucault
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