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Sergio Pone » 12.Le parti e il tutto: progetto e dettaglio


Progetto e tecnologia

Argomento centrale di questa lezione è il ruolo che la tecnologia svolge nel progetto di architettura, non solo in quanto disciplina indispensabile alla sua costruzione ma anche in quanto possibile punto di vista dal quale guardare l’architettura: in molti casi, infatti, è possibile avere già nella fase euristica del progetto un obiettivo tecnologico, utilizzando l’esperienza costruttiva per sperimentare nuovi modi di pensare, progettare e costruire l’architettura. A riguardo è particolarmente interessante il contributo di Franca Helg in merito al percorso dell’elaborazione del progetto, inteso come un processo in cui «le ragioni tecniche, i suggerimenti strutturali, la logica del processo tecnologico sono alcuni degli elementi su cui tutti quelli che operano nel campo delle realizzazioni di beni di consumo dovrebbero fondare la propria ricerca per l’individuazione delle linee progettuali. Questo perché nell’analisi progettuale (che autorevolmente si afferma “il primo momento creativo”), non vi è prevalere di un indirizzo sull’altro: tutti i condizionamenti e tutte le opportunità del tema intervengono contemporaneamente e vengono razionalmente e ragionevolmente risolte»*.
*Helg F., La tecnologia nell’architettura, in Piva Antonio e Prina Vittorio Franca Helg. “La gran dama dell’architettura italiana“, Franco Angeli, Milano, 2006.

Progetto e tecniche esecutive

Naturalmente, discorrere di centralità della tecnologia o della capacità espressiva dei materiali, non significa elogiare gli abusi o i virtuosismi della tecnologia soprattutto quando questi si configurano come gli unici elementi informatori dell’architettura; all’abuso o all’uso inconsapevole della tecnologia bisogna, infatti, contrapporre la coscienza della regola dell’arte, non come freno all’innovazione ma come misura e verifica della sua efficacia.
La tecnica, spiega ancora Helg, «equivale a regola dell’arte. Significa che ogni lavoro necessita di un’adeguata tecnica, le cui possibilità, unite alla perizia degli operatori, incidono sulla qualità (compresa quella estetica) del prodotto. La padronanza dell’uso dei materiali e delle tecniche diverse incide, congiuntamente a molte altre categorie, sui modi formali che costituiscono gli stili. (…) L’avvento delle nuove tecniche produttive, che non avevano tradizione ed esempi da rispettare, ha spesso creato un errore di interpretazione che è talvolta ancora attuale: la confusione tra meccanizzazione come mezzo di produzione e meccanizzazione come fine, come caratterizzazione del prodotto stesso.»

S. Holl, Writing With Light House, Long Island, NY, 2001-2004

S. Holl, Writing With Light House, Long Island, NY, 2001-2004


Progetto e tecniche esecutive

S. Holl, Writing With Light House, Long Island, NY, 2001-2004

S. Holl, Writing With Light House, Long Island, NY, 2001-2004


Tecnica e architettura

Fugato ogni dubbio sull’ipotesi che il progetto di architettura debba seguire ingenuamente i dettami della tecnologia o che, al contrario, esso sia completamente indifferente alle tecniche utilizzate per costruirlo, possiamo sostenere che il principale ruolo della tecnica in architettura, oggi, sia quello di garantire la sua realizzabilità e che, una volta immaginate la forma e la funzione di un edificio, la tecnica intervenga per rendere concreta l’idea, per attribuire agli elementi pensati i giusti materiali e le giuste dimensioni. In definitiva, così come il progetto esecutivo seguiva il progetto di massima, così la risoluzione dei problemi tecnici segue quella delle questioni formali e funzionali. (per approfondimenti sul rapporto tra tecnica e progetto si rimanda alla lezione n. 1, Insegnare a costruire)

Oggi, in seguito al riassetto complessivo cui il settore delle costruzioni va incontro, con conseguente nascita di nuove figure professionali (per esempio il project manager), il mestiere di architetto si avvia verso una nuova definizione all’interno della quale la questione del sapere tecnico occupa un ruolo fondamentale, anche per la posizione strategica in cui le discipline tecnologiche si sono trovate nelle recenti evoluzioni del mondo della produzione per l’edilizia e delle imprese di costruzione.

Tecnica e architettura

MVRDV, Edifici per abitazioni Wozoco, Amsterdam, 1994 – 1997

MVRDV, Edifici per abitazioni Wozoco, Amsterdam, 1994 - 1997


Dettaglio e informazione tecnica

Interrogarsi sulle formule e sui modi di trasmissione di questo sapere tecnico ha assunto oggi una duplice valenza relativa, da un lato, alla configurazione dei nuovi profili professionali e, dall’altro, all’utilizzo dei nuovi supporti informativi messi a disposizione dall’avanzamento delle tecnologie informatiche e multimediali.
L’architetto costruttore erige le sue conoscenze attraverso un complesso di acquisizioni che provengono da settori diversi e con modalità differenti, a partire dalle scuole di formazione della figura professionale (le facoltà di architettura), fino all’emulazione di professionisti più anziani (nell’ambito del rapporto allievo-maestro), o all’analisi della pubblicistica specializzata o al contatto con altre figure professionali (artigiani, costruttori, ingegneri, etc). L’informazione tecnica, quindi, garantisce la necessaria circolazione di conoscenze, in modo sincronico, tra i diversi settori del mondo dell’edilizia e, in modo diacronico, tra mastro e apprendista, e con ciò contribuisce non solo alla formazione dell’architetto, ma anche a quella degli altri operatori del processo edilizio. Questo tema appare tanto più significativo oggi, in quanto la mole di nozioni disponibili risulta accresciuta dall’aumentare della complessità dell’offerta industriale, tanto da essere incompatibile con una pubblicazione riassuntiva di tutti i sistemi costruttivi.

Dettaglio e regola dell’arte

Carlo Scarpa, Fondazione Querini Stampalia, Venezia

Carlo Scarpa, Fondazione Querini Stampalia, Venezia


Informazione tecnica e web

Si può affermare che in edilizia nel passaggio dall’artigianato all’industria il veicolo dell’informazione tecnica si sposta dal territorio del come a quello del cosa; nell’osservare l’incremento del contenuto informativo dell’edificio e delle sue parti componenti, che da sempre caratterizza le azioni costruttive, si può verificare come questo si sia spostato dal cantiere alla fabbrica; ciò ha comportato da un lato l’allontanamento dell’informazione tecnica necessaria per la realizzazione di un opera dal campo delle abilità (saper fare) al campo delle conoscenze (sapere) e dall’altro ha posto l’interrogativo su quali siano le forme che il sapere tecnico dovrà assumere per valorizzare al massimo le possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
La serie composta da 1) regole dell’arte, 2) soluzioni conformi, 3) istruzioni per l’uso, deve essere oggi incrementata da nuove forme di comunicazione (interattive, flessibili etc.) che potenzino la libertà delle scelte progettuali. Il supporto immateriale delle regole dell’arte concretizzato nella voluminosa matericità dei manuali e nella concretezza dei libretti di istruzioni, torna all’immaterialità della rete, così come la produzione per l’edilizia nata con il pezzo unico e passata per la produzione in serie, si avvia a recuperare la possibilità del pezzo unico con la produzione fondata sull’uso delle macchine a controllo alfa-numerico.

Ibridazione delle tecniche

Le fasi precedentemente descritte non si sono succedute escludendo di volta in volta prassi e metodi propri della fase precedente, ma si sono aggiunte l’una all’altra in un continuo e progressivo accrescimento di processi e logiche. Oggi vediamo convivere fianco a fianco metodologie produttive e prassi costruttive proprie del periodo artigianale, di quello proto-industriale, di quello industriale maturo insieme ai prodotti nati nella logica della produzione robotizzata. Talvolta tutto questo convive nella costruzione di un singolo edificio.
In tal senso le odierne logiche produttive sanciscono il passaggio dall’edilizia prodotta industrialmente alla produzione industriale per l’edilizia, dove l’architetto diventa “operatore di connessioni” nel campo di un’offerta molto complessa e articolata, all’interno della quale l’industria offre sia componenti grandi e complessi sia procedimenti semplici, che utilizzano parti elementari, compatibili anche con l’organizzazione delle piccole imprese.
Assemblare non è più, e forse non può essere più, un’azione solo materiale connessa a una delle principali metodologie costruttive esistenti, ma diventa un modo di pensare al progetto, diventa un paradigma di riferimento nel concepire l’architettura e non soltanto nel realizzarla.

Renzo Piano, Vulcano Buono, Nola (Na), 1995-2007

Renzo Piano, Vulcano Buono, Nola (Na), 1995-2007


Ibridazione delle tecniche

Renzo Piano, Vulcano Buono, Nola (Na), 1995-2007

Renzo Piano, Vulcano Buono, Nola (Na), 1995-2007


Ibridazione delle tecniche

Attingendo al sempre più esteso catalogo che la produzione industriale ci offre, l’architetto contemporaneo importa all’interno del suo lavoro quote di progettazione altrui, cifre estetiche, connotazioni funzionali e prestazionali, scelte materiche e di tessitura deliberate altrove rispetto al suo cantiere, in contesti tecnici diversi e con motivazioni economiche e produttive differenti.
Questa condizione porta il progettista a un continuo aggiornamento e selezione dei prodotti esistenti da ibridare anche in contesti costruttivi tradizionali. All’interno di questa successione il senso del progetto come azione eminentemente culturale si eleva esponenzialmente e richiama in campo il paradigma dell’assemblaggio che, oltre a consentire di tenere insieme prodotti derivanti dall’offerta industriale, può consentirci di tenere insieme logiche costruttive, tecnologie produttive lontane come origine e come pratica.

R. Piano, Stadio di Bari in costruzione, ibridazione tra costoloni e tensostrutture (1987-1990)

R. Piano, Stadio di Bari in costruzione, ibridazione tra costoloni e tensostrutture (1987-1990)


Conclusioni

In conclusione il progetto contemporaneo non si configura semplicemente come assemblaggio di prodotti industriali avanzati, ma si connota sempre più come assemblaggio di tecniche, di saperi e finanche di culture diverse; da questa fusione e dalla continua ibridazione alla quale sottoponiamo prodotti e tecniche nasce spesso l’unica forma di avanzamento tecnico che oggi è legittimo ricercare.

Mvrdv, Padiglione Olandese all’expò 2000 di Hannover

Mvrdv, Padiglione Olandese all'expò 2000 di Hannover


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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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