Ogni informazione è caratterizzabile mediante il “tipo, valore ed attributo”.
Definizioni:
Ad esempio, Roma è un nome di città che ha per tipo “insieme dei nomi di città”, può avere come attributo “NOME-DI-CITTA” o semplicemente “CITTA”. Roma, Napoli, Milano sono dei possibili valori. Un numero intero ha per tipo “insieme dei numeri interi”, attributo “INTERO” e per valore uno specifico numero ad es. 45 o 3543.
Ai fini di una qualsiasi elaborazione, i dati devono essere organizzati e classificati.
Gli esempi a lato mostrano dati che, volutamente messi in disordine indicano che se restano disorganizzati e disordinati, non potranno essere elaborati.
Si definiscono:
Si definiscono:
Ad esempio sono aggregati di dati elementari un insieme di lettere (ad es. BUCCI) un insieme di cifre (ad es. 876543 o 081) etc.
Si definiscono:
Ad esempio sono strutturati i dati organizzati secondo lo schema:
Cognome; nome
Prefisso telefonico ; numero di telefono
Sono, altresì, strutturati, perché rispettano precisi schemi, le strutture di dati dette vettori e matrici.
Tra i dati elementari si definiscono il:
Il tipo reale è un sottoinsieme finito dell’ insieme dei numeri reali. Le operazioni su numeri di tipo reale producono come risultato un numero di tipo reale.
Il tipo intero è un sottoinsieme finito dell’ insieme dei numeri interi. Su elementi di questo tipo si possono eseguire le quattro operazioni aritmetiche purché il risultato sia ancora un numero intero ed appartenga all’intervallo di definizione.
Si definisce tipo carattere l’ insieme dei simboli usati per la scrittura tradizionale mediante mezzi meccanici e cioè è formato da tutto il set di caratteri dell’ alfabeto inglese esteso ai simboli delle cifre e dei segni speciali: A,B,C,…., Z 0, 1, 2,…9,?,’,^,*,…
Il tipo booleano è un insieme i cui elementi sono valori booleani: (VERO, FALSO), spesso indicati in inglese con (T, F); (SI e NO); (1 e 0). Su dati di tipo booleano si possono effettuare delle operazioni booleane o logiche che vengono chiarite di seguito.
L’algebra booleana, dal nome del matematico inglese George Boole, fa ricorso a notazioni algebriche convenzionali per rappresentare relazioni di tipo logico come se fossero relazioni di tipo matematico. Boole considerò un insieme I costituito da solo due elementi (1 e 0) e definì le seguenti operazioni: somma logica, prodotto logico e negazione.
L’insieme I con le tre operazioni logiche costituisce l’Algebra rudimentale di Boole. Tale struttura algebrica fu adottata per lo studio della logica delle proposizioni e solo molti anni dopo, nel 1936, Shannon propose di applicarla alle reti di interruttori ed ai circuiti a relé perché caratterizzati da solo due stati di funzionamento (aperto, chiuso).
Nelle tabelle seguenti sono elencate le tre operazioni logiche fondamentali su valori booleani (0,1) e (V,F). Si definisce valore booleano un valore di un insieme di elementi binari (0,1) o (V,F) o (Vero, Falso) etc.
Le principali applicazioni dell’Algebra di Boole sono:
I dati strutturati sono un insieme di dati elementari aventi tra loro un legame o una relazione.
Spesso tali dati sono descritti mediante un grafo (cfr figura a lato):
Per un singolo schema si possono produrre infiniti esemplari.
Si definisce Tabella un insieme finito di: n coppie di valori (x,y) con x appartenente ad X ed y appartenente ad Y che corrispondono all’applicazione: y=f(x), dove x è anche detta “chiave” della Tabella. Infatti mediante la x è possibile ottenere il valore corrispondente di y. Sia x che y possono essere di qualsiasi tipo. Possono anche crearsi tabelle con vettori. Si tiene a far presente che la y può rappresentare un gruppo di elementi e non un solo elemento. Ad esempio se il codice dipendente è chiave (x), gli altri attributi (cognome, nome, data di nascita) rappresentano la “y“.
Le operazioni che si possono effettuare su una Tabella di n elementi sono: ricerca, inserimento e cancellazione.
Il vettore consente di considerare come un unico dato più dati di tipo eguale.
Quindi un vettore contiene elementi dello stesso tipo (numeri interi o numeri reali o tutte lettere):
V(1)=36 V(2)=76; V(1)=8,81 V(2)=98,87; V(1)=H V(2)=I V(3)=L.
Esemplifichiamo la prima di queste tecniche: per semplicità consideriamo una immagine bidimensionale di una figura irregolare di colore nero. La figura irregolare si può ricondurre al quadrato fondamentale con vertici (0,0), (0,1), (1,0), (1,1) come è schematicamente indicato in Figura. Il quadrato fondamentale lo si può suddividere in un reticolo regolare formato da righe e colonne equidistanziate. In Figura sono indicate otto righe ed otto colonne. Si ottengono 8×8 quadratini tutti di uguale dimensione. Ogni singolo quadratino viene detto pixel (picture element). Si associa agli 8×8 quadratini una matrice A di dimensione 8×8 il cui elemento generico:
L’immagine è di fatto digitalizzata ma con una definizione abbastanza scadente (che viene detta risoluzione bassa). Si usa il termine di risoluzione per indicare il numero totale di pixel utilizzati nel procedimento. Per valutare la risoluzione si può anche indicare il numero totale di righe orizzontali e verticali (8×8 in Figura) o i DPI=Dot per Inch.
Se la figura è colorata bisogna rappresentare anche i colori per cui ad ogni pixel deve essere associato anche il colore. In tal caso ogni pixel invece di essere associato ad un bit zero o uno deve essere associato al codice del colore. Se, ad esempio, si vogliono rappresentare sedici tonalità di colore si ha bisogno di quattro bit per ogni pixel per cui l’ elemento generico aij della matrice A diventa:
Quindi un’immagine di tipo bitmap è costituita da una matrice di punti, ciascuno caratterizzato dal suo colore e intensità luminosa;nella visualizzazione sullo schermo, ad ogni punto corrisponde un pixel. Ciò comporta un notevole dispendio di memoria, infatti per una immagine di 800 x 600 pixel, tenuto conto che l’informazione relativa al colore è codificata con 24 bit, cioè tre byte per ogni pixel, occorrono circa 1,5 Mbyte di memoria. Questa tecnica di memorizzazione è generalmente usata per le fotografie ed i disegni artistici; presenta lo svantaggio che la dimensione dell’immagine visibile è proporzionale al numero di punti memorizzati, pertanto la possibilità di ottenere ingrandimenti è limitata dal fatto che, ingrandendo l’immagine, i punti cominciano a divenire visibili ed appaiono come piccoli rettangoli, mentre i contorni assumono un aspetto ’seghettato’. I file di tipo bitmap compressi più comuni, perché correntemente utilizzati sul web, sono quelli con estensione .jpg, .gif e .png.
La grafica vettoriale ha il vantaggio di consentire il ridimensionamento dell’immagine, senza perdite nella risoluzione e di poterla ruotare per visualizzarla secondo diversi punti di vista, inoltre si può modificare l’ombreggiatura e la trasparenza delle diverse parti dell’oggetto rappresentato. Questa tecnica è utilizzata in particolare nella progettazione assistita da computer (CAD = Computer Aided Design) in quanto consente di esaminare e provare tutti gli aspetti costruttivi ed estetici di un oggetto da produrre, anche molto complesso come può essere un automobile, prima di costruire qualsiasi prototipo reale.
Il procedimento di digitalizzazione del suono viene detto campionamento.
Il suono emesso da una sorgente S si propaga in un mezzo (aria, acqua, etc.) con onde sonore, che partono dalla sorgente ed investono il ricevente in un punto R. Un’onda sonora è un’onda di pressione variabile e misurabile nel tempo dove si trova il ricevente R. L’onda sonora è di tipo analogico (continua) e può essere descritta in funzione del tempo come è rappresentato nel grafico.
Il campionamento consiste nel segmentare l’onda analogica ricevuta da R in un insieme discreto a intervalli costanti. Si definisce frequenza di campionamento la misura del numero di campioni considerati nell’ unità di tempo.
Diagramma dell’intensità della pressione di una onda sonora (in ordinata) percepita dal ricevente R al passare del tempo T (in ascissa)
Definita la scala con cui rappresentare i valori di pressione dell’aria si può assegnare un numero a ciascun segmento discreto dell’onda sonora continua. La sequenza di bit dei numeri identificati costituisce la rappresentazione digitale del fenomeno analogico del suono.
Anche l’asse delle ordinate deve essere quantizzato cioè discretizzato e, quindi, si devono indicare i livelli di intensità su otto, sedici, trentadue o più bit. Nel caso del suono si deve discretizzare sia il tempo, sia l’intensità ottenendo una successione di valori in binario che rappresentano il suono discretizzato.
1. Introduzione all'informatica
2. Le principali strutture dei dati
4. Hardware: gli elementi fondamentali dell'architettura di un elaboratore elettronico.
5. Le memorie, organizzazione dei dati e interfacce
6. La gestione delle memorie, indicatori di prestazioni e tassonomia dei computer
7. Software di sistema e applicativo
8. Sistemi informatici e modelli di database
9. Le forme normali e l'algebra relazionale
10. Lo sviluppo del software in azienda
12. La trasmissione dei dati e reti