a cura di Giovanni Francesco Frascino
L’uso di rappresentare un edificio sotto forma di una sua copia plastica in minori dimensioni era molto diffuso in epoche passate, quando la tecnica delle rappresentazioni grafiche era meno progredita e l’esecuzione di un modello costituiva il mezzo migliore per comprendere l’opera.
Mirabili esempi di tali modelli risalgono al tardo Medioevo e soprattutto al Rinascimento, dove l’architetto, nelle botteghe associa la pratica al discorso. Proprio questa relazione tra l’idea e la sua immediata realizzazione in un modello rappresenta un momento di prefigurazione della realtà futura.
Attraverso la sensazione tattile il progettista si appropria fisicamente del sito, interiorizzandolo.
Tadao Ando usa il termine Shintai (corpo) per esprimere l’unione inseparabile di corpo e spirito evidenziando la sua formazione segnata da un profondo rapporto con la natura e il mestiere.
La questione dell’importanza di vedere il risultato della propria fatica è chiarito da Erich Fromm nel 1956 quando, individuando nella ricerca dell’unione la risposta dell’uomo al problema dell’esistenza umana, nell’opera The Art Of Loving scrive:
“Un terzo modo per raggiungere l’unione è l’attività creativa, sia quella dell’artista che dell’artigiano. In ogni tipo di attività creativa, colui che crea si fonde con la propria materia, che rappresenta il mondo che lo circonda… l’artefice e il suo oggetto diventano un’unica cosa: l’uomo si unisce col mondo nel processo di creazione. Questo, tuttavia, vale solo per il lavoro produttivo, per il lavoro nel quale io progetto, produco, vedo il risultato della mia fatica.”
Innovativa in Jean Prouvè era la capacità di mettere alla prova le potenzialità intuitive dei suoi allievi dell’Ecole des Arts et Mètiers, presentandogli problemi da risolvere con una manipolazione diretta delle mani, considerate importanti quanto il lavoro della mente.
Nel lavoro del movimento architettonico De Stijl la realizzazione di modelli rappresenta l’attività fondatrice del processo progettuale. Rietveld, nella casa Schröder, arriva con un primo plastico a maturare la soluzione finale, così da poter passare ad un secondo modello infine a un terzo 1:25.
Nell’Opera House, i primi volumi, sono allineati su di un’asse principale secondo un criterio funzionale.
La forma del lotto induce a una manipolazione di rientro” del modello attraverso la segmentazione dell’asse principale.
Così facendo l’architetto non rinuncia all’idea principale del progetto.
Il metodo di Frank Gehry, segue un iter in cui il modello costituisce il primo atto.
Un modello viene realizzato a mò di scultura.
Gli spigoli di questo primo modello vengono toccati da una penna ottica diventando i vettori di un sistema reticolare, íncipit di una serie di modelli.
Per la copertura della Sidney Opera House, Jørn Utzon propose una soluzione nella quale le superfici di tutti i gusci venivano estratte da una stessa sfera.
Fu realizzata una calotta di legno tagliata a spicchi.
I vuoti derivati dall’estrazione dei gusci suggeriscono la tecnica realizzativa.
Va chiarito l’equivoco sull’interscambiabilità del ruolo della modellistica con l’elaborazione di modelli 3D.
Queste due attività sono oggi insostituibili con ruoli e funzioni diverse e vanno utilizzate in maniera complementare.
La ricerca “Passive Downdraught Evaporative Cooling” si prefigge lo scopo di ridurre i costi di gestione e migliorare il comfort termoigrometrico riprendendo il principio della torre che capta il vento dominante.
La verifica è stata condotta in galleria del vento su modelli in plexiglass in scala 1:20 e realizzando modellini speciali.
L’ iter progettuale condotto da Renzo Piano nell’Auditorium di Roma coinvolge compositori, direttori d’orchestra e consulenti d’ eccezione.
Vennero realizzati in grande scala superfici riflettenti per grafici laser della riflessione acustica.
Da questi grafici vennero creati modelli matematici al computer, attraverso i quali ne derivò la forma.
Da questa prova derivò un plastico sul quale furono effettuate prove acustiche, i risultati poi furono corretti per conoscere esattamente le prestazioni della sala a dimensioni reale.
Nel progetto per la sistemazione della Piazza Espaňa ad Alcoy, Calatrava realizza un modello in legno della copertura mobile della vasca d’acqua prevista al temine della piazza, per verificare tecnicamente il movimento meccanico che descrive un’onda e per precisare il fondamentale effetto dinamico.
Nella Galleria d’Arte Urbana a Dundee, David Chipperfield realizza un modello/sezione di notevoli dimensioni, che viene orientato all’aperto nel luogo dove dovrebbe sorgere l’edificio, per verificare come la luce naturale viene regolata dall’orientamento degli elementi in copertura.
Il modello rappresenta il veicolo con cui il progettista comunica la sua idea: in essa riassume tutti i contenuti della sua ricerca.
La scelta del tipo di modello che si vuole realizzare sono in relazione a ciò che si vuole comunicare, quindi spetta di priorità al progettista.
La scelta del materiale è determinata da considerazioni di ordine espressivo; se accosto due materiali, l’uno con finitura rugosa e l’altro con finitura liscia, non necessariamente definisco la natura fisica dei due materiali ma ne anticipo le caratteristiche, il primo sicuramente più naturale e scabro del secondo.
Il modello di architettura è tradizionalmente monomateriale e monocromo..
Sono sconsigliati l’uso di colori e materiali eterogenei; l’obiettivo non è di rappresentare la realtà in miniatura perché ciò potrebbe distrarre il progettista nell’analisi delle caratteristiche determinabili del sito.
Il grande modello presente a Lugano, della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane a Roma riproduce, in scala al vero, la metà esatta della chiesa.
L’intenzione è di interpretare fedelmente lo spazio, attraverso il modello egli evidenzia la natura di sottrazione, di «scavar la forma nella materia».
Il modello è realizzato attraverso la sovrapposizione di tavole di abete rosso dello spessore di 4,5 centimetri, restituendo la forma architettonica esattamente come le curve di livello restituiscono l’orografia del terreno.
In considerazione dei tanti e pressanti requisiti di qualità di cui un edificio necessita, la figura dell’artigiano sembra rivivere nell’architetto, il quale può concepire solo un lavoro di èquipe.
I più importanti studi di architettura sono muniti di uno spazio/falegnameria.
Il modello sembra essere uno strumento indispensabile ed insostituibile dato I contributi al processo progettuale.
In ultima analisi, la modellistica dovrebbe essere intesa come gioco paziente di attesa e di decantazione, come processo circolare per capire e sperimentare, allo scopo di perseguire l’obiettivo prefissato.
1. Conoscenza e consapevolezza nel percorso didattico
2. Elementi e principi della composizione architettonica
3. La modellistica nel processo progettuale
4. Il processo progettuale: un esempio da Alvar Aalto
5. Tradizione e Innovazione: Brunelleschi e la cupola di Santa Maria del Fiore
6. Tradizione e Innovazione parte 2. Le Corbusier e l'Ospedale di Venezia
7. Tradizione e Innovazione parte 3. Sant'Agnese in Agone
8. Tradizione e Innovazione parte 4. Alvar Aalto e la sede della Enso-Gutzeit