Nello studio dei sistemi abbiamo considerato, per semplicità, solo il caso di quelli rigidi; naturalmente questa è un’approssimazione perché i sistemi fisica reali non lo sono mai perfettamente, e presentano sempre un certo grado di deformabilità. Tuttavia lo studio dei corpi deformabili (elasticità) , sebbene molto importante dal punto di vista delle applicazioni pratiche, è piuttosto complesso e esula dal livello di questo corso. Come spesso accade in Fisica, la situazione completamente opposta, cioè di totale deformabilità come nei fluidi, è più facile da studiare.
Per fluido intendiamo della materia in cui il legami fra i costituenti microscopici (atomi e molecole) sono piuttosto deboli e dunque il corpo si deforma molto facilmente. In particolare non sopporta gli sforzi di taglio cioè paralleli alla superficie che li delimita; mentre ci può essere resistenza alle azioni ortogonali (sbattendo la mano sull’acqua sembra dura, mentre se la spingiamo parallelamente alla superficie è molto facile!).
La conseguenza è che un fluido non possiede una forma propria ma si adatta al recipiente che lo contiene; si distinguono:
Tratteremo il fluido ideale, assenza di resistenza per lo scorrimento, e principalmente i liquidi nel caso statico; mentre torneremo sui gas nello studio dei fenomeni termici.
Nello studio dei fluidi si adotta una descrizione locale (puntuale) del sistema e dobbiamo immaginare una descrizione continua, naturalmente a livello macroscopico, cioè la scala d della granularità in gioco, sebbene molto piccola, è comunque molto più grande di quella microscopica (d>>10-10m).
Cominciamo con l’estensione locale del concetto di massa; dato un punto, possiamo considerarne il volumetto ΔV che lo contiene e la massa Δm ivi racchiusa. Definiamo la massa volumica (o densità) media il rapporto:
che, nel limite di volumetti infinitesimi nel senso specificato prima, diventa una grandezza locale.
Le dimensioni fisiche sono [ρ]=[M].[L]-3 e si misura in kg/m3 nel SI anche se spesso si usano i g/cm3 o kg/litro facendo attenzione alle conversioni:
Nel caso di un corpo omogeneo la densità è costante, coincide con quella media, e si calcola banalmente dal rapporto:
Nel caso di corpi di forma irregolare e dimensioni non troppo grandi, per misurare la densità media si può usare un picnometro, con successive pesate come mostrato in figura.
Un’esperienza ben nota è quella di sentirsi premere sulle orecchie quando si va sotto l’acqua o decomprimere quando si sale in montagna! In ogni punto di un fluido (liquido o gas) si esplica una forza Fp, che si può mettere in evidenza con il semplice sensore schematizzato in figura, con le seguenti caratteristiche:
Queste osservazioni permettono di definire in ogni punto la pressione p(x,y,z) del fluido, una grandezza scalare, come:
Le dimensioni fisiche della pressione sono [p]≡[F]/[S]=[M][L]-1[T]-2 e l’unità di misura nel SI è il Pascal: 1Pa=1N/m2. In realtà per motivi storici e pratici esistono numerose altre unità: (a) bar 1bar=105Pa, (b) l’atmosfera 1atm=1,01 105Pa; (c) il millimetro di mercurio 760mmHg=1 atm. Legate principalmente al valore della pressione atmosferica media al livello del mare patm≈ 1,01 105Pa!
Valori tipici di pressioni in alcuni sistemi fisici sono riportati in figura.
Un fatto ben noto dall’esperienza è che la pressione di un fluido diminuisce (aumenta) con la quota (profondità) come risentiamo sulle nostre orecchie.
In un fluido ad una profondità x=h dalla superficie libera, consideriamo un cubetto di spigolo dx; nel caso statico si annulla la risultante agente sul volumetto, dovuta alle forze di pressione sulle facce ed al peso. Le componenti orizzontali si bilanciano, mentre lungo la verticale la pressione può dipendere dalla profondità:
Nella relazione precedente si può eliminare la dipendenza dalla sezione:
ed integrare questa relazione fra una posizione di riferimento p0 (tipicamente la superficie libera del fluido) per ottenere (nel caso frequente di ρ=cte):
che esprime la dipendenza della pressione di un fluido dalla profondità o quota (nel qual caso si cambia il segno al gradiente).
Questa relazione è nota come principio fondamentale dell’idrostatica o legge di Stevino. Notare la differenza di comportamento fra acqua e mercurio!
In realtà questa legge ha una validità generale che include tutte le forze di volume (proporzionali alla massa) che derivano da un’energia potenziale per unità di massa Up; e si ottiene:
Questi effetti sono importanti, per esempio, nei sistemi non inerziali (vedi figura), e giocano un ruolo rilevante nei fenomeni atmosferici studiati nel riferimento terrestre.
La legge di Stevino rende conto di molti fenomeni interessanti e frequenti nell’esperienza quotidiana; vediamo alcuni esempi:
ma l’incompressibilità del liquido assicura la conservazione dell’energia:
da cui l’origine dell’unità di misura della pressione in millimetri di mercurio
La conseguenza, forse più importante, della legge di Stevino è la spinta di Archimede. Un corpo, immerso in un fluido, riceve una spinta verso l’alto; come sappiamo bene quando ci sentiamo più leggeri in acqua o vediamo galleggiare i corpi!
L’origine della spinta è l’aumento della pressione con la profondità; come mostrato in figura le intensità delle forze di pressione δFi, agenti sugli elementi di superficie δAi, sono maggiori nelle parti inferiori: δFi, =pi.δAi. Pertanto ci possiamo aspettare una risultante complessiva rivolta verso l’alto, la spinta di Archimede per l’appunto.
Per ricavarne direzione ed intensità immaginiamo di riempire di liquido un involucro chiuso estremamente sottile (massa trascurabile) e di metterlo nel liquido. La situazione è quella di un corpo di liquido nello stesso liquido (è quello si vede a volte al mare con le buste di plastica piene di acqua!) e dunque si trova in equilibrio. La risultante delle forze di pressione è pari al peso del liquido contenuto all’interno; riempiendo l’involucro con materiale diverso, le forze di pressione esterne non variano perché dipendono solo dalla geometria superficiale del corpo. Pertanto deduciamo che la spinta è pari al peso del volume di liquido spostato:
La spinta di Archimede spiega il galleggiamento dei corpi; immergendo un corpo di volume Vtot e densità ρx in un liquido di densità ρl ; se orientiamo gli assi lungo la verticale discendente, la forza risultante agente sarà:
e vediamo che il verso dipende dai valori delle densità:
Se ρx < ρl il corpo è spinto verso l’alto fino ad emergere dal fluido, il corpo galleggia! Naturalmente il corpo emerge per un volume tale che la spinta sul volume che resta immerso è pari al peso; possiamo scrivere:
Per questo gli iceberg sono pericolosi, (ρghiaccio /ρacqua )≈0,92 più del 90% del ghiaccio rimane immerso!
La spinta si applica nel centro di massa G del fluido spostato, che, nel caso del galleggiamento, non coincide con il centro di massa C del corpo dove è applicato il peso. Nel caso in cui C è sopra G si realizza un equilibrio instabile!
Per effettuare la verifica sperimentale della legge di Archimede si usa la pesata idrostatica. Se un corpo viene pesato prima in aria e poi immergendone una parte in un fluido il suo peso apparente si riduce per effetto della spinta idrostatica; come mostrato in figura dalla differenza delle misure del dinamometro si ottiene il valore della spinta:
L’apparato sperimentale è mostrato in figura; al sensore di forza viene fissata una molla del tipo usato nello studio dell’oscillatore armonico ed a questa si possono appendere dei blocchetti cilindrici di diversi materiali (allumino, plexiglass, ottone).
Un recipiente contenente acqua è disposto su un dispositivo a pantografo, e se ne può regolare l’altezza fino ad immergere volumi prefissati Vi del blocchetto. Raggiunto l’equilibrio si ricava il valore della spinta, corrispondente a Vi , sottraendo alla misura del sensore quella effettuata in aria:
L’incertezza sulle misure di forza si stima dalla differenza fra il peso misurato in aria e quello ricavato della massa pesata con la bilancia elettronica (δm=0,01g); e risulta ΔF≈0,01N.
Possiamo verificare la dipendenza della spinta di Archimede dal solo volume immerso e stimare la densità dell’acqua. Si misurano indipendentemente Vi e Fai , per i diversi corpi, e si riportano i punti sperimentali su un grafico. Si osserva un andamento rettilineo che non dipende dal materiale; effettuando un fit con una funzione lineare si ricava una stima della densità dell’acqua (α=ρ.g).
I blocchetti hanno forma cilindrica ed il volume immerso viene misurato con la formula:
dove d è il diametro ed hi l’altezza immersa che viene traguardata preliminarmente con dei segni sul blocchetto. L’incertezza relativa sulla misura del volume si ricava dalla formula dell’errore massimo:
Il diametro si misura molto bene (con un calibro Δd≈0,05mm) mentre la stima delle hi, a causa della dimensione del tratto e della tensione superficiale, è decisamente peggiore (Δh≈1mm).
Conviene lavorare nelle unità naturali del problema che sono i cm3, ricordandosi di apportare i corretti fattori di scala in sede di risultato finale.
I dati sperimentali per alluminio e plexiglass sono mostrati sulle figure e le stime della densità dell’acqua sono in accordo con il valore noto.
Gli stessi dati possono essere usati per stimare le densità dei diversi materiali di questo corpi omogenei. In effetti possiamo combinare la legge della spinta di Archimede con l’espressione della forza peso in funzione di densità e volume:
per ricavare la relazione fra le grandezze misurabili (Vi/Vtot) e (Fai/mg):
L’andamento è sempre lineare ma la pendenza dipende dalla densità del materiale.
I dati sperimentali per il plexiglass e l’alluminio sono riportati in figura; per il peso del corpo si può usare la misura del dinamometro in aria perché in questo modo nel rapporto si cancellano eventuali sistematiche legate allo strumento. Tuttavia si deve tenere conto del peso della molla che non si cancella più come prima nella differenza; per ovviare al problema si può azzerare il sensore quando vi è appesa soltanto la molla, in questo modo lo strumento misura soltanto le forze in eccesso. I risultati sono in accordo con i valori noti delle densità dei materiali studiati.
1. Le grandezze fisiche e la loro misura
2. La cinematica del moto unidimensionale
3. La cinematica del moto multidimensionale
4. I principi della dinamica del punto materiale
5. Applicazioni dei principi della dinamica
6. Energetica del punto materiale