Vai alla Home Page About me Courseware Federica Living Library Federica Federica Podstudio Virtual Campus 3D La Corte in Rete
 
Il Corso Le lezioni del Corso La Cattedra
 
Materiali di approfondimento Risorse Web Il Podcast di questa lezione

Immacolata Niola » 3.Fattori di rischio fisici: rumore - vibrazioni


Concetto di suono e rumore

Il suono è un’oscillazione di atomi e molecole, provocata dalla vibrazione di un corpo (detto sorgente del suono), la quale si propaga con un’onda nell’aria o in altri mezzi elastici e che, raggiungendo l’orecchio, produce una sensazione uditiva.
Può trasmettersi anche a distanze considerevoli, ad una velocità variabile a seconda del mezzo: a T di 20°C e 1 atm, 343 m/s nell’aria; 1.480 nell’acqua; 1.200 nel piombo; 5.200 nell’acciaio; 5.300 nel vetro ecc.
Si definisce normalmente rumore una sensazione uditiva sgradevole, fastidiosa o intollerabile.

Principali parametri caratterizzanti

  • frequenza (associata alla percezione dell’altezza: suoni acuti e gravi): rappresenta il numero di oscillazioni al secondo e si misura in Hertz (Hz). L’orecchio umano percepisce solo suoni di frequenza compresa tra 16 e 20.000 Hz;
  • intensità (associata alla percezione del volume: suoni forti e deboli): è la quantità di energia trasportata dall’onda sonora per unità di superficie nell’unità di tempo. Si misura in decibel (dB);
  • timbro: carattere determinato dalla forma dell’onda, per cui suoni di uguale frequenza e intensità possono presentarsi differenti.

Effetti del rumore sull’apparato uditivo

Gli effetti nocivi del rumore sulla salute si distinguono in: uditivi ed extrauditivi, a seconda che si manifestino a carico dell’apparato uditivo o di altri apparati.

Effetti uditivi

  • ipoacusia transitoria: innalzamento temporaneo della soglia uditiva (minimo livello di pressione sonora a cui un suono è percepibile), dovuto ad una breve esposizione ad un rumore intenso, cui segue un recupero della percezione uditiva;
  • ipoacusia da trauma acustico acuto: diminuzione irreversibile della capacità uditiva, per esposizione ad un rumore impulsivo, cioè di durata molto breve (dell’ordine dei millisecondi) ma di notevole intensità (si supera la soglia di danno immediato, pari a 140 dB). Si può verificare la rottura della membrana del timpano e le lesioni possono interessare sia l’orecchio medio che l’orecchio interno;
  • ipoacusia da trauma acustico cronico: diminuzione progressiva e permanente della capacità uditiva, per esposizione prolungata a livelli sonori elevati. Generalmente bilaterale, è tipicamente di origine professionale (v. Lezione 2).

Fasi del danno uditivo cronico da rumore

Il danno cronico da rumore riguarda inizialmente le alte frequenze (es. squillo del telefono) e successivamente quelle medio – basse (voce parlata). Si sviluppa in quattro periodi

  • I periodo (primi 10 – 20 giorni di esposizione): alla fine del turno di lavoro, compaiono acufeni, sensazione di “orecchio pieno”, lieve cefalea, senso di fatica e di intontimento;
  • II periodo (mesi o anni): il danno uditivo è rilevabile solo mediante audiometria;
  • III periodo: il soggetto comincia ad accorgersi di perdere l’udito;
  • IV periodo: il deficit uditivo diventa grave; compare il fenomeno del recruitment; si avvertono acufeni persistenti, fugaci vertigini rotatorie e senso di incertezza nella deambulazione.

Effetti extrauditivi del rumore

Caratteristiche generali

  • non si manifestano con sintomi clinici specifici;
  • si riscontrano talora anche ad intensità relativamente basse;
  • sono tutti mediati dal sistema nervoso centrale;
  • spesso hanno carattere transitorio.

Apparati interessati

  • cardiocircolatorio (ipertensione, ischemia miocardica, tachicardia, aritmie);
  • digerente (dispepsie, gastriti, spasmi della muscolatura liscia);
  • respiratorio (aumento della frequenza del respiro);
  • endocrino (aumento della secrezione di ormoni corticosteroidei);
  • nervoso (difficoltà di concentrazione, affaticamento mentale, ansia, insonnia, depressione, irritabilità, diminunzione della vigilanza e della risposta psicomotoria).

Norme sul rumore negli ambienti di lavoro

Il rischio rumore negli ambienti di lavoro è attualmente disciplinato in Italia dal D. Lgs. n. 195 del 10 aprile 2006, che ha recepito la
Direttiva 2003/10/CE ed ha abrogato/modificato alcune norme precedenti, tra cui il D. Lgs. N. 277 del 1991.
Il decreto fissa

  • dei valori limite di esposizione, il cui superamento è vietato: LEX, 8h = 87 dB(A) e Ppeak= 200 Pa (140 dB(C));
  • dei valori superiori di azione, il cui superamento impone l’adozione di specifiche misure di tutela: LEX, 8h = 85 dB(A) e Ppeak= 140 Pa (137 dB(C));
  • dei valori inferiori di azione, il cui superamento impone l’adozione di specifiche misure di tutela: LEX, 8h = 80 dB(A) e Ppeak= 112 Pa (135 dB(C)).

dove:
LEX, 8h rappresenta il valore medio dei livelli di esposizione giornaliera al rumore per una giornata lavorativa di 8 ore (nel caso l’esposizione al rumore vari significativamente da una giornata all’altra, si considera il livello di esposizione settimanale) e Ppeak è il valore massimo della pressione acustica istantanea.

Obblighi del datore di lavoro

Il datore di lavoro deve valutare il rumore cui possono essere esposti i lavoratori, considerando, tra l’altro

  • il livello, il tipo e la durata dell’esposizione;
  • le informazioni fornite dai costruttori delle attrezzature impiegate;
  • gli effetti del rumore sulla salute e sicurezza di lavoratori particolarmente sensibili;
  • le interazioni del rumore con eventuali altri fattori presenti nell’ambiente di lavoro: sostanze ototossiche, vibrazioni, segnali di avvertimento;
  • il prolungamento del periodo di esposizione al rumore oltre il normale orario di lavoro, in locali di cui è responsabile.

Se, sulla base di tale valutazione, ha fondato motivo di ritenere che possano essere superati i valori inferiori di azione, deve procedere alla misura dei livelli di rumore.

Obblighi del datore di lavoro (segue)

Il datore di lavoro deve adottare misure di prevenzione e protezione affinché i livelli di rumore non superino i valori limite di esposizione. In particolare, deve far ricorso a

  • metodi di lavoro e attrezzature adeguate;
  • opportuni programmi di manutenzione degli impianti;
  • idonea progettazione delle postazioni di lavoro;
  • misure tecniche di contenimento del rumore;
  • migliore organizzazione del lavoro.

In caso di superamento dei suddetti valori, deve agire immediatamente per riportarli entro i limiti di legge.
Inoltre, il datore di lavoro deve:

Nel caso siano superati i valori inferiori di azione

  • fornire ai lavoratori dispositivi di protezione individuale (DPI) dell’udito;
  • provvedere all’informazione/formazione dei lavoratori sui rischi derivanti dall’esposizione al rumore.

Nel caso siano superati i valori superiori di azione

  • esigere che i DPI siano indossati;
  • sottoporre i lavoratori a sorveglianza sanitaria.

Vibrazioni e parametri caratterizzanti

Le vibrazioni sono piccoli spostamenti periodici di un elemento intorno ad un proprio punto di riferimento.

Si dividono in tre bande di frequenza

  • bassa (da 0 a 2 hertz), generate da mezzi di trasporto;
  • media (da 2 a 20 hertz), generate da impianti industriali;
  • alta (oltre 20 hertz), generate da vari strumenti vibranti.

Possono trasmettersi per contatto all’uomo, determinando effetti fisiopatologici variabili in funzione di alcuni parametri specifici

  • ampiezza;
  • velocità;
  • frequenza;
  • periodo;
  • accelerazione;
  • risonanza.

Alcuni fattori  da cui dipendono gli effetti delle vibrazioni

Fattori importanti per la valutazione degli effetti fisiopatologici delle vibrazioni sono anche

  • zona di ingresso nel corpo;
  • caratteristiche meccaniche del corpo umano (es. frequenza di vibrazione dei diversi organi, vestiario indossato ecc.);
  • durata di esposizione;
  • caratteristiche di esposizione (continua o non);
  • fattori biodinamici (postura, uso di forza);
  • fattori individuali (età, sesso, stato di salute, fumo di sigaretta, suscettibilità individuale ecc.);
  • stato di usura dell’utensile o della macchina;
  • interazione di fattori ambientali (rumore, microclima, agenti tossici);
  • modalità di trasmissione della vibrazione (localizzata o generalizzata).

Modalità di esposizione dell’uomo alle vibrazioni

Gli effetti fisiopatologici delle vibrazioni sull’uomo variano a seconda che siano interessate solo talune regioni anatomiche o l’intero corpo. Si distingue, infatti, tra

  • esposizione del sistema mano-braccio: HAV (Hand-Arm Vibration);
  • esposizione dell’intero corpo: WBV (Wlole Body Vibration).

Le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio sono quelle ad alta frequenza, prodotte da utensili quali martelli perforatori, trapani, motoseghe, scalpelli ecc., impiegati in vari settori (edilizia, metalmeccanica, agricoltura, lavorazioni lapidei).
Le vibrazioni trasmesse al corpo intero sono quelle a bassa e media frequenza, generate da vari macchinari, impiegati in diverse attività industriali, in edilizia, cantieristica, trasporti ecc. (ruspe, carrelli elevatori, piattaforme vibranti, mezzi di trasporto).

Effetti delle vibrazioni sull’uomo

Effetti delle vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio

  • vascolari: fenomeno di Raynaud;
  • neurologici: sindrome del tunnel carpale; neuropatie periferiche prevalentemente sensitive: nervi mediano, ulnare, radiale;
  • muscolo-scheletrici: patologie muscolo-tendinee degli arti superiori; osteoartropatie dei polsi e gomiti; periartrite e artrosi scapolo-omerale.

Effetti delle vibrazioni trasmesse al corpo intero

  • alterazioni osteoarticolari: alterazioni degenerative precoci del rachide lombare; discopatie ed ernie discali del tratto lombare; disturbi del distretto cervico-brachiale;
  • effetti sugli apparati cocleo-vestibolare, gastroenterico, cardiovascolare, riproduttivo, visivo ecc.

Valori limite di esposizione e livelli di azione

La Normativa vigente (D.Lgs 81/2008-D. Lgs. 106/2009), fissa sia per il sistema mano-braccio che per il corpo intero, dei valori limite di esposizione, il cui superamento è vietato, e dei valori di azione, il cui superamento deve indurre il datore di lavoro a prendere le misure per ridurre al minimo l’esposizione.

I valori, riferiti ad una giornata lavorativa di 8 ore, sono indicati nella tabella a lato.

(Valori limite raccomandati dalle Linee Guida ISPESL = 0,9 m/s2).

(Valori limite raccomandati dalle Linee Guida ISPESL = 0,9 m/s2).


Valutazione dell’esposizione

Il datore di lavoro deve valutare il rischio da esposizione alle vibrazioni per i lavoratori. Ciò può esser fatto

  • con misurazioni, secondo metodiche ISO;
  • senza misurazioni, sulla base delle informazioni fornite dal costruttore o utilizzando banche dati accreditate (ISPESL, CNR, Regioni).

La valutazione deve considerare i seguenti elementi

  • l’entità delle vibrazioni trasmesse e la durata dell’esposizione;
  • gli eventuali effetti sulla salute e sulla sicurezza per lavoratori particolarmente esposti;
  • le informazioni fornite dal costruttore dell’apparecchiatura;
  • l’esistenza di attrezzature alternative, a più bassa emissione di vibrazioni;
  • l’esistenza di condizioni che possano aumentare il rischio (es. basse temperature: sovraccarico biomeccanico degli arti superiori e del rachide).

Misure di  prevenzione e protezione

La normativa stabilisce che il datore di lavoro

  • In caso di superamento dei valori limite di esposizione, prenda misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto di tale limite, individui le cause del superamento e adegui di conseguenza le misure di protezione e prevenzione per evitare un nuovo superamento.
  • In caso di superamento dei livelli di azione, provveda a ridurre al minimo l’esposizione mediante:
    • modifica della tecnologia impiegata;
    • utilizzo di macchine che producano il minimo livello possibile di vibrazioni;
    • scelta di attrezzature e sistemi di lavoro ergonomici;
    • adeguata manutenzione degli impianti;
    • fornitura di attrezzature/indumenti accessori in grado di attenuare le vibrazioni: sedili, cuscinetti, tappeti e solette smorzanti, vestiario per la protezione dal freddo e dall’umidità, nonché guanti certificati anti-vibrazione;
    • limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione.

Altre misure di  prevenzione e protezione

  • Automazione e/o remotizzazione della lavorazione;
  • adeguata progettazione dei luoghi di lavoro;
  • organizzazione del lavoro volta alla riduzione dei tempi di esposizione dei singoli addetti: turnazioni, alternanza con altri compiti ecc;
  • informazione/formazione dei lavoratori;
  • controlli sanitari preventivi e periodici.

La sorveglianza sanitaria viene effettuata annualmente o con periodicità diversa, secondo il parere del medico competente o dell’Organo di vigilanza.

E’ stato stimato che, nei Paesi occidentali, i lavoratori sono esposti a vibrazioni di intensità tale da poter riportare un danno alla salute nella misura del

  • 4-7% della forza lavoro per le vibrazioni trasmesse all’intero corpo;
  • 1,7-5,85% della forza lavoro per le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio.
  • Contenuti protetti da Creative Commons
  • Feed RSS
  • Condividi su FriendFeed
  • Condividi su Facebook
  • Segnala su Twitter
  • Condividi su LinkedIn
Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

Fatal error: Call to undefined function federicaDebug() in /usr/local/apache/htdocs/html/footer.php on line 93