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Pietro Maturi » 8.Tratti pancampani: raddoppiamento sintattico, neutro, alternanze consonantiche


Il raddoppiamento sintattico in italiano standard

  • Il raddoppiamento (o rafforzamento) sintattico è un fenomeno presente – in forme diverse – sia nei dialetti campani che in italiano standard
  • Si tratta del fatto che alcune parole, soprattutto monosillabiche, provocano l’allungamento della consonante iniziale della parola successiva: p.es. in italiano standard a lui si pronuncia [a llui]
  • Quindi la preposizione “a” in it. standard ha la proprietà di provocare l’allungamento. Hanno la stessa proprietà anche e, è, ho, ha, da, su, tre, re, e… ttante altre parole brevi
  • Nello standard il raddoppiamento sintattico (o RS) è provocato anche da qualunque parola tronca: città vvecchia, perché ppiangi?, verrò ddopo, ecc.
  • Non tutti gli italiani usano il RS nella loro pronuncia regionale. Il RS è del tutto assente nelle pronunce settentrionali: tre cani è p.es. [tre kani] a Milano, Torino, Venezia, Bologna, ecc. e [tre kkani] a Roma, Firenze, Napoli, Palermo, ecc.
  • Nel centro-sud, inoltre, capita che alcune parole che producono il RS in it. st. non lo facciano in alcune regioni: p.es. da me nello standard è [da mme], con RS, in Campania è [da me], senza RS

Il RS nei dialetti campani: l’articolo femminile plurale

  • Il RS è presente, oltre che nell’it. standard e nell’it. regionale, anche nei dialetti della Campania, ma con caratteristiche per alcuni aspetti molto diverse
  • Infatti, nei dialetti campani anche alcuni articoli determinativi hanno la proprietà di raddoppiare la consonante iniziale della parola seguente, cosa che invece non accade mai in italiano dopo gli articoli
  • Un caso molto interessante è quello dell’articolo femminile plurale, che è e a Napoli, e i / li / le in altri dialetti campani: “le figlie” è quindi [e ffiʎʎə] con RS
  • L’articolo maschile plurale, che in molti dialetti campani ha la stessa identica forma del femminile plurale, cioè e / i / li ecc., non ha invece RS: “i figli” è quindi [e fiʎʎjə], senza RS
  • Confrontando le due forme, si vede come nel caso specifico preso in esame (che riguarda il napoletano), l’unica differenza tra femminile e maschile sia la presenza vs. l’assenza del RS: [e ffiʎʎə] vs. [e fiʎʎə]
  • In altri dialetti si avrà analogamente [i ffiʎʎə] vs [i fiʎʎjə], con la forma i dell’articolo
  • In altri dialetti ancora i due articoli possono essere diversi, ma il femminile ha comunque il RS, il maschile no: p.es. [le ffiʎʎə] vs. [li fiʎʎə]

L’articolo neutro

  • Esaminiamo ora gli articoli singolari
  • L’articolo femminile singolare a / la non provoca mai il RS: “la figlia” [a fiʎʎə], “la madre” [a mammə], ecc.
  • Nemmeno l’articolo maschile singolare o / u / lu provoca RS: “il figlio” [o fiʎʎə], “il padre” [o patə], ecc.
  • Se esaminiamo però altre forme, anch’esse apparentemente maschili, vediamo che dopo l’articolo il RS è presente: “il pane” [o ppanə], “il latte” [o llattə], “il nero (colore)” [o nnirə], “il perché” [o ppəkke], ecc.
  • Sono particolarmente interessanti i casi in cui due sostantivi apparentemente identici si comportano in modo diverso se preceduti dall’articolo: “il caffè (bevanda)” [o kkafɛ] vs. “il caffè (bar)” [o kafɛ]; “il ferro (metallo)” [o ffjerrə] vs. “il ferro (attrezzo)” [o fjerrə]; “il nero (colore)” [o nnirə] vs. “il nero (uomo di colore)” [o nirə]

Il genere neutro nei dialetti campani

  • I sostantivi nei quali l’articolo provoca il RS hanno tutti un elemento comune: si tratta di cosiddetti “nomi di massa”, cioè designano materiali, sostanze, idee astratte, che in generale non sono numerabili o quantificabili
  • Questa categoria di nomi è definita grammaticalmente come un genere “neutro”
  • L’articolo neutro in molti dialetti campani è apparentemente identico a quello maschile singolare (o, u, lu, ecc.), ma se ne differenzia perché il neutro provoca RS e il maschile no
  • In alcuni dialetti le forme dell’art. neutro e del maschile sono diverse, ma comunque il neutro provoca il RS
  • Solo nella parte più settentrionale delle prov. di CE e di BN l’art. neutro non provoca RS: p.es. [lə panə]
  • Si ricordi però che in assenza dell’articolo i nomi neutri non hanno una consonante doppia. La consonante diventa doppia solo per effetto dell’articolo neutro. P.es. [panə] ma [o ppanə]

Il RS e i pronomi clitici

  • Anche alcuni pronomi clitici (ovvero particelle pronominali) provocano RS nei dialetti campani
  • Il clitico neutro o / u per esempio provoca RS, come in [o ssatt∫ə] = “lo so = conosco questo fatto”, mentre il maschile non provoca RS, come in [o satt∫ə] “lo conosco = conosco quest’uomo”
  • Al plurale, a differenza degli articoli, provoca RS non solo il clitico femminile, ma anche il maschile: [e ssatt∫ə] “le conosco” ma anche “li conosco”
  • Nella tabella riassuntiva sono indicate con +RS le forme che provocano il RS e con –RS quelle che non lo provocano
tabella riassuntiva

tabella riassuntiva


Le alternanze consonantiche

  • In alcuni casi si osserva che il RS non solo provoca il raddoppiamento della consonante iniziale della parola seguente, ma la trasforma addirittura in un’altra consonante
  • 1) Il primo caso riguarda parole che in assenza di RS iniziano per [r-] e che in seguito a RS passano a [dd-]: p.es. “due denti” [ruj rjentə] ma “tre denti” [tre ddjentə]
  • 2) Il secondo riguarda una analoga alternanza tra [v-] e [bb-]: “tu vuoi” [tu vwo] ma “che vuoi?” [kə bbwo]
  • 3) Il terzo, infine, produce un’alternanza tra [j-] e [ggj-] come in “andiamo” [jammə] vs. “non andiamo” [nu ggjammə]
  • In tutti e tre i casi si ha un suono debole (vibrante, fricativo, approssimante) in posizione debole (cioè senza RS) e un’occlusiva sonora in posizione forte (con RS)

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