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Daniele Naviglio » 3.La sicurezza in laboratorio


La sicurezza in laboratorio

Un laboratorio di chimica analitica contiene prodotti chimici, solventi, acidi, energia elettrica, gas, attrezzatura in vetro, ecc. ed è quindi potenzialmente pericoloso.

L’ignoranza delle proprietà dei reagenti e dei materiali, della corretta utilizzazione della strumentazione e delle norme di comportamento in laboratorio sono fonti di pericolo per l’incolumità personale e per quella di tutti i presenti.

Pericoli e rischi

Nello specifico, le attività operative svolte nei laboratori chimici comportano inevitabilmente non solo la manipolazione di sostanze chimiche(teagenti, preodotti e sostanze), ma anche l’uso di utensili e apparecchiature di esercizio per lo svolgimento delle varie operazioni. Tali pericoli, quindi, sono dovuti a:

  • agenti di natura fisica (rumore, vibrazioni, microclima. Microonde)
  • agenti di natura chimica (inalazione, fumi, nebbie polveri)
  • agenti di natura biologica (ingestione o inalazione di sostanze biologiche dannose)

A tali pericoli sono connessi una serie di rischi derivanti dalle varie operazioni che si eseguono, tali da compromettere la salute degli operatori; rischi che possono essere sia di tipo infortunistico (legati per lo più ai rischi di lesioni traumatiche di natura fisica), sia di tipo igienico-ambientale (legati all’esposizione ad agenti e/o fattori nocivi potenzialmente presenti nell’ambiente di lavoro dei laboratori).

Norme di comportamento

Al fine di condurre un esperimento o una misurazione analitica in modo corretto, è richiesta la più pignola pulizia del bancone su cui si opera e delle attrezzature richieste oltre che il massimo ordine. Un’adeguata conoscenza delle tecniche, dei metodi e delle procedure d’analisi, delle proprietà delle sostanze chimiche e dei materiali d’uso più comuni oltre che dei principi di funzionamento delle attrezzature utilizzate evitano l’innescarsi di situazioni pericolose.

Sostanze chimiche

Tutte le sostanze chimiche reperibili in laboratorio sono potenzialmente pericolose.

Una delle più recenti classificazioni delle sostanze chimiche in funzione della loro pericolosità è contenuta nel Decreto Ministeriale 16 Febbraio 1993, che riporta la normativa sulla classificazione e la disciplina dell’imballaggio e dell’etichettatura delle sostanze pericolose in attuazione delle direttive emanate dal Consiglio dalla Commissione delle Comunità Europee.

La classificazione prevede una lettera che rappresenta il simbolo e/o il rischio attribuito all’uso della sostanza.

Classificazione delle sostanze chimiche


Alcuni esempi


Esempio di come si presenta l’etichetta di un reattivo

Fonte www.itcnizzola.it

Fonte www.itcnizzola.it


Norme

In laboratorio è necessario conformarsi in modo rigoroso, rispettando le norme di seguito elencate.

Norme (segue)

  • Individuare la disposizione delle attrezzature di pronto soccorso (docce e lavaocchi di emergenza, cassetta di pronto soccorso, estintori, maschere antigas, vie di fuga, ecc.). In caso di dubbi chiedere spiegazioni circa l’uso delle stesse.
  • Indossare sempre un camice per proteggere i vestiti e gli appositi occhiali di sicurezza per difendersi dagli schizzi negli occhi, particolarmente probabili quando si travasano i liquidi, solventi, ecc.), durante le operazioni di estrazione con solventi e non da ultimo per rotture fortuite di recipienti contenenti liquidi.
  • Non correre e non schiamazzare nel laboratorio; c’è il rischio di urtare un collega e produrre seri guai.
  • Considerare ogni prodotto maneggiato potenzialmente velenoso; non assaggiarli, non toccarli mai con le mani, ma sempre con le apposite spatole e cucchiai. Non annusare prodotti e solventi. In caso di contatto accidentale con gli occhi, tenere le palpebre aperte e lavare per 15 minuti. In caso di contatto con la pelle, per le ustioni provocate da acidi si applichi una soluzione diluita di bicarbonato di sodio (non si usino altre sostanze). Per le ustioni provocate da basi forti si può utilizzare una soluzione diluita di un acido debole, per esempio una soluzione di acido acetico al 2%, una soluzione di aceto al 25% oppure una soluzione di acido borico all’1%.

Norme (segue)

  • Tenere sempre pulito il proprio banco e soprattutto le zone comuni del laboratorio (bilance, deposito reagenti, strumenti, ecc.).
  • Ogni reazione o manipolazione dovrebbe essere condotta, per prudenza, sotto una cappa con una buona aspirazione; è comunque tassativo operare sotto cappa quando da una reazione si sviluppano vapori acidi o maleodoranti, e quando si usano composti e/o solventi notoriamente tossici o infiammabili.
  • Non toccare la vetreria ritirata da stufe e muffole ma servirsi delle apposite pinze da crogiolo: fino a 200°-300°C gli oggetti non hanno emissioni apprezzabili nel visibile, e pertanto non si distinguono dagli oggetti a temperatura ambiente.
  • Non usare mai la bocca per riempire le pipette: richiedere gli appositi aspirapipette.
  • Non usare o maneggiare sostanze contenute in bottiglie o contenitori sprovvisti di etichetta di identificazione.
  • Evitare nel modo più assoluto la vicinanza di contenitori di solventi organici a fonti di calore, apparecchiature elettriche non “a sicurezza”.

Norme (segue)

  • Non gettare solventi organici e soluzioni contenenti sostanze tossiche nei lavandini o comunque nell’impianto fognante, al fine di limitare i danni all’ambiente. Nel caso non si sappia dove depositarli, chiedere informazioni al personale responsabile del laboratorio.
  • Sapere sempre quello che si sta facendo e perchè, e non confondere un prodotto o una soluzione con l’altra. Scrivere sul recipiente, con apposito pennarello od etichetta, il relativo contenuto. Se ciò può essere utile anche durante i pochi minuti tra un passaggio e l’altro di un esperimento, è assolutamente necessario quando lo si interrompe per più giorni.
  • Fornirsi di un taccuino dove contenere tutti i dati relativi a: formula di struttura, pesi molecolari, pesi in grammi, moli di prodotto di partenza e di reazione, quantità di solventi usati, tipo di apparecchiatura utilizzata, condizioni operative impiegate, sigla dei prodotti impiegati e data.
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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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