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Alfonso Morone » 1.Commercio e dimensione urbana


La nascita della dimensione urbana

La stessa invenzione della città deriva da esigenze legate al commercio.
Le prime città sono infatti nate alla confluenza di preesistenti percorsi commerciali.
L’Agorà, che rappresenta una delle attrezzature pubbliche più importanti delle città dell’Antica Grecia, consentiva, contemporaneamente, la partecipazione alla vita pubblica cittadina, ma era anche un luogo ove insistevano botteghe e dove quindi si svolgeva una attività di scambio commerciale.
La dimensione sociale, attraverso la integrazione dell’atto di acquisto con attività relazionali o di esplicitazione della vita pubblica, caratterizza quindi la dimensione commerciale all’interno della città, sin dalle origini.

L’Agorà ateniese. Fonte: Wikimedia Commons

L'Agorà ateniese. Fonte: Wikimedia Commons


La bottega nell’antichità

Le prime botteghe nella antichità, erano costituite da un unico locale, con affaccio diretto sulla pubblica via.
Sulla strada venivano direttamente disposte le mercanzie, collocandole su banchi in legno, oppure su gradini in pietra.
La contrattazione avveniva all’esterno, sulla strada, mentre l’unico ambiente interno era adibito contemporaneamente a deposito per le merci e a laboratorio manifatturiero.

L’esempio in figura 1 ci permette di segnalare una prima particolarità nell’evoluzione storica degli spazi di vendita. Nelle trasformazioni tipologiche succedutesi nel tempo, sino ai nostri giorni, abbiamo una continua stratificazione, per cui i vecchi format commerciali persistono, affiancandosi a quelli nuovi che via via vengono generati.

Fig.1 Schema planimetrico delle prime botteghe dell’antichità

Fig.1 Schema planimetrico delle prime botteghe dell'antichità

Fig. 2 Immagini di un negozio che continua ad utilizzare lo schema tipologico delle prime botteghe

Fig. 2 Immagini di un negozio che continua ad utilizzare lo schema tipologico delle prime botteghe


Il Foro Romano

Nella antica Roma, accanto alle piccole botteghe, distribuite lungo gli assi viari, esistevano della aree di concentrazione delle attività commerciali.
In un primo tempo queste concentrazioni della attività mercantile, avevano luogo all’aperto, in spazi, come quelli del Foro, ove veniva organizzato il mercato cittadino, in una area in cui era concentrata la maggior parte della vita pubblica cittadina.

Il Foro Romano

Il Foro Romano

Planimetria del Foro Romano. Fonte: Wikipedia

Planimetria del Foro Romano. Fonte: Wikipedia


Le attrezzature commerciali di Roma antica

Proseguendo però nella infrastrutturazione della città romana, nei primi secoli dopo Cristo, vennero realizzate delle prime specifiche architetture commerciali di grandi dimensioni.
All’inizio del II secolo dopo Cristo, l’imperatore Traiano commissionò all’architetto Apollodoro da Damasco la realizzazione di un enorme edificio con destinazione commerciale. La struttura funzionava contemporaneamente da magazzino statale di derrate alimentari e da luogo di distribuzione e vendita di queste. La costruzione presentava una parte superiore asimmetrica, ed una inferiore dotata di un ambulacro su cui si aprivano le botteghe.
Tra le due parti passava una strada che partiva da Campo Marzio ed era conosciuta con il nome di Via Biberatica, nome probabilmente collegato alla presenza di botteghe dove venivano vendute bevande.

Proprio la complessità dell’impianto dell’edificio, porta a un confronto dei Mercati Traianei con le attuali strutture dei Centri commerciali, dei quali in qualche modo, essi rappresentano un archetipo.

I Mercati Traianei, Roma II d.C

I Mercati Traianei, Roma II d.C

Particolare dell’ambulacro inferiore dei Mercati Traianei

Particolare dell'ambulacro inferiore dei Mercati Traianei


Il venditore artigiano

Proviamo ora ad analizzare quale era la modalità attraverso cui avveniva l’atto di acquisto.
Esso, dall’antichità e sino a tutto il medioevo avvine basandosi su una reciproca conoscenza tra venditore ed acquirente.

Il meccanismo di trasformazione delle materie prime in prodotti finiti, avveniva in maniera diffusa ad opera dello stesso venditore che concentrava in sé anche la figura dell’artigiano,
Non esistendo ancora una struttura centralistica come quella industriale, le attività di trasformazione avvenivano nelle piccole botteghe adibite anche alla vendita.

Il venditore, essendo egli stesso produttore delle merci che vendeva, garantiva direttamente della loro qualità.
L’atto di vendita si basava quindi su una reciproca conoscenza e fiducia, tra venditore ed acquirente.

In questo meccanismo le merci non avevano alcuna autonomia ed erano, fondamentalmente, inseparabili dalla figura del venditore artigiano, che le aveva prodotte e che, successivamente, le avrebbe direttamente vendute.

Veermer, Pesatrice di perle

Veermer, Pesatrice di perle


Il mercato e la dimensione urbana nel medio evo

Durante tutto il primo medioevo si assiste ad un forte arretramento della civiltà urbana.
Le città erano vissute come pericolose e la maggior parte della popolazione si distribuì nelle campagne.

Due furono le attività che, esplicitamente, continuarono a svolgersi all’interno della cinta urbana, relazionandosi strettamente tra loro: quella religiosa, attraverso le chiese, e il mercato, attraverso la piazza.

Il mercato, in un primo tempo, si svolgeva in concomitanza di festività religiose o domenicali che richiamavano la popolazione dal contado, collocandosi proprio nella piazza antistante il sagrato delle chiese.

Progressivamente, nel corso del Medio Evo, si ebbe un incremento demografico che richiese una dimensione del commercio che non poteva più basarsi esclusivamente sulle dimensioni ridotte delle piccole botteghe.
Questo fu il principale motivo di successo del mercato. Una struttura commerciale di dimensione cospicue, in cui erano concentrate varie tipologie di mercanzie, ed in cui quindi il fenomeno del consumo poté superare la ristretta dimensione legata ai precedenti processi di autoproduzione, per giungere ad una netta distinzione tra produttori e consumatori.

 

Il mercato nello spazio urbano. La piazza del Mercato a Napoli, Micco Spadaro. Fonte: Interviù

Il mercato nello spazio urbano. La piazza del Mercato a Napoli, Micco Spadaro. Fonte: Interviù


Il mercato e la dimensione urbana nel medio evo

In epoca comunale, in molte città italiane quella che era la precedente piazza del mercato, fu trasformata realizzando delle strutture architettoniche stabili.
In tal modo fu migliorata la sicurezza e la agibilità a fini commerciali delle aree in cui si teneva il mercato.
Esempi di questa importante trasformazione urbanistica, sono presenti in molte città di impianto medievale.
Nel corso di questa importante evoluzione urbanistica, i mercati iniziarono ad assumere una connotazione specifica, differenziandosi in funzione delle specializzazioni commerciali cui erano destinati.
Molte sono ancora oggi le tracce di questa trasformazione nella toponomastica cittadina, come le numerose Piazze delle Erbe che ospitavano il mercato della Frutta e della Verdura, quelle delle Uova, della Legna e finanche quella dei Cocomeri.

Verona, Piazza delle Erbe

Verona, Piazza delle Erbe

Lucca, Piazzetta dei Cocomeri

Lucca, Piazzetta dei Cocomeri


Specializzazione commerciale e struttura urbana

Anche le botteghe subiscono in epoca basso medievale un processo di concentrazione per merceologie, in aree urbane specifiche.

Spesso botteghe che vendono lo stesso tipo di merce si concentrano nella stessa strada, dando vita a delle aggregazioni, di cui resta traccia nella toponomastica cittadina.
Via degli Orefici a Napoli e via degli Armorari a Milano, per limitarci a due soli esempi, conservano nel nome attuale della strada, traccia delle antiche attività commerciali che vi si svolgevano.
In alcuni casi, come a Ponte Vecchio, la antica aggregazione commerciale, persiste ancora oggi, con una presenza di botteghe orafe.

Ponte Vecchio a Firenze su cui, storicamente, si concentravano le botteghe di orafi

Ponte Vecchio a Firenze su cui, storicamente, si concentravano le botteghe di orafi


Trasformazioni della struttura della bottega

La concentrazione di molti spazi commerciali, che vendevano prodotti simili nella stessa area, comportò la necessità di sviluppare meccanismi di differenziazione basati sulla comunicazione.

Molte botteghe si dotarono pertanto di insegne a bandiera, aggettanti sulla pubblica via.
Questa situazione creò talvolta un tale affollamento, da imporne una regolamentazione da parte delle autorità pubbliche.

Anche la struttura tipologica della bottega subì una evoluzione.
Per quanto gli spazi commerciali fossero ancora molto poveri e di piccole dimensione, gli spazi all’interno subirono una prima differenziazione.
I banchi di esposizione delle merci, furono portati all’interno, per non intralciare l’agibilità della pubblica via.
Conseguentemente anche le contrattazioni si spostarono nell’interno, nella parte su strada della bottega.
Nelle restanti parti erano collocati, a seguire verso l’interno, il laboratorio artigianale di manifattura ed un deposito

Trasformazioni subite dalla struttura della bottega in epoca medievale

Trasformazioni subite dalla struttura della bottega in epoca medievale

Nella città medievale, in corrispondenza di molte botteghe venivano utilizzate insegne a bandiera

Nella città medievale, in corrispondenza di molte botteghe venivano utilizzate insegne a bandiera


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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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