Sin dall’epoca romana il consumo della carne di bufala, era di uso corrente ed è documentato in molti testi storici. Diffusa in tante nazioni, in Italia fino ad alcuni anni fa la produzione della carne bufalina era totalmente disattesa e la specie era allevata esclusivamente per la produzione di latte. Tutte le ricerche condotte da varie università, tra le quali quella della facoltà di veterinaria dell’università degli studi di Napoli, hanno sottolineato le qualità organolettiche e nutrizionali della carne di bufala, evidenziando le ampie possibilità commerciali di questo prodotto. Negli ultimi anni si è registrata una disaffezione del consumatore nei riguardi delle carni storicamente utilizzate nell’alimentazione. In particolare per quella bovina hanno giocato un ruolo sfavorevole le notizie di accrescimenti ottenuti con sostanze potenzialmente dannose per la salute umana e le recenti vicissitudini relative alla BSE. Da ciò è derivato l’incremento del consumo di carni alternative. La produzione del vitello da carne potrebbe essere considerata, al momento, un’attività collaterale dell’allevamento della bufala da latte o una valvola di sfogo per eventuali crisi di mercato del latte.
L’allevamento del maschio non ha mai trovato uno sbocco economico interessante. Le cause sono dovute in parte agli allevatori in parte ai commercianti.
Mutate le tecniche di gestione aziendale (abbandono del pascolo, messa a coltura dei terreni) l’allevamento dei maschi per il macello non risultava conveniente:
1) Ottime caratteristiche nutrizionali:
1) Ottime caratteristiche nutrizionali:
A parità di ingrassamento, o meglio di maturità del soggetto, poiché nel bufalo si verifica un accumulo del tessuto lipidico in determinati distretti anatomici (loggia renale, pelvi, omento, mesentere) piuttosto che nel tessuto muscolare, si ha a parità di peso della carcassa, uno scarto maggiore e quindi una resa minore sotto il profilo economico. L’assenza di infiltrazione di grasso intramuscolare costituisce un vantaggio per il consumatore e uno svantaggio per chi commercializza la carne di bufalo: ciò spiega in parte il deprezzamento della carne di bufalo, in passato e tuttora.
2) Dimensioni del comparto
120000 fattrici → 96000 vitelli/anno di cui circa il 52% maschi (interparto medio circa 400 gg).
La macellazione di soggetti a diverse età, modulando l’accrescimento, consentirebbe un approvvigionamento costante del mercato.
Razionamento idoneo senza alterare le caratteristiche qualitative delle carni.
Stalle: strutture modulari con separazioni mobili per garantire idonea superficie disponibile/capo.
Almeno nel finissaggio: box con pavimenti fessurati con fossa corredata di sistemi per frequente asportazione deiezioni.
Premessa per il vitellone biologico “leggero”: Linea vacca-vitello (Brasile).
Alternativa → Fattrice a fine carriera (vacca o bufala) per svezzare due vitelli fino a 240 Kg. Per ottenere un vitello di 240 Kg a 8 mesi necessitano produzioni di:
L’allevamento dei vitelli può essere attuato con diverse tecniche:
Alimentazione
Fase colostrale e colostro: i vitelli dopo la nascita potranno restare con la madre, almeno per le prime poppate di colostro, oppure essere separati immediatamente e ricevere colostro nelle prime ore di vita. Se il colostro della madre non è disponibile (morte, forme morbose trasmissibili, mancata montata lattea, etc.) si ricorre alla banca del colostro o all’utilizzo di colostri artigianali, costituiti da: 0,6 litri di latte intero, 0,3 litri di acqua , 1 uovo fresco, 1,5 ml di olio di ricino.
Fase di allattamento e di svezzamento: utilizzo di mangimi sostitutivi del latte o latti ricostituiti. Latti Acidi o Latti Zero: costituiti da miscele di sieri di latte essiccati, sieroproteine e grassi vegetali; facilmente stemperabili in acqua a temperatura ambiente o acqua tiepida; adatti alla somministrazione a freddo (possibilità di un’ unica somministrazione giornaliera dell’ intera razione lasciandola a disposizione del vitello).
Scopo dello svezzamento è favorire lo sviluppo dei prestomaci del vitello attraverso il passaggio dall’alimentazione lattea ad un’alimentazione esclusivamente solida. L’adozione di un’epoca di svezzamento rispetto ad un’ altra è conseguente alla diversa organizzazione aziendale intesa sia come livello di gestione, sia come manodopera e strutture disponibili.
Lo sviluppo ruminale è stimolato dall’ingestione di alimenti solidi: somministrare fieno e mangime starter fin dalle prime fasi di crescita. La completa esclusione dell’alimento latteo dovrebbe avvenire quando il consumo di un concentrato diventa apprezzabile: circa 1 kg capo/giorno.
Per verificare un buon procedere dello svezzamento occorre controllare:
Disciplinare Carne Bufalina Commercializzazione di soggetti con accrescimenti fisiologici
Anagrafe bestiame per verificare se il peso alla macellazione è in accordo con i suddetti accrescimenti.
2. Tecniche di allevamento per la produzione della carne bovina
3. Bovini da latte: le razze e la lattazione
5. Ovi-caprini: aspetti riproduttivi e produttivi
6. Ovi-caprini: principali razze allevate in Italia
7. Origine e diffusione della specie bufalina
8. Problematiche riproduttive della bufala
9. Allevamento del vitello bufalino da carne
10. Svezzamento del vitello bovino e bufalino
11. Allevamento del suino: origini e diffusione, principali razze
12. Organizzazione e dimensionamento dell'allevamento suino
13. Reparti e attrezzature dell'allevamento suino
14. Management aziendale dell'allevamento suino
15. Allevamento del cane: organizzazioni, riproduzione e gruppi
16. Allevamento del cane: principali razze
17. Gli equini