Edema: iperidratazione isotonica del tessuto interstiziale.
Esso dipende da un’alterata distribuzione di liquidi nei sotto-compartimenti extracellulari (plasma e liquido interstiziale).
Patogenesi: in generale, gli effetti della pressione idrostatica vascolare (che tende a far uscire liquidi dal compartimento vascolare a quello interstiziale) e della pressione colloido-osmotica esercitata dalle proteine plasmatiche (che ha effetto opposto) tendono a mantenere l’equilibrio idrico tra i due compartimenti (vedi lezione 14). Fattori che tendono a squilibrare tale situazione a favore della pressione idrostatica, o che tendono a diminuire la pressione oncotica o il riassorbimento dei liquidi interstiziali, favoriscno la formazione di edema.
Il liquido che si accumula nell’interstizio prende il nome di Trasudato.
Il Trasudato è un liquido citrino, povero in cellule e proteine, limpido, con reazione tendenzialmente neutra.
Tutto ciò lo differenzia dall’Essudato (elemento tipizzante delle infiammazioni) che è un liquido in genere torbido, ricco in cellule e proteine, e a reazione tendenzialmente acida.
IPEREMIA E CONGESTIONE: aumento locale della quantità di sangue in un particolare tessuto.
Iperemia: processo attivo che determina l’aumento del flusso di sangue come conseguenza della dilatazione arteriolare (vedi il capitolo sulle infiammazioni).
Congestione: processo passivo (è detta anche iperemia passiva) che si verifica quando vi siano ostacoli al deflusso sanguigno da un tessuto.
Emorragia è la fuoriuscita di sangue “in toto” dai vasi, generalmente in seguito alla loro rottura. Questa può dipendere da cause intrinseche al vaso o estrinseche.
L’emorragia può essere esterna o interna.
Le emorragie interne si definiscono genericamente “raccolte“; quelle in cui il sangue si accumula in cavità neoformate si chiamano EMATOMI.
Questi prendo nomi diversi a seconda anche dell’estensione:
L’emorragia interna in cui il sangue si raccoglie in cavità preformate prende nomi diversi a seconda della cavità interessata: Emoperitoneo, emopericardio…….
TROMBOSI
La trombosi è un disturbo di circolo caratterizzato dall’anomala attivazione dei processi emostatici in vasi non danneggiati o danneggiati solo lievemente.
L’EMOSTASI è un complesso meccanismo, cui compartecipano fattori diversi (parete vasale, piastrine, cascata della coagulazione), volti ad impedire perdite di sangue dalle pareti vascolari danneggiate (a tutto spessore). Brevemente:
Al danno iniziale segue una breve vasocostrizione (cui compartecipano un meccanismo neurogeno riflesso e la liberazione di endotelina);
Il danno endoteliale espone la matrice extracellulare che a contatto con le piastrine, le induce ad attivarsi:
Adesione-secrezione, modificazioni di forma e rilascio dei granuli e del loro contenuto: granuli alfa (P-selectine, fibrinogeno, fattore V, Fattore di von Willebrand, fattore piastrinico 4, PDGF, TGFbeta,) e granuli delta (ADP, ioni calcio, istamina, serotonina), Aggregazione (con formazione del tappo piastrinico primario);
Attivazione della cascata della coagulazione (per la via estrinseca ed intrinseca) che culmina con la trasformazione della protrombina in trombina, che a sua volta trasforma il fibrinogeno in fibrina;
La fibrina e le piastrine aggregate formano il tappo emostatico permanente.
Coagulo → Trombo
Superficie liscia → Superficie ruvida
Elastico → Anaelastico
Non aderente → Aderente
Risoluzione → Evoluzione
Triade del Virchow:
Un embolo è una massa intravascolare di natura solida, liquida o gassosa, IMMISCIBILE col sangue, che viene trasportata in una sede lontana dall’origine.
Il 99% di tutti gli emboli deriva dalla frammentazione di un trombo (trombo-embolia), tuttavia può anche capitare che siano di natura lipidica, gassosa, neoplastica……
Inevitabilmente gli emboli giungono ad un vaso di calibro inferiore alle loro dimensioni, per cui si bloccano, e impediscono il flusso di sangue. Ne consegue una ISCHEMIA, cui segue INFARTO del tessuto se il vaso era terminale e non è possibile la creazione di un circolo collaterale. Tutti gli infarti tendono ad avere forma conica, con il vaso occluso all’apice, e la base alla periferia dell’organo colpito.
Fattori che determinano lo sviluppo di un infarto sono:
Lo shock è un disturbo di circolo caratterizzato da squilibrio tra quantità di sangue circolante e capacità del letto vascolare, che si concretizza in una ipoperfusione sistemica (con riduzione della gittata cardiaca o del volume di sangue effettivamente circolante) e ipossia cellulare.
Tipi di Shock:
Stadio di compenso: in questa fase l’organismo attiva tutti i meccanismi di compenso volti a ripristinare la gittata sistolica ed il volume minuto, e quindi ristabilire la perfusione di tessuti ed organi. Barocettori, catecolamine, renina-angiotensina, ADH..; ne deriva tachicardia, vasocostrizione periferica, ritensione liquida.
Stadio di progressione: glicolisi anaerobia per persistente ridotta perfusione tessutale; acidosi lattica, abbassamento del pH tessutale che inibisce la vasocostrizione. Accumulo di sangue nel microcircolo, persistente riduzione della gittata, danno ipossico cellulare.
Stadio di irreversibilità: distrofia cellulare con perdita di componenti citoplasmatici (enzimi), necrosi parenchimali, tra cui renali, blocco renale. Morte.
1. Il concetto di Malattia e il concetto di Causa in Patologia Comparata
2. Fenomeni regressivi: concetti introduttivi; Le Atrofie.
3. Fenomeni regressivi: le Degenerazioni; Degenerazioni intracellulari.
4. Fenomeni regressivi: le Degenerazioni; Degenerazioni Intracellulari (Parte seconda).
5. Fenomeni regressivi: Le Degenerazioni extracellulari.
6. Le Degenerazioni extracellulari. Le calcificazioni patologiche.
7. Fenomeni regressivi: le pigmentazioni patologiche.
8. Fenomeni regressivi: La Necrosi.
9. Alterazioni emodinamiche, Trombosi e Shock
11. Fenomeni patologici a significato difensivo: Le Citochine nei teleostei.
14. Fenomeni patologici a carattere difensivo: le flogosi - parte prima
15. Fenomeni patologici a carattere difensivo: le flogosi - parte seconda
16. Fenomeni patologici a carattere difensivo: le flogosi – classificazione delle angioflogosi
17. Fenomeni patologici a carattere difensivo: le istoflogosi
18. Fenomeni patologici a carattere progressivo: le neoplasie
Dianzani M.U., Dianzani I., Dianzani U.: Istituzioni di Patologia Generale-4a edizione. UTET.
Robbins: Le basi patologiche delle malattie-6a edizione. Editore - Piccin Nuova Libreria S.p.A.