indicare agli studenti alcuni dei concetti-chiave, illustrati nel capitolo 1 del libro di testo da studiare come base per superare l’esame. Ciascuno dei concetti di seguito illustrati saranno poi declinati nello sviluppo delle lezioni successive. Per questo motivo in questa lezione si parla di “guida alla lettura del libro”.
Articolazione della lezione
Cosa può significare il binomio “organizzazione”- “aziendale” ?
Ciascuno di noi ha esperienza di vita nelle organizzazioni. Ad esempio:
Rispetto ad alcuni saperi spontanei, lo studente e studioso di organizzazione può gettare il proprio sguardo sulla realtà . Guardare i fenomeni “dalla parte dell’organizzatore” è un modo di introdurre il dubbio e capirne di più. In altri termini, partire dalle esperienze di vita vissuta, può aiutare ciascuno di noi z guardare “dalla parte di organizzazione”…, alla ricerca del dubbio, con spirito critico: infatti, “la messa in dubbio della realtà fa parte della realtà stessa“.
Di fronte ad un sapere “diffuso” ed empiricamente rilevabile di esperienze organizzative, lo studente e studioso di Organizzazione può assumere una prospettiva ben precisa: la stessa di un fotografo dietro la sua camera.
L’immagine riportata alla destra dello schermo è la stessa utilizzata come copertina per questo corso. Possiamo immaginare le organizzazioni in cui ciascuno di noi vive ogni giorno, non come una realtà definita ex ante, ma come uno spazio sul quale un gruppo di gruppo di fotografi- ciascuno on la propria lente- getta il proprio sguardo.
Una prima metafora che può spiegare questo approccio è quella della “fotografia”.
Il contributo del costruttivismo radicale (Berger, Luckmann,1966; Glasersfeld von, 1990; Gergen, 1973, 1989; von Foerster, 1973, 1991; Watzlawick, 1984) alle scienze sociali.
L’impatto del costruttivismo radicale sulla letteratura e sulle prassi manageriali (Burrell-Morgan, 1979; Weick, 1977, 1979; Van Maanen, 1979a).
Naturalmente, le teorie organizzative prese a riferimento dallo studente e studioso di organizzazione, come dal manager o dal professionista d’azienda, possono funzionare come lenti alternative di analisi dell’azione organizzativa.
Il concetto di “oggetto organizzativo” evidenzia, nella prospettiva del costruttivismo radicale, che l’organizzazione non esiste in sé, ma risulta da un processo di costruzione da parte degli “attori” che rivolgono il proprio sguardo, di volta in volta, su differenti “oggetti di realtà ”.
Questo approccio ha importanti ricadute nelle prassi manageriali, in relazione al binomio “progettazione delle strutture- comportamento organizzativo”.Si tratta di una frontiera non eludibile per chi si vuole occupare di organizzazione: considerare il solo design organizzativo senza considerare le persone e – viceversa – guardare alla risorse umane trascurando la progettazione delle strutture, non consente di fronteggiare la complessità quotidiana.
Nelle prossime lezioni si tornerà su questo binomio per evidenziare la natura “socio-tecnica” (Emery-Trist, 1960) del nostro approccio allo studio dell’azione organizzativa.
A tale scopo si utilizzerà la metafora del cinema: un passo in più, rispetto a quella (statica) della fotografia, allo scopo di evidenziare la dimensione dinamica dell’agire su almeno tre piani (v. slide successiva).
Criteri di analisi dell’azione organizzativa adottati sono due
1. La divisione del lavoro può essere:
2. Il tema del coordinamento richiama:
L’azione è organizzativa se c’è relazione, se si pone cioè in rapporto con uno o più soggetti con sui si sviluppa uno scambio.
Ecco una classificazione delle interdipendenze, così come saranno declinate nello sviluppo del corso: per tipo, carattere e tipologia di conseguenze che producono nell’organizzazione.
Facciamo riferimento a quanto illustrato nelle precedenti lezioni e ragioniamoci su …, come avviene nel dialogo tra ‘the missing piece e the big O’ (si rammenti il primo link della lezione 1). Domandiamoci allora: prima ancora di studiare il libro e facendo appello – con lo spirito dell’adulto in apprendimento (lezione 2) – al senso comune ed alle nostre esperienze organizzative, quali possono essere gli esempi di “oggetti organizzativi”, da considerare in questa fase iniziale ? In che modo gli esempi che cerchiamo di costruire da soli e differenziandoci da quelli condivisi in aula con il docente ed i colleghi, possono essere un utile spunto per iniziare ad identificare le interdipendenze “viviamo” tutti i giorni nelle nostre organizzazioni ?
I processi di rappresentazione grafica utilizzati da chi si interessa all’organizzazione aziendale sono strumenti, mezzi e non fini a se stessi. Gli studenti come i manager possono quindi rappresentare lo stesso concetto anche in modi differenti, a seconda di quel che vogliono esprimere e di come vogliono esprimerlo. Grafici diversi possono quindi avere significati analoghi e grafici uguali possono essere interpretati con occhi differenti.
Per ciascuno dei quattro livelli dell’attore si possono analizzare tre dimensioni di analisi: conoscenza, potere ed affettività /emotività .
Questa tripartizione consente di spostare l’impianto didattico del nostro schema concettuale per livelli di attore/azione su un terreno più ampio, quello della razionalità limitata, restituendo “senso” alla complessità ed alla imperfezione del mondo reale.
Gli studenti, infatti, vedranno come l’analisi dei quattro livelli – pur con le proprie qualità didattiche ed esplicative – andrà poi sgretolandosi, quando si analizzeranno le forme, il cambiamento e la diagnosi organizzativa (rispettivamente capitoli 6, 7, e 8 del manuale proposto).
L’intersezione delle variabili proposte nella tabella precedente induce studenti e studiosi a rinunciare ad una visione “inutilmente ottimistica”, di stampo positivista, dell’organizzare e dell’organizzazione. Ne deriva la possibilita’ di seguire – invece – un approccio non dogmatico all’Organizzazione Aziendale, come disciplina clinica. Si tratta di un modo di intendere gli studi organizzativi e le pratiche manageriali apparentemente – forse – ‘troppo astratto’, ma di fatto assai efficace: l’approccio clinico, infatti, ha l’obiettivo di diagnosticare la realtà (oggetto) per poi individuare possibili “terapie di intervento” che di volta in volta possono favorire le soluzioni piu’ idonee alle concrete esperienze che si vivono nel quotidiano.
Come si dira’ nel seguito di queste lezioni, un approccio clinico al mangement impone di considerare sia la dimensione formale sia quella informale dell’agire.
“Immaginiamo che un uomo si trovi per la strada di fronte a un masso che gli blocca il cammino. Egli tenterà dapprima di smuoverlo con le sue forze, ma se il masso è troppo grande dovrà attendere che sopraggiungano altre persone interessate a spostare il masso in modo da riunire gli sforzi: in questo caso il fine comune sembra coincidere con i fini personali. Ma supponiamo che gli uomini direttamente interessati a smuovere il masso dalla strada non ce la facciano da soli e che abbiano bisogno di altro aiuto. In questo caso essi dovranno ottenere il contributo di persone non direttamente interessate a rimuovere il masso. Di conseguenza le nuove persone accetteranno di cooperare solo se otterranno una ricompensa che è diversa dalla rimozione del masso stesso (il fine per cui la cooperazione originale era stata creata), e che sia capace di motivarle sufficientemente [...]”
(Barnard, 1938, p. 80).
In questa lezione si è fatto riferimento ad alcuni concetti-guida proposti nel capitolo 1 del testo di riferimento de Vita – Mercurio – Testa (2007) Organizzazione Aziendale, Assetto e meccanismi di relazione proposto per lo studio di questo corso.
Si raccomanda di consultare la sezione materiali di supporto: infatti, nell’ottica di un “apprendimento adulto”, le lezioni sono un punto di partenza e non di arrivo. Attraverso l’approfondimento della bibliografia, occorre “animare” i contenuti dei libri.
Nella prossima lezione il nostro sguardo si focalizzerà sull’individuo come attore (ed oggetto) dell’analisi organizzativa (cap. 2 del libro proposto).
1. Guida all'apprendimento del corso di Organizzazione Aziendaleâ€...
2. Apprendimento negli adulti: problema individuale ed organizzati...
3. Guida alla lettura del libro
4. L'attore individuo: assetto e meccanismi di relazione parte pri...
5. L'attore individuo: assetto e meccanismi di relazione parte sec...
7. Dall'attore individuo all'attore gruppo. Approccio psicoanaliti...
8. I livelli dell'attore: il gruppo. Aspetti definitori
9. I livelli dell'attore: il gruppo. Analisi dell'assetto
10. I livelli dell'attore: il gruppo. Variabili dell'assetto
11. I livelli dell'attore: il gruppo. I meccanismi di relazione
12. Perché l'organizzazione? Cenni all'approccio dei costi di tran...
13. Attore-azienda. Infrastruttura
14. Attore azienda. La sociostruttura
15. Attore-azienda. La sociostruttura: archetipi
16. Attore-azienda. La sociostruttura: gli organigrammi
17. Dalla sociostruttura alla sovrastruttura
18. La sovrastruttura: i concetti di cultura
19. Sovrastruttura. Una formula di chiusura
Berger, P.L.-Luckmann, T. (1966) The Social Construction of Reality: a Treatise in the sociology of knowledge, Garden City, New York: Doubleday [Trad. it.: (1969) La realtà come costruzione sociale, Bologna: Il Mulino].
Burrell, G.-Morgan, G. (1979) Sociological Paradigms and Organizational Analysis, London: Heinemann Educational Books.
Emery, F. E., & Trist, E. L. (1960). Socio-Technical systems. C. W. Churchman, & M. Verhulst (eds), Management science models and techniques (Vol. 2). Oxford: Pergamon Press Ltd.
Gergen, K.J. 1989. Social psychology and the wrong revolution, European Journal of Social Psychology 19: 463-84.
Glasersfeld von, Ernst (1990) An exposition of constructivism: Why some like it radical, In: Davis, Robert B. – Maher, Carolyn A. – Noddings, Nel (eds.), Monographs of the Journal for Research in Mathematics Education, n. 4, pp. 19-29. Reston, Virginia: National Council of Teachers of Mathematics.
Van Maanen J. (1979a) Reclaiming Qualitative Methods for Organizational Research: a Preface, Administrative Science Quarterly, Vol. 24, December.
Van Maanen J. (1979b) The Fact of Fiction in Organizational Ethnography, Administrative Science Quarterly, Vol. 24, December [Trad. it. : La realtà dell'invenzione nell'etnografia delle organizzazioni, in Gagliardi, P. (1995) Le imprese come culture, Torino: Utet].
von Foerster H. (1973) On constructing a reality, in Watzlawick, P. (1984) The invented reality, New York: W.W.Norton and Co
von Foerster, Heinz (1991) Through the eyes of the other, in Research and Reflexivity, London: F. Steier, sage Publication [Trad. it.: (1996) Attraverso gli occhi dell'altro, Guerini e Associati, Milano].
Watzlawick, P. (1984) The invented reality, New York: W.W.Norton and Co. [Trad. It.: La realtà inventata (1989), Milano: Feltrinelli].
Weick, K. E. (1977) Enactment Processes in Organizations in B.M. Staw e G.R. Salancick, New Directions in Organizational Behaviour, Chicago: St. Clair Press.
Weick, K. E. (1979) Cognitive Processes in Organizations, in B.M. Staw (ed.), Research in Organizational Behaviour, Greenwich Connecticut: JAI Press.