Secondo Harold Lasswell il linguaggio della politica è il linguaggio del potere, il linguaggio della decisione. Fare politica in questo senso “è un esercizio di persuasione, è una negoziazione verbale, un’interazione di natura contrattuale dove può determinarsi cooperazione oppure competizione” (Lasswell 1979).
Allo stesso modo Edelman sottolinea che il linguaggio si definisce “politico” non perché usato dai politici, ma poiché è il linguaggio attraverso cui si esprime una relazione di potere. “La politica imprime al linguaggio delle caratteristiche specifiche che lo qualificano per l’appunto come politico” (Edelman 1976) .
In comunicazione politica interrogarsi sul linguaggio politico vuol dire interrogarsi sulla natura dei rapporti tra i tre attori della politica – politici, media e cittadini – impegnati nello scambio delle risorse simboliche del linguaggio. Spesso, linguaggio politico viene usato intercambiabilmente con discorso politico, con messaggio politico o con comunicazione politica tout court. Il linguaggio politico è più semplicemente una categoria della comunicazione politica, in quanto rappresenta e definisce una dimensione autonoma, con propri fondamenti teorici, del più ampio fenomeno della comunicazione politica.
La Comunciazione Politica e il Linguaggio Politico nel Governo Monti
Nella sua opera più importante, Gli usi simbolici delle politica (1976), Edelman individua e propone quattro tipologie di stili di linguaggio politico che strutturano il processo politico. Essi sono:
Il linguaggio esortativo si indirizza a un determinato tipo di pubblico, in maniera diretta, al fine di ottenere l’appoggio politico, ad esempio nelle campagne elettorali, nelle udienze e nei dibattiti parlamentari.
Costitutive del linguaggio politico sono la drammatizzazione e l’emotività, due registri cruciali per conquistare l’attenzione e il consenso del pubblico. Il contenuto di questo linguaggio è ambiguo e mutevole mentre la forma si basa essenzialmente su premesse, deduzioni e conclusioni, alcune formulate esplicitamente, altre no.
Esempio di linguaggio esortativo
Il linguaggio giuridico è quello con cui vengono stilate le costituzioni, le norme, i contratti ed è usato nella comunicazione politica soprattutto in quella di tipo istituzionale. La sua sintassi consiste in definizioni ed imperativi. Gli obiettivi del discorso politico di natura giuridica sono analoghi a quelli del linguaggio esortativo: l’omologazione del pubblico all’ideologia e alle scelte delle élite che controllano il potere. Nonostante l’apparente rigidità di questo linguaggio esso è altamente flessibile in quanto le interpretazioni variano con il mutare dei giudici, del contesto e degli interessi in gioco.
Come in quello giuridico, il tratto distintivo del linguaggio amministrativo è costituito dall’autorevolezza e dalla precisione delle definizioni. Esso si distingue da quello giuridico per la composizione dei destinatari. Il linguaggio amministrativo si rivolge a coloro che devono obbedire in modo diretto e immediato alle direttive dei funzionari dello Stato. Lo stile amministrativo esprime un senso di autorità e di influenza di un gruppo ristretto e può agire con finalità arbitrarie.
Il linguaggio della contrattazione è legato alla dimensione negoziale in riferimento all’espressione degli interessi. Come quello esortativo, questo linguaggio cerca il sostegno delle parti in causa ma i due stili si distinguono in modo radicale. Chi contratta propone un accordo, non formula un appello e cerca di evitare una reazione del pubblico. La contrattazione di solito non è di dominio pubblico, per cui l’elemento formale portatore di significato per il pubblico è il contesto, e le parti coinvolte nella contrattazione
Esempio di linguaggio della contrattazione
Le funzioni che il linguaggio politico svolge nel modellare e catalizzare la percezione e il comportamento sociale sono:
La funzione rituale è atta a produrre conformismo politico. Per rituale si intende un’attività regolata di natura simbolica che concentra l’attenzione dei suoi partecipanti su oggetti cognitivi ed affettivi che essi ritengono particolarmente significativi. Il rituale politico è il mezzo più efficace per creare miti politici, sui quali si impernia ogni discorso politico. Forme di rituale politico sono i discorsi di insediamento del presidente della Repubblica, o le formule altamente regolate con procedure precise e rigide.
Esempio di funzione rituale
La funzione persuasiva è svolta principalmente dalla retorica. Quest’ultima riguarda l’enunciazione di argomenti probabili al fine di persuadere l’uditorio ad accettare una determinata asserzione. La retorica può legittimare, orientare, risolvere i conflitti politici e attuare le politiche. Tuttavia la retorica può degenerare e può comportare la semplificazione di modelli ideologici complessi al fine di offrirli al grosso pubblico, sia per ragioni elettorali, sia per ragioni di mobilitazione politica.
Esempi di funzione persuasiva
La funzione evocativa o simbolica è di tipo metalinguistico e ha una valenza connotativa. Si può pertanto parlare di uso figurato dei segni linguistici e non linguistici. Tra i simboli politici linguistici abbiamo la denominazione assunta da un partito, oppure il nome di un territorio. Tra i segni non linguistici possiamo trovare bandiere, emblemi o monumenti. Merriam per quanto riguarda la funzione evocativa sottolinea l’importanza delle parate, delle commemorazioni, della musica e delle canzoni, delle comizi e dei cerimoniali.
Nella sua funzione retorica e simbolica il linguaggio esercita una funzione di legittimazione delle strategie politiche. Secondo Edelman, un gruppo tramite il linguaggio non solo può conseguire un risultato immediato, ma può anche conquistare il consenso [...] è il discorso, insieme alla risposta che provoca, lo strumento di misurazione del potere politico e non la quantità di forza esercitata. Il linguaggio politico può dunque placare o ridurre il dissenso e produrre la legittimazione del policy making.
Esistono dunque diverse tipologie di stili e funzioni del linguaggio politico che, da un punto di vista metodologico, possono essere analizzate e ricostruite in diverse fasi e piani di ricerca. Essi sono:
L’analisi semantica costituisce il primo gradino della ricerca, in cui, attraverso l’uso dei dizionari e di vocabolari, si risale all’etimologia della parola, se ne ricostruisce la storia, ripercorrendo le dislocazioni lessicali nei vari campi semantici in cui si esprime l’uso di un termine, in senso diacronico e sincronico, estensionale e intensionale.
L’analisi linguistica privilegia le caratteristiche e le funzioni sintattiche e semantiche del sistema lingua. Rientrano in questo tipo di analisi le varie declinazioni nazionali e locali del linguaggio politico, nonché alcuni schieramenti politici, quella che comunemente viene chiamata “lingua dei politici”, diversa dalla lingua “lingua della politica” che è tecnico-scientifica.
L’analisi concettuale contempla anche l’analisi lingustica ma non si esaurisce con essa in quanto è intrecciata con l’analisi fattuale. A partire da queste premesse Bobbio suddivide l’analisi concettuale in tre diversi momenti:
L’analisi descrittiva del linguaggio politico coincide con l’analisi del contenuto, una tecnica che si concentra e cerca di trarre inferenze attraverso l’identificazione oggettiva e sistematica di specifiche caratteristiche dei messaggi. Questo tipo di analisi tratta i materiali verbali come semplici veicoli di informazione, Gli aspetti fondamentali dell’analisi del contenuto sono la qualità dei documenti utilizzati, la validità e l’attendibilità del procedimento di codifica.
Il discorso politico è un insieme di enunciati che può essere esaminato e compreso solo nel suo complesso, in ragione delle relazioni che lo determinano e della situazione in cui viene espresso. Esistono due procedimenti nell’analisi del discorso:
2. Il paradigma della necessità della comunicazione
3. Il modello pubblicistico ed il modello mediatico della comunica...
4. La mediatizzazione della politica
5. Attori e Flussi della comunicazione politica
6. Media e Istituzioni: Quarto e Quinto Potere
7. Quadro teorico: le teorie dei media onnipotenti
8. Quadro teorico: le teorie degli effetti limitati
9. Quadro teorico: le teorie dei media potenti
10. Il concetto di opinione pubblica: la questione definitoria
11. I processi di formazione dell'opinione pubblica: two step flow ...
12. Approfondimento: Teoria della Spirale del Silenzio
13. Approfondimento: La Teoria della Agenda Setting
14. La campagna elettorale: professionalizzazione e marketing
15. La campagna elettorale: attori e strategie
16. La Campagna Permanente: Presidenza Retorica e Going Public
17. Approfondimento: la War Room dei Consulenti Politici
18. Riti e simboli