Il costituente attribuisce alla Corte Suprema il potere giudiziario ponendola al vertice dell’ordinamento giudiziario ma rimanda al legislatore ordinario la determinazione della sua composizione.
Così, in oltre duecento anni, essa è stata composta da un minimo di cinque ad un massimo di dieci giudici.
Oggi la Corte è composta da nove giudici in base a quanto stabilito dal Congresso, infatti, pur non esistendo limiti insuperabili formalmente, ogni tentativo di modificarne la composizione incontrerebbe forti resistenze e verrebbe percepito come indebita interferenza dell’organo legislativo sulla Corte stessa.
Video: La Corte Suprema
Il sigillo della Corte Suprema degli Stati Uniti. Fonte: Wikipedia
La nomina dei giudici spetta al Presidente degli Stati Uniti d’America, ogniqualvolta ci sia una vacanza, con un procedimento che può essere suddiviso in tre fasi:
La nomina è generalmente a vita a meno che il giudice non decida di rassegnare le dimissioni o venga rimosso mediante la procedura di impeachment per “condotta sconveniente” e cioè venga messo sotto accusa e destituito dall’incarico per verdetto di colpevolezza del Senato.
È da notare, però, che così come per la individuazione dei reati presidenziali, anche la definizione di “buona condotta” riferito ai giudici della Corte Suprema è molto vaga.
La Costituzione non richiede alcun requisito formale di età o di cittadinanza e il Presidente non è vincolato nella scelta né a selezionare un magistrato, né un avvocato, né un docente universitario di materie giuridiche, tuttavia, la prassi vuole che il Presidente effettui la sua scelta tra i giudici delle Corti federali o delle Corti Supreme degli Stati.
Inoltre, applicandosi gli stessi criteri richiesti per bilanciare geograficamente il ticket presidenziale, la Corte Suprema è generalmente composta da almeno un giudice in rappresentanza degli Stati agricoli, uno di colore, ed uno di fede ebraica, e dal 1981 anche da un giudice di sesso femminile.
La giurisdizione della Corte si distingue in originaria o esclusiva e d’appello o concorrente.
La Corte ha competenza originaria o esclusiva in quanto, in ottemperanza dell’articolo III, sezione 2 della Costituzione, decide in prima ed ultima istanza in “tutti i casi riguardanti ambasciatori, consoli e rappresentanti stranieri, e quelli in cui sia parte uno Stato”.
Ha competenza d’appello o concorrente, invece, quando decide in qualità di tribunale di secondo, ed a volte, di terzo grado.
Ciò avviene:
L'aula delle udienze della Corte Suprema. Fonte: Lawyers USA Online
Il ricorso delle parti avverso le sentenze di giudici inferiori sussiste per:
a) le decisioni delle corti d’appello federali, se la corte d’appello ha sindacato una legge statale o una legge federale, se hanno sindacato una legge penale o hanno negato l’applicazione di una legge federale
b) le decisioni della Corte Suprema di uno Stato (o dell’ultimo tribunale statale competente) se una parte ha citato una legge federale o un trattato di cui la validità è stata negata dalla corte statale, o se una parte ha contestato la compatibilità di una legge con la costituzione federale, la quale compatibilità è stata affermata dalla corte statale
Il writ of certiorari può essere richiesto quando non sussiste il diritto di ricorso e consiste nell’obbligo del tribunale inferiore di trasmettere tutti i documenti di una causa per la sua eventuale revisione. La richiesta è accolta:
La procedura di certification, invece, può essere avviata solo dai giudici d’appello e solo quando, per un motivo qualsiasi, a giudicare siano due giudici d’appello anziché tre, e questi due non concordino su questioni di diritto.
Si tratta di una procedura per la quale i giudici pongono quesiti tecnici alla Corte Suprema ed in base alla pronuncia della stessa, la Corte d’appello prosegue il processo emanando una sentenza in conformità con le determinazioni della Suprema Corte.
È da notare, infine, che la Corte ha l’obbligo di pronunciarsi in tutti i casi in cui ha giurisdizione originaria mentre è libera di accogliere o meno la richiesta di riesame in quasi tutti i casi in cui ha giurisdizione d’appello.
Nella prassi tutti i giudici partecipano ad ogni causa anche se è sufficiente la presenza di sei giudici affinché la sentenza sia valida.
La redazione della sentenza viene assegnata a ciascun giudice dal Chief Justice, il Presidente della Corte, e le motivazioni sono sottoscritte prima di renderle note.
Il giudice che concorda con la sentenza ma non con le motivazioni può redigere una concurring opinion e quelli che non condividono né il dispositivo né la motivazione possono presentare una o più dissenting opinions.
Tutte le motivazioni sono sottoscritte e rese pubbliche.
Le sentenze della Corte hanno doppia efficacia: risolvono la causa e vincolano tutti i tribunali federali e statali in base al principio dello stare decisis.
Esistono due procedure per annullare gli effetti vincolanti delle sentenze della Corte sulle future sentenze dei tribunali inferiori:
Ciò non esclude il fatto che anche la stessa Corte può cambiare d’avviso ed annullare implicitamente o esplicitamente l’effetto normativo di una sentenza anteriore e l’efficacia vincolante della sentenza come precedente.
Oltre alle competenze attribuite dalla Costituzione, la Corte Suprema svolge un’ulteriore rilevante funzione, il judicial review, in base alla quale la Corte arriva a cumulare in sé le funzioni che sono della Corte Costituzionale e della Corte Suprema di Cassazione nel sistema italiano.
Il judicial review ovvero del sindacato di costituzionalità delle leggi, è una competenza che la Corte si è auto attribuita nel 1803 con la sentenza Marbury v. Madison (5 U.S. 137, 1803) ed ha poi confermato nel 1819 in McCulloch v. Maryland.
Rispetto al sistema vigente in Italia, tuttavia la declaratoria di incostituzionalità può essere pronunciata da ciascun giudice (giurisdizione diffusa) e non ha efficacia erga omnes ma si applica solo alla controversia specifica sottoposta all’esame della Corte.
Inoltre, tale funzione non è esercitata solo avverso leggi statali e federali ma anche sugli atti di natura regolamentare, ovvero avverso qualsiasi atto emanato da una pubblica autorità qualora ne venga affermato il contrasto con la Costituzione.
Video: Judicial Review
Il potere giudiziario. Fonte: Law.louisville.edu
Grazie al sindacato di costituzionalità delle leggi la Corte è diventata l’interprete autentica della Costituzione formale adeguandola, attraverso una giurisprudenza evolutiva ed a volte anche creatrice, alla costituzione materiale, consentendo pertanto, che un testo redatto più di due secoli or sono assuma nel tempo contenuto normativo conforme alla evoluzione della società statunitense.
È da notare, però, che nell’esercizio di questa funzione la Corte ha esercitato una prudente auto limitazione (self restraint):
Video: Marbury v. Madison
1. La Costituzione degli Stati Uniti d'America
2. Particolarità del Costituzionalismo Statunitense
3. Il Costituzionalismo di Germania e Francia
4. Dal Compact all'Autodeterminazione
5. Dal Congresso Continentale alla Dichiarazione d'Indipendenza
6. Gli Articoli di Confederazione e la Costituzione a Confronto
7. La forma di stato: peculiarità del decentramento statunitense
8. Governo federale e governi statali: le competenze
11. Il federalismo cooperativo
12. L'evoluzione del Federalismo: competenze ripartite e concorrent...
13. Ulteriori limiti alla sovranità degli Stati
14. La forma di Governo: il sistema Presidenziale
15. Gli Ausiliari del Presidente
16. Formazione dell'Esecutivo: le Primarie
17. Formazione dell'Esecutivo: dalla Convention al Giuramento
18. L'Esecutivo Federale: i Poteri Enumerati
19. I Poteri del Presidente: i Poteri Impliciti
21. La First Family
22. Il Legislativo Federale: il Congresso degli Stati Uniti
23. Il Legislativo Federale: la Camera dei Rappresentanti e il Sena...
24. L'Iter Legis
25. Il Sistema Giudiziario Statunitense
26. Il Giudiziario Federale: la Corte Suprema degli Stati Uniti
27. La Bill of Rights e il Federalismo
28. La Bill of Rights: i Dieci Emendamenti
Maria Elisabetta de Franciscis, La giurisprudenza della Corte Suprema degli Stati Uniti in materia di pena di morte. (Note a margine di due recenti sentenze) in, "Rassegna Parlamentare", Anno XLV, Gennaio-Marzo 2003, n.1, pp. 167-184.
Maria Elisabetta de Franciscis, In margine alle sentenze sul caso dei detenuti di Guantanàmo: la ragion di Stato e le garanzie processuali negli U.S.A., in, “Rassegna Parlamentare” Anno XLVII, n. 2, 2005, pp. 427-450.
Cohens v. Virginia (19 U.S. 264, 1821)