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Riccardo Florio » 16.Architettura antica e interpretazioni contemporanee. Il caso di Paestum I


Il caso di Paestum

L’analisi del caso di Paestum, muove i suoi passi a partire dalla riscoperta settecentesca dei templi pestani, occasione per un’attenta rilettura dell’architettura classica. Nell’ambito del grande fermento artistico e filosofico proprio del Settecento e di gran parte dell’Ottocento tale riconsiderazione innesca una poderosa manìa rappresentativa che, spesso noncurante dell’esigenza di fornire elementi oggettivi afferenti alle caratteristiche dimensionali dei manufatti, ha preferito la dimensione vedutistica, paesaggistica, sentimentale e classificatoria, e che, pur sulla falsariga illuminista nel promuovere l’essenzialismo e la primitività naturale del dorico, esalta l’antico come emozione sentimentale romantica e l’ordine come indicazione pragmatica.

I capitelli del tempio di Nettuno a Paestum

I capitelli del tempio di Nettuno a Paestum


Antonio Joli e Thomas Major

Le vedute di Antonio Joli si contraddistinguono per l’impostazione verista e razionalistica riscontrabile, essendo frutto, tra l’altro, di un vero e proprio rilevamento diretto, condotto con l’intento di asserire la straordinarietà del ritrovamento conseguito.
Al contrario, Thomas Major esegue le rappresentazioni del The Ruins of Paestum senza aver mai visitato effettivamente le rovine pestane, organizzandole, tra l’altro, secondo lo schema della Storia di Winckelmann. Ciò nonostante il confronto critico delle fonti e la formulazione di ipotesi ricostruttive ne fanno un’opera particolarmente significativa.

Major T., A North View of the city of Paestum taken from under the gate, 1768

Major T., A North View of the city of Paestum taken from under the gate, 1768

Joli A., Veduta dei templi, 1759

Joli A., Veduta dei templi, 1759


The Ruins of Paestum di Thomas Major

Major T., Tavole analitiche dal The Ruins of Paestum, 1768

Major T., Tavole analitiche dal The Ruins of Paestum, 1768


Giambattista Piranesi

L’esaltazione della “nobile semplicità ” e della “quieta grandezza” perpetrata dal Winckelmann nella celebrazione del dorico di Paestum si può rileggere anche nel maturo riavvicinamento alla Grecia da parte di Giambattista Piranesi.
Nell’ultima fase della sua attività di architetto “visionario”, con l’opera Différentes vues de quelques restes de trois grands édifices…..1777, Piranesi conduce un’efficace indagine critica attraverso ventuno vedute dei templi pestani, tese a dimostare il ruolo determinante dell’estro in architettura, sin dalle sue origini. Tali rappresentazioni sono illustrative di una puntuale e lucida analisi degli edifici pestani, non inficiata dai toni emozionali, se non preromantici, delle raffigurazioni.

Piranesi G., Différentes vues…, Frontespizio, 1777

Piranesi G., Différentes vues..., Frontespizio, 1777

Fonte: Piranesi G., Différentes vues, Tav. V, 1777

Fonte: Piranesi G., Différentes vues, Tav. V, 1777


Giambattista Piranesi

Piranesi G., Disegni preparatori per Différentes vues…, 1777

Piranesi G., Disegni preparatori per Différentes vues..., 1777


John Robert Cozens e William Turner

Il secondo viaggio che John Robert Cozens compì in Italia fu probabilmente l’occasione per la realizzazione dei suoi disegni dei templi pestani, raggruppati in sette sketch books di riferimento per rielaborazioni dipinte o acquerellate.
Alcuni di essi, nella stesura finale, rappresentano i tre templi completamente immersi in un cielo minaccioso, che lascia in balìa degli effetti chiaroscurali la definizione delle masse plumbee al pari di quelle architettoniche: i toni romantici anticipati da Piranesi qui irrompono senza esitazioni, ed anticipano nei valori chiaroscurali e negli scenari minacciosi la drammaticità rappresentativa di William Turner.
Proprio nell’opera di Turner, nelle sue vedute ormai pienamente romantiche, infatti, il pathos di simili contrasti si accentua sino a divenire mera contrapposizione tra blocchi di luce ed ombra.

Cozens J. R. , I due templi a Paestum, 1782

Cozens J. R. , I due templi a Paestum, 1782

Turner W., Il tempio di Paestum nella tempesta, 1825 ca

Turner W., Il tempio di Paestum nella tempesta, 1825 ca


Il pre-romanticismo di Cozens

Cozens J. R., I tre templi di Paestum, 1782

Cozens J. R., I tre templi di Paestum, 1782


Costantin Hansen

Nell’opera di Costantin Hansen, se pure rimane un accento residuale romantico nell’interno del Tempio di Nettuno, in cui la figua del pastorello denuncia lo stato di incuria e il solitario abbandono in cui sono lasciati i templi, nel poderoso interno del Tempio di Cerere “L’estrema precisione… La chiara luce meridionale ci riporta ai valori luministici del grande paesismo danese del primo Ottocento…“.
Anna Ottani Cavina

Hansen C., Il tempio di Nettuno, 1839

Hansen C., Il tempio di Nettuno, 1839

Hansen C., Il tempio di Cecere, 1838

Hansen C., Il tempio di Cecere, 1838


Eugène Viollet-le-Duc

Il viaggio compiuto da Eugène Viollet-le-Duc in Italia è spunto per la verifica di determinate posizioni culturali personali, quale il convincimento dell’importanza dell’indagine e dell’operazione di ricostruzione del manufatto per restituirne l’intrinseca realtà ed unità.

Nel suo acquerello dell’Interno del Tempio di Nettuno “il suo occhio architettonico esalta… la maestosa evidenza delle strutture, liberando l’interno del tempio… dalle scorie di un repertorio aneddotico e pittoresco“.
Joselita Raspi Serra

Viollet-le-Duc E., Interno del tempio di Nettuno, 1836

Viollet-le-Duc E., Interno del tempio di Nettuno, 1836


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